GALASSIA FREUD
Materiali sulla psicoanalisi apparsi sui media
di Luca Ribolini

Maggio 2016 I - Ricorrenze

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14 maggio, 2016 - 08:28
di Luca Ribolini

IL LIBERO ARBITRIO DI FREUD di Giuliano Castigliego, giulianocastigliego.nova100.ilsole24ore.com, 5 maggio 2016
Dopo il tramonto di una meteora rimane un barlume di luce che continua a rischiarare per un pezzo l’oscurità del cielo.” Così scrive Freud a Fliess in una lettera del 3 gennaio 1899 e prosegue “Nel chiarore, poi, sono riuscito d’improvviso a scorgere alcune cose”. A 160 anni dalla sua nascita, avvenuta il 6 maggio 1856, dopo che la sua straordinaria meteora è, più volte, tramontata possiamo ancora scorgere qualcosa nel barlume della luce di Freud? Non il fulgore dei suoi saggi e quello più o meno reale dei tanti che nel suo nome sono stati scritti. Al di là del clamore dei mille panegirici, lamenti funebri e dileggi che sono stati fatti di lui e della sua opera cosa possiamo vedere in controluce grazie a lui nella nostra epoca digitale, anni luce distante dalla sua, apparentemente così ordinata ma in realtà rivoluzionaria almeno quanto la nostra? Me lo domandavo leggendo lo studio pubblicato pochi giorni fa su Psicological Science in cui viene scientificamente documentato il legittimo sospetto che il libero arbitrio sia un mero trucco con cui il nostro cervello ci/si inganna. Ne scrive molto bene uno dei due autori (A. Bear e P. Bloom) su Scientific American
In sintesi gli autori hanno chiesto ai partecipanti allo studio di scegliere quale dei cinque cerchi che apparivano sullo schermo di un computer diventasse rosso, processo che avveniva in modo assolutamente casuale. Se il “viraggio rosso” del cerchio avveniva in modo così veloce che i partecipanti non erano stati in grado di operare la loro scelta avevano la possibilità di indicare di essere andati fuori tempo massimo. Ora, se davvero i partecipanti avessero scelto il cerchio divenuto rosso nei tempi corretti di scelta avrebbero dovuto riferire una percentuale di successo di circa il 20% (una volta su cinque, secondo la probabilità statistica). I partecipanti hanno invece indicato percentuali di successo significativamente maggiori, superiori addirittura al 30% quando il cerchio diventava rosso in tempi molto brevi. La modalità di risposta dei partecipanti rivela dunque un’illusione “postdittiva”: la loro mente ha inconsciamente operato uno scambio nell’ordine degli eventi creando l’illusione che la scelta abbia preceduto il viraggio rosso mentre invece ne è stata influenzata.
This pattern of responding suggests that participants’ minds had sometimes swapped the order of events in conscious awareness, creating an illusion that a choice had preceded the color change when, in fact, it was biased by it.
Rimane naturalmente da approfondire se tale meccanismo scatti solo per scelte magari di poco conto, caratterizzate da tempi di reazione molto ristretti o se non costituisca addirittura una modalità generale di funzionamento del nostro cervello e quale ne sia l’utilità.
 
Segue qui:
http://giulianocastigliego.nova100.ilsole24ore.com/2016/05/05/il-libero-arbitrio-di-freud/
 
UN DISCORSO NATALIZIO: 160 ANNI DI FREUD
di Antonello Sciaccitano, psychiatryonline.it, 7 maggio 2016
 
Freud nostro contemporaneo? Si può dirlo a 160 anni dalla nascita? Sì e no, ma forse più sì che no. Non si può dire che sia contemporanea la sua metapsicologia. L’ostinata ricerca di cause per ogni fenomeno psichico, la platonica prescrizione di “salvare i fenomeni” cercando le loro cause, non è più di moda oggi. La scienza moderna pensa per modelli non necessariamente deterministici. Le cause, se esistono, possono produrre effetti diversi: lo stesso dado ne produce ben sei distinti quante sono le sue facce. Oggi Dio, se non è ancora morto, gioca a dadi come prima, solo che prima non si sapeva. Le cause pulsionali, poi, che producono effetti soggettivi di sesso e/o di distruzione, ricordano le antiche virtutes, o potenze. “Perché l’oppio fa dormire?”. “Perché ha lavirtus dormitiva”. Questa era la prova d’esame del medico, raccontata da Molière nel suo Malato immaginario in epoca barocca; questa è ancora oggi l’impostazione medica, che ragiona in termini di agenti morbosi e di eziopatogenesi, anche se meno “virtuosa”.
 
Segue qui:
http://www.psychiatryonline.it/node/6230
 
160 DALLA NASCITA DI FREUD: FAUSTO PETRELLA
di Fausto Petrella, psychiatryonline.it, 7 maggio 2016
 
Da parecchi anni ogni ricorrenza freudiana induce a riflettere sulla presenza e il ruolo dell’opera del fondatore nell’attuale e straordinariamente variegato “stato dell’arte” della psicoanalisi odierna. Le indicazioni metodologiche e concettuali di  Freud, le sue scoperte, le eccezionali capacità argomentative, la costante attitudine alla ricerca e la capacità di autosuperamento teorico senza rinnegare il senso dei passi compiuti lungo un percorso conoscitivo che è al tempo stesso di personale maturazione: ecco quelle che indicherei in breve come le qualità freudiane esemplari con le quali si deve ancora oggi necessariamente fare i conti.
Se la psicoanalisi fosse una scienza normalmente “dura”, non avrebbe alcun senso il riferimento a un’opera scientifica che di è sviluppata per una quarantina d’anni e che è cessata circa ottant’anni fa.  Ci si attenderebbe infatti che essa fosse totalmente superata e rinnovata nel giro di pochi anni. Mentre, almeno a mio parere e di molti psicoanalisti, il pensiero di Freud, i suoi modi teorici, la struttura del suo pensiero e i modelli via via da lui proposti sono lontani dall’essere conclusi e dall’aver esaurito la loro forza propulsiva.
Segue qui:
http://www.psychiatryonline.it/node/6231
 
160 ANNI DALLA NASCITA DI FREUD: GABRIELLA MARIOTTI
di Gabriella Mariotti, psychiatryonline.it, 7 maggio 2016
 
Come afferma Petrella, la psicoanalisi è di per sé in divenire. Né può essere altrimenti, dal momento che le aperture, i ripensamenti, gli inviti espliciti di Freud stesso agli psicoanalisti “dopo di lui” sono un lascito chiaro e stimolante a non irrigidirsi, a non arroccarsi nella difesa suicida di un apparato assunto acriticamente e senza la passione necessaria a farlo evolvere. Tuttavia, vi sono questioni che non possono essere messe in discussione: una di queste, a mio parere forse la più importante, è espressa nel concetto che la nevrosi “non si combatte in absentia o in effigie”.  In questa frase di Freud, o meglio in questa raccomandazione, c’è in nuce tutto il senso dell’intensità della relazione analitica, della potenza delle passioni e dei sentimenti che si manifestano grazie ad essa.
Segue qui:
http://www.psychiatryonline.it/node/6232
 
SIGMUND FREUD, L’INVENTORE DELLA PSICOANALISI. Il padre della psicoanalisi nacque nel 1856, il doodle di oggi lo celebra a suo modo
di Redazione, wired.it, 6 maggio 2016
 
Anniversario a cifra tonda per il padre della psicoanalisi: i 160 anni dalla nascita di Sigmund Freud cadono oggi e a ricordarcelo è un doodle molto più criptico del solito. Niente lettino dell’analista, ma un iceberg la cui profondità della base richiama bene alla mente l’inconscio, quello che non si vede e che pure condiziona l’apice del nostro essere.
Il fascino della figura del neurologo e psichiatra austriaco non sembra diminuire nel tempo: nato a Freiberg nel 1856, e laureatosi in medicina nel 1881, si formò grazie all’influenza di Charcot eBreuer per poi distaccarsene, grazie alla maturazione di una diversa visione della sofferenza nevrotica e degli accadimenti psicologici che la fondano. Ancora oggi, l’attualità del metodo, delle teorie e delle tecniche che Freud seppe fondare resta unica e seminale, oltre a essere diventata un patrimonio culturale trasversale e ormai noto ai più, a tratti quasi pop, nel senso alto del termine.
Davvero difficile riassumere la totalità dei suoi contributi, ma le idee sui concetti di difesa e rimozione che operavano nei pazienti, il metodo delle libere associazioni, l’incidenza delle relazioni che legano genitori e figli e lo stesso concetto di transfert che opera tra medico e assistito sono alcuni dei cardini di un pensiero che rivoluzionò l’approccio al trattamento psichico del soggetto, all’interno di una più generale fondazione della realtà psichica. Freud fu anche il padre stesso del movimento psicoanalitico, il cui primo congresso andò in scena a Salisburgo nel 1908. Morì a Londra nel 1939, dove era emigrato a causa del nazismo. L’ultima dei suoi sei figli, Anna, fu studiosa altrettanto valida, grazie anche a concezioni e contributi teorici originali sulla psicologia e psicopatologia infantile.
 
http://www.wired.it/play/cultura/2016/05/06/160-anni-sigmund-freud/
 
SIGMUND FREUD E LA NASCITA DELLA PSICANALISI. Lui, era nato oggi centosessant’anni fa: e introdusse nuovi modi di pensare e nuovi modi di studiare quello che pensiamo
 
di Redazione, ilpost.it, 6 maggio 2016
Sigmund Freud, il celebre fondatore della psicoanalisi, ancora oggi uno dei rami più importanti della psicologia, era nato il 6 maggio di 160 anni fa a Freiberg, città che all’epoca era parte l’Impero austriaco e che oggi è nella Repubblica Ceca. Nel corso della sua lunga carriera, Freud elaborò la sua teoria filosofica e scientifica secondo cui i processi psichici inconsci influenzano in modo determinante il pensiero, il comportamento e le interazioni tra le persone. Le sue teorie sul legame tra inconscio e strutture fisiche della mente e più in generale dell’organismo hanno trovato parziali conferme, decenni dopo, nella neurologia e nella psichiatria. Freud è quindi considerato uno degli scienziati più importanti vissuti tra l’Ottocento e il Novecento, anche se negli anni i detrattori hanno messo in dubbio le sue teorie, dibattute ancora oggi soprattutto per quanto riguarda l’effettiva efficacia della psicoanalisi nel trattamento dei pazienti.
I primi anni della carriera di Freud
Sigismund Schlomo Freud nacque il 6 maggio del 1856 in una famiglia di origini ebraiche. Il padre, che era un commerciante di lana, si trasferì pochi anni dopo a Vienna, dove Freud proseguì i propri studi, seppure con qualche difficoltà legata all’antisemitismo in città, e nel 1877 decise di abbreviare il proprio nome in Sigmund. Nel marzo del 1881 Freud si laureò in medicina e iniziò a lavorare come ricercatore, occupandosi di neuro-istologia, ma dopo qualche anno abbandonò perché frustrato dai lenti progressi ottenuti nel campo della ricerca e si dedicò alla cura diretta dei pazienti, occupandosi delle persone con problemi neurologici presso l’Ospedale Generale di Vienna. Sperimentò su se stesso la cocaina, ancora poco conosciuta, e si convinse che avesse pochi effetti collaterali, tanto da utilizzarla in alternativa alla morfina. I suoi studi sulla sostanza furono messi in discussione, soprattutto quando si evidenziò il problema della dipendenza da cocaina, più marcata di quella da morfina, a seguito dei quali Freud accantonò i suoi esperimenti.
 
Segue qui:
http://www.ilpost.it/2016/05/06/sigmund-freud-e-la-psicanalisi/
 
SIGMUND FREUD. TRA DOSTOEVSKIJ E SHAKESPEARE, UN CASTIGO “REDENTO”?
di Redazione, il sussidiario.net, 6 maggio 2016
SIGMUND FREUD, TRA DOSTOEVSKIJ E SHAKESPEARE, LA LETTERATURA IN PSICOANALISI
Per il grande Sigmund Freud l’amore per la letteratura è tale a quello per la psicanalisi e per i suoi lavori con i pazienti lungo tutta una vita: secondo il grande neurologo austriaco nella letteratura i vari personaggi utilizzati dai romanzieri più abili erano un ottimo modo per poter vedere all’opera lo scandaglio dell’umana profondità, con temi, famiglia, redenzioni e delitti che si giocano in un’unica grande giostra che è la realtà quotidiana. “Sogno o son desto”? Il sogno e la realtà erano temi tipicamente freudiani eppure nella sua infinita ammirazione per tre autori della storia moderna vi risiede un”eccezione alla regola. Un piccolo libricino riunisce tre saggi dedicati a Dostoevskij, Shakespeare e Ibsen che con i loro personaggi hanno reso perfettamente, secondo Sigmund Freud, la teoria psicoanalitica. In quegli scritti ci sono moltissimi esempi, da Raskolnikov al Mercante di Venezia che sono stati per Freud materiale propizio e rivelatore della psicologia umana del profondo. Memorie o sogni, nevrosi e psicosi, l’eccezione si crea dal fatto che tutto quanto raccontato da questi tre meravigliosi autori può essere tranquillamente utile per comprendere la realtà quotidiana e non ci si può fermare ad un mero “brano inventato”. «La condanna di Dostoevskij come criminale politico era ingiusta, ed egli doveva saperlo: ma accettò dal Piccolo Padre, lo zar, la punizione immeritata in sostituzione della pena che avevamo meritato i suoi peccati contro il padre reale». Una redenzione che cogliere nel profondo gli scritti di Ibsen, Dostoevskij e Shakespeare, anche se per Freud questo passaggio finale fu molto già complesso e forse mai completamente raggiunto, “incastrato” nel suo impianto psicoanalitico.
SIGMUND FREUD, PREMIO NOBEL: NOMINATO 12 VOLTE, NESSUNA VITTORIA
Il padre della psicoanalisi Sigmund Freud e il i meriti della scienza: i bisogno di certificare la sua importanza per la scienza non si può certo misurare, basti vedere cosa i suoi studi sull’essere umano, il suo inconscio e le sue profonde attenzioni alla mente della persona hanno portato oggi. Nessuno si può accostare oggi alla psicologia senza, in maniera anche inconscia ­ mai gioco di parole fu più azzeccato ­ alla figura di Sigmund Freud: eppure il suo rapporto con la scienza chiamiamola così ufficiale dell’epoca non è stato proprio dei migliori. Ebbe incredibilmente 12 “nomination” al Premio Nobel, il riconoscimento più prestigioso in ambito accademico­culturale­scientifico eppure non lo vinse mai, procurandosi sonore sconfitte sul campo professionale. Freud non si abbattè però, dato che per lui il vero riconoscimento della scienza era riuscire ad aiutare i suoi pazienti e scoprire sempre di più in un campo non certo solito per l’inizio Novecento. Le nomine ad un certo punto cessarono perché un “esperto” del’accademia, nominato dal comitato del Nobel, asserì che il lavoro di Sigmund Freud non aveva alcun riscontro scientifico. Beh, di certo questo accademico non era esperto in previsioni.
 
Segue qui:
http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2016/5/6/SIGMUND-FREUD-L-ossessione-del-sogno-e-l-ambiguita-dell-abisso-oggi-6-maggio-2016-/702095
 
SIGMUND FREUD, 15 FATTI CURIOSI SU DI LUI. Il padre della psicanalisi avrebbe spento oggi 160 candeline. Chi era Sigmund Freud, e per che cosa è ricordato, è ormai noto ai più. Ma qui vi raccontiamo alcuni piccoli segreti sulle sue abitudini, fobie, amicizie e su quel famoso divano
di Redazione, focus.it, 6 maggio 2016
 
Chi era Sigmund Freud. Sigismund Schlomo Freud, conosciuto comeSigmund Freud, nacque il 6 maggio 1856 a Freiberg (Příbor), nell’odierna Repubblica Ceca (al tempo chiamata Moravia). Medico e fondatore della Psicanalisi, identificò nell’inconscio la sede degli istinti e dei desideri, e nei conflitti irrisolti la causa di isterie e nevrosi. Rovesciando una tradizione millenaria che vedeva nella psiche una materia impenetrabile alla ragione, ne fece il punto di vista da cui partire per l’analisi del paziente. Ancora oggi è oggetto di studi, ma in vita il suo lavoro non venne particolarmente apprezzato e le sue teorie guardate con sospetto.
 
Segue qui:
http://www.focus.it/comportamento/psicologia/sigmund-freud-curiosita

 

INNO EUROPEISTA. I paesi e i capitani che guidano la riscossa populista e assenteista. Sarà la nostalgia a salvarci?

di Umberto Silva, ilfoglio.it, 4 maggio 2016
 
Salvare l’Europa? Nemmeno per sogno, strilla un mucchio di gente, piuttosto salvarsi dall’Europa. Ecco allora tutta questa grande voglia di sfasciare l’Europa, come se dal ritorno a stati chiusi in se stessi e ulteriormente rinchiusi da muri e fili spinati e cani feroci e grumi di ostilità grondanti dai fieri cipigli dei poliziotti potesse nascere qualcosa di bello e di sano, di santo, di vero, di luminoso, di fiorito, di integro, di splendente, di chissà che, una magia che tutt’a un tratto con un colpo di bacchetta rimette a posto i conti, rigenera gli abitanti, ridà voglia di vivere, caccia i ladri e i briganti. Figurarsi! Dalle chiusure nascono solo le sepolture, si pensa di stringersi l’un con l’altro in realtà ci si soffoca, il calore umano diventa bestiale, l’autarchia prelude all’autismo e all’eutanasia, quel che non si vuole spartire ti squarcia l’esofago, pensi di averla scampata bella e stai nell’avara fogna fino al collo, nessuna bellezza e gioia per gli avari, nessuna pace e serenità, lo spirito se n’è andato, l’anima tirata a lustro fa orrore come certi stivali pronti a calpestare l’altrui terra. Ci si rinchiude in se stessi per coltivare la propria bestialità e ingrassare finché lo spazio vitale non basta più e si abbattono le mura non per abbracciare i vicini di casa, ma per impossessarsene e farli a pezzi, e l’aria tutt’intorno diventa irrespirabile.
 
Segue qui:
http://www.ilfoglio.it/la-politica-sul-lettino/2016/05/04/europa-boris-johnson-obama-europeisti___1-vr-141518-rubriche_c365.htm
 

ZOJA: “ABBIAMO MIGLIAIA DI AMICI SU FACEBOOK, MA NON CONOSCIAMO I NOSTRI VICINI”. Parla lo psicanalista autore de “La morte del prossimo”, ospite del festival “Generare Futuro” di Lodi: “La globalizzazione ha favorito l’amore per il distante. E chi ne paga il prezzo è l’amore per il prossimo”

di Baratta, linkiesta.it, 6 maggio 2016
 
Postiamo faccine tristi sotto una foto pubblicata su Facebook, ma camminiamo indifferenti davanti ai senzatetto seduti agli angoli delle strade. Abbiamo conoscenti dall’altra parte del mondo con cui chattiamo ossessivamente, ma non sappiamo neanche come si chiama il nostro vicino di casa. È La morte del prossimo, come l’ha chiamata lo psicanalista Luigi Zoja, ospite del festival “Generare Futuro” di Lodi. Per millenni, scrive Zoja, un doppio comandamento ha retto la morale ebraico-cristiana: ama Dio e ama il prossimo tuo come te stesso. Poi Nietzsche ha annunciato che Dio è morto. E poco dopo, nelle nostre società di massa, è avvenuta anche la morte del prossimo.
Zoja, perché il prossimo è morto?
Sia nell’antico che nel nuovo testamento il prossimo è qualcuno che ti sta vicino. Una persona che vedi, senti, che puoi toccare. Ma la società di massa e la tecnologia hanno portato a una dominazione della lontananza. La globalizzazione ha favorito l’amore per il distante. E chi ne paga il prezzo è l’amore per il prossimo. Questo si unisce all’indifferenza per il vicino prodotta dalla società di massa.
Cosa è successo?
Ogni giorno incontriamo tante persone che, seppur vicine a noi fisicamente, ignoriamo. E invece abbiamo legami affettivi con persone lontane. Pensiamo a quando entriamo in ascensore, in metropolitana o in treno. Stiamo vicini, a volte anche sfioriamo, persone che non conosciamo, a cui non rivolgiamo la parola. L’uomo metropolitano si sente circondato da migliaia di estranei. E questo non è nella sua natura.
Perché?
L’uomo primitivo viveva in piccoli gruppi che ogni tanto incontravano altri uomini. Le espressioni facciali possibili erano due: si faceva un grugno davanti a qualcuno che non si conosceva, e un sorriso se invece si incontrava qualcuno di conosciuto. E la vicinanza era qualcosa che si conquistava a piccoli passi. Oggi nelle nostre città in un solo giorno incontriamo migliaia di volti sconosciuti. Il modello naturale non c’è più. Da qui derivano le nostre espressioni di diffidenza. Lo stesso imbarazzo da ascensore è naturale: non siamo fatti per stare in una gabbia con chi non conosciamo.
 
Segue qui:
http://www.linkiesta.it/it/article/2016/05/06/zoja-abbiamo-migliaia-di-amici-su-facebook-ma-non-conosciamo-i-nostri-/30275/

NON CONFONDIAMO LA CICOGNA CON L’UTERO IN AFFITTO

di Luigi Campagner, ilsussidiario.net, 6 maggio 2016
 
La domanda da dove vengono i bambini è il dilemma dell’infanzia, ma non per questo lo si può considerare un dilemma infantile. A maggior ragione non lo si può considerare infantile nel momento in cui il desiderio del figlio da parte di coppie dello stesso sesso sembra stregare l’interesse dei media e mentre il continuo progresso delle tecniche biomediche mette in forse la centralità del rapporto sessuale ai fini procreativi. Tra le diverse e originali Teorie sessuali dei bambini che Freud raccolse in un volume del 1908 nessuna contempla la cicogna. O i cavoli, sotto i quali, secondo il detto popolare, i bambini nascerebbero. Le pur originali e ingegnose ipotesi dei bambini sulla nascita raccolte da Freud hanno sempre a che fare col corpo della madre, per quanto vada osservato che la comprensione della via maestra del rapporto sessuale resterà per il bambino a lungo preclusa. Pare sia andata così anche nella storia dell’umanità, che non ha dovuto attendere a lungo solo per scoprire il fuoco, o per fabbricare i primi rudimentali utensili, ma anche per afferrare il nesso logico tra rapporto sessuale e figlio: su questa sfasatura cronologica che riguarda sia la storia individuale sia la storia dell’umanità riposa la distinzione tra vita sessuale (presente già nel bambino) e vita riproduttiva (propria della vita adulta). Il dibattito appena assopito sull’adozione da parte di coppie delle stesso sesso riporta in auge l’antico quesito sulla nascita dei bambini, e con esso anche la cicogna torna di moda sotto forma di “utero in affitto”. La frase “utero in affitto” è una metonimia, la figura retorica che nomina la parte per indicare il tutto, e ovviamente (ma mai dire mai) rappresenta la donna: quindi non “utero in affitto”, ma “donna in affitto”. La situazione descritta e il linguaggio utilizzato richiamano lo sfruttamento del proletariato che Marx definiva come “chi altro non ha da mettere sul mercato che la propria forza lavoro”, cioè il proprio corpo. In Italia “affittare” una donna a fini procreativi è reato, ma non è così in tutto il mondo e questo spinge gli interessati a migrare; un fenomeno che riguarda sia coppie omo sia coppie etero.

Segue qui:
http://www.ilsussidiario.net/News/Cultura/2016/5/6/LETTURE-Non-confondiamo-la-cicogna-con-l-utero-in-affitto/702041/

L’ANATOMIA È DESTINO? BUON COMPLEANNO FREUD!

di Francesca Bolino, d.blogautore.repubblica.it, 6 maggio 2016
 
Buon compleanno Freud! (6 maggio 1856). Oggi vorrei però ricordare i nomi di donne che hanno contestato, decostruito il suo operato in merito alla femminilità: Simone de Beauvoir, Kate Millet, Germaine Greer, Luce Irigaray, Betty Friedan. Cosa hanno fatto queste pensatrici in quegli anni in cui Freud non solo era all’apice del successo ma le sue teorie venivano osannate in ogni ambito socio-culturale, celebrate come la verità assoluta e soprattutto considerate come il vero elemento di innovazione rispetto alla liberalizzazione dei comportamenti umani? Ecco (in sintesi) le contestazioni:
1. Le teorie di Freud sulla sessualità femminile si fondano solo sui comportamenti del bambino maschio. Solo successivamente (molto dopo) Freud comprende e forse riconosce l’infondatezza di questa convinzione. Quindi rimedia con una “concezione posticcia sul femminile”, che ben si adatta però alla originaria idea di base “primato del fallo”.
2. Le sue teorie sono inficiate dalla visione patriarcale che imperava alla sua epoca. Freud credeva fortemente nella supremazia del maschio in ogni situazione della vita. Infatti comprese e accolse in senso sessuale (desiderio di possedere un pene) la richiesta da parte delle donne di emancipazione dalla posizione di inferiorità che la società imponeva loro. Non ne fece una lettura culturale.
3. Le sue teorie non operavano nessuna distinzione tra realtà e fantasie (parliamo delle fantasie sul pene. Come le aveva riscontrate? E’ giusto generalizzare in questo modo sulle donne?).
4. Determinismo biologico: Freud andava dicendo che l’anatomia è destino. Dunque chi nasce senza pene rimarrà un cittadino di serie B per sempre.
Per fortuna oggi a queste teorie sulla femminilità non è più attribuito il valore scientifico di un tempo. Qualcosa è cambiato…
http://il-volo-della-mente-d.blogautore.repubblica.it/2016/05/06/lanatomia-e-destino-buon-compleanno-freud/

LA FUNZIONE MATERNA. La maternità si fonda sulla «preoccupazione materna primaria» e nasce dal rapporto empatico che una madre ha con il proprio figlio

di Giuseppe Maiolo, ladigetto.it, 7 maggio 2016
Festeggiare la mamma è ormai una consuetudine. Adulti e bambini in questa ricorrenza ne omaggiano il ruolo e i compiti che oggi, per la verità, sono divenuti più impegnativi e gravosi. Se la funzione materna è sempre stata complessa, ora è ancora più difficile sintetizzare un fenomeno profondo come quello dell’essere madre. Sul rapporto madre-figlio, uno dei più studiati, si è scritto tantissimo così che è il rapporto più esaltato e insieme demonizzato. In passato e fino a non molto tempo fa si è pensato che l’essere madre fosse collegato a un destino biologico e fare la madre un fatto istintivo. In altre parole esisteva come una sorta di equazione: donna = madre. Oggi diventare madri fa parte di un progetto, di una scelta che, al pari della paternità, dovrebbe essere autonoma, matura e responsabile. Purtroppo non sempre lo è. I tanti casi di bambini maltrattati e abusati, violentati e trascurati, dimostrano quanto la genitorialità perché non sia carente o addirittura mancante richieda una preparazione specifica. Così alla maternità ci si prepara. Non si improvvisa.
Segue qui:
http://www.ladigetto.it/permalink/53926.html
 
COSA SOGNANO GLI ITALIANI. Partecipare al proprio funerale e ridere di chi segue la bara, il biglietto del cinema che cambia prezzo per gli operai: l’ateneo di Bologna ha raccolto 40 anni di racconti onirici
di Elena Tebano, corriere.it, 9 maggio 2016
La fine dei sogni è il bip di un cicalino. Con quello e una richiesta, «Dimmi cosa ti passava per la mente prima che ti chiamassi», notte dopo notte dal 1967 al 2007 i ricercatori del Laboratorio di psicofisiologia del sonno e del sogno dell’Università di Bologna hanno svegliato i loro volontari. Il risultato è un «archivio dei sogni» che conserva i frutti delle loro menti al cospetto di se stesse, svincolate dalla tirannia della realtà. Oltre 800 i racconti dei sognatori raccolti: in attesa che questo inverno riapra il laboratorio, chiuso da quasi un decennio per lavori di ristrutturazione ritardati da burocrazia e ristrettezze finanziarie, il Corriere della Sera ha potuto gettarvi uno sguardo.
SOGNI ED EMOZIONI DEGLI ANNI OTTANTA
C’è il militante comunista che, nell’anno della morte di Enrico Berlinguer, il 1984, dopo essergli andato a rendere l’ultimo omaggio in piazza San Giovanni a Roma, sogna di partecipare al proprio funerale. «Vedevo cosa succedeva, ero presente, ma gli altri non mi vedevano, e ridevo, ridevo sempre» riferisce l’anonimo volontario agli studiosi dell’Università di Bologna. E descrive il suo stupore di fronte al compagno di partito con cui è «in disaccordo», ma che nel sogno pronuncia parole in suo onore: «Io mi metto a ridere e penso, “no, ma come, non mi ascoltava mai”».
 
Segue qui:
http://www.corriere.it/cronache/16_maggio_09/cosa-sognano-italiani-archivio-dei-sogni-a-bologna-cdecb510-161d-11e6-b246-a80944d1fa5b.shtml
 

(Fonte dei pezzi della rubrica: http://rassegnaflp.wordpress.com

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