PSICHIATRIA E RAZZISMI
Storie e documenti
di Luigi Benevelli

«Pazzi malati» e «pazzi anomali» secondo Sante De Sanctis- I

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1 maggio, 2016 - 09:38
di Luigi Benevelli

 

Angelo Celli e Augusto Tamburini  diressero agli inizi del XX secolo il Trattato di medicina sociale edito da Vallardi: Celli curò la sezione dedicata alla Sanità fisica e Tamburini alla Sanità psichica.
A loro volta le sezioni si suddividevano  in monografie[1], fra le quali Patologia e profilassi mentale affidata a Sante De Sanctis (1862-1935) che la redasse nel 1910. Egli fu  fra i protagonisti della scena psicologica e psichiatrica italiane del suo tempo, cattedratico prima di “Psicologia sperimentale” e dal 1930 di “Clinica delle malattie nervose e mentali”all’Università di Roma. Curò la voce “Psichiatria” della Sezione Medica dell’Enciclopedia italiana di Giovanni Gentile  uscita in 36 volumi tra il 1925 e il 1937.
 
Le citazioni che seguono sono tratte  dal suo Patologia e profilassi mentale.

pp. 3 e 4-  Tutta la scienza moderna consiglia a pensare le malattie non già come processi che sorgano o si esauriscano in un punto dell’organismo, ma come processi che invadano tutta quanta l’economia, disturbando organi e funzioni, rapporti tra funzioni e funzioni, e creando nuove correlazioni funzionali. […]
Si può ritenere, in via generale, che in ogni caso di disturbo psichico o di psicosi funzionale esiste una alterazione “materiale” per quanto indimostrabile, topografizzata nei cosiddetti centri e connessioni psichiche del cervello. (corsivo dell’Autore) […]
Al giorno d’oggi non si può assolutamente credere che centro psichico voglia dire un punto della corteccia determinato, e molto meno si può ammettere che vi siano tanti centri o foci corticali quante sono le funzioni psichiche che noi siamo soliti a distinguere nell’analisi psicologica strutturale.
p. 26-  I pazzi si debbono distinguere in due categorie distinte; i malati e gli anomali.
Naturalmente queste sono le categorie estreme; c’è poi la categoria intermedia dei malati-anomali che è la più numerosa. Nei pazzi malati predomina il fattore etiologico esogeno, negli anomali l’endogeno. In questi mancano o scarseggiano le manifestazioni cerebrali stabili e visibili al microscopio della pazzia, mentre nei primi vi abbondano. […]
Nei pazzi anomali […] il disturbo psichico è allo stato di purezza. L’anomalia è originaria e messa soltanto in evidenza lungo l’età evolutiva, ovvero sviluppa nella vita adulta; ma ha quasi sempre le radici nella costituzione dell’individuo o nella degradazione della sua stirpe.
p. 79 e 80- L’antropologia psichiatrica è quella parte della psichiatria  contemporanea che si propone di indagare e valutare le atipie morfologiche dei pazzi in rapporto alla loro predisposizione alla pazzia. Si è largamente abusato dell’antropologia quando si confusero i segni esterni di atipia colla degenerazione somatica  e quando si confusero i segni esterni di atipia  con le cosiddette stigmate degenerative. Oggi la critica antropologico-patologica ha fatto giustizia di tanti errori e di tante dannose esagerazioni. Innanzi tutto: ogni pazzo appartiene a un gruppo etnico; quindi è ben naturale che in lui non manchino i caratteri antropologici del gruppo. […] In nessun caso l’alienista potrà gabellarli per stigme di degenerazione.
In secondo luogo è ben naturale che fra i pazzi si trovino, come fra i normali, dei tipi estetici o almeno euritmici, e dei tipi antiestetici. […] ma non si potrà mai ammettere che le deviazioni dai canoni della bellezza abbiano valore di segni degenerativi. […]
Certo è che nei pazzi-anomali abbondano i segni di atipia esteriori in confronto coi pazzi malati e colle persone sane e normali […] specialmente nel gruppo degli epilettici che costituiscono il gruppo di passaggio fra i malati e gli anomali;  […] nei pazzi anomali l’accumulo di segni di atipia  […] assume carattere di specificità […].
Qui il De Sanctis enuncia la seguente legge:
Le atipie morfologiche che presenta un soggetto tanto più hanno valore di stigmate di degenerazione somatica, di quanto sono più antiche rispetto alla storia dello sviluppo individuale. (corsivo dell’Autore)
p. 83- Il pazzo-anomalo è un predestinato; e la sua predisposizione alla pazzia ha radice nella stirpe […] vi sono gradi diversi di gravame ereditario: si va da una predisposizione vaga, indifferenziata, a una quasi fatalità; dall’eredità diatesica all’eredità psicopatica. […] le stigme psico-ereditarie consistono in anomalie costituzionali, immutabili, a carico specialmente del carattere, quali noi vediamo in quello che si chiama carattere degenerativo. […]
I pazzi- anomali infine si lasciano riconoscere anche per la loro vita anteatta. La loro biografia attesta l’anomalia. La prima e seconda infanzia, la fanciullezza e l’adolescenza, la vita sessuale, la condotta morale e in generale il contegno e l’attività sia in famiglia che alla scuola, sia nel lavoro che nelle relazioni sociali, offrono sempre un ricco materiale pel giudizio psicopatologico.
 

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