PSICHIATRIA E RAZZISMI
Storie e documenti
di Luigi Benevelli

Craniometria e forme del cranio secondo Giuseppe Sergi

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1 novembre, 2016 - 11:57
di Luigi Benevelli

Giuseppe Sergi (Messina, 1841- Roma, 1936), antropologo, fu fra i promotori della psicologia sperimentale “scientifica” italiana, ad orientamento fortemente biologistico, antispiritualistico. Nel 1893 fondò la Società romana di antropologia.

Nella  IV sessione dei lavori dell’ XI Congresso Medico Internazionale di Roma dedicata a “Psichiatria, neuropatologia ed antropologia criminale, chirurgia ed ortopedia” e presieduta da Cesare Lombroso,  il 31 marzo 1894, presentò la relazione Sulla classificazione naturale in antropologia[1] che riprendeva suoi studi  precedenti.  
Sergi centrò la critica su quella craniometria che si limitava alla misurazione delle sole larghezza  e lunghezza del cranio, “una scienza infantile e primitiva”  che non consentiva di determinare la forma ma solo di dire se un cranio era dolicocefalo o brachicefalo o mesocefalo, il che non faceva fare alcun passo in avanti alla classificazione delle razze. Infatti,
"Tutti i popoli della Terra, nessuno escluso, hanno teste delle tre categorie; tutti i popoli, quindi, secondo la craniometria, hanno tre sole forme craniche. Più ancora: in Europa, come in Asia, in Africa ed in America, tutti i popoli hanno teste uguali di forma perché sono brachi, meso e dolicocefali. Sotto questo aspetto si può venire all’estrema conseguenza che, cioè che gli Europei sono uguali agli Americani, agli Asiatici, agli Africani, e così svanisce ogni classificazione".
E aggiungeva:
"Non di rado accade che un antropologo sia interrogato se egli possa conoscere la stirpe a cui appartiene un cranio, quando gli si presenti. Impossibile, risponde subito, bisogna conoscere dove è stato ritrovato e quali altri oggetti l’accompagnavano. La domanda sembra infantile, ma io credo che la risposta sia più infantile, se non dimostra la profonda ignoranza in cui siamo in antropologia".
In considerazione del fatto che il cranio è la più importante parte dello scheletro,
"perché dà i caratteri interni e fissi, costanti  nei tipi persistenti, che sono i più utili per la sistematica antropologica, della quale abbiamo difetto", Sergi proponeva, rifacendosi alla dottrina delle forme di Blumenbach, di abolire le misure e gli indici come criterio di classificazione, perché consentivano di rilevare solo grandezza  e volume per  mettere insieme invece, in analogia a come procedevano biologi e zoologi, caratteri morfologici, di genere, di specie, di varietà. Così ci si sarebbe potuti mettere sulla “via più scientifica e più facile alla soluzione dei problemi umani”.

"La classificazione per forme è classificazione naturale. […] Distinguere le forme  e classificare è unire insieme elementi omogenei. […] Io ho denominato la serie dei caratteri primari comuni  varietà, le sottoserie sottovarietà, e le altre ancora subsubvarietà. In questo modo ho potuto distinguere poche varietà, non più di sedici, nella Russia antica e nel Mediterraneo[…]. La guida per classificare è l’osservare le norme o i contorni del cranio, il cranio nella sua struttura in complesso".
Le varietà da lui individuate da una serie di 3000 osservazioni su forme mediterranee e russe karganiche erano le seguenti:
1.      Ellissoide
2.      Pentagonoide
3.      Ovoide
4.      Romboide
5.      Sferoide
6.      Parallepipededoide
7.      Cuboide
8.      Trapezoide
9.      Sfenoide
10.  Cilindroide
11.  Acomonoide o a incudine
12.  Lofocefalo o a cresta o schiena d’asino
13.  Comatocefalo o a tumulo
14.  Scopeloide o a scoglio
15.  Birsoide o a borsa
16.  Platicefalo o appianato alla volta
 
Il lavoro si poteva dire essere appena all’inizio perché non era stata analizzata ancora nessuna varietà americana o asiatica.
Il  vantaggio era che
"In qualunque luogo si trovi una forma già classificata e denominata, rimarrà sempre identica perché riconoscibile; si fa un’analisi degli elementi etnici che costituiscono un popolo; si trova la affinità o no di un popolo con un altro per mezzo del numero di tali elementi e della quantità proporzionale; si vede la distribuzione geografica delle varietà umane e la loro mescolanza anche dove non si credeva di trovare; si può giungere a risultati generali, ma concreti, sull’origine dei popoli, o di molti  elementi etnici dei popoli; e quando sarà completo lo studio e la classificazione di tutte le varietà umane della terra, si può cominciare ad investigare l’origine loro, se siano specie, o sottospecie, o razze, o altro".
Perché, Sergi afferma: “le varietà esistono indiscutibilmente, assolutamente, come e perché si abbiano e derivino, è un altro problema”.
Nella discussione che seguì, Kurelle e Roncoroni, in ragione dell’esigenza di norme,  di cifre, dati algebrici e geometrici di riferimento, contestarono a Sergi il “soggettivismo” della sua proposta.
 
A cura di Luigi Benevelli
 
 
Mantova, 1 novembre 2016



[1]v. Atti, vol. IV, Rosenberg & Sellier,Torino 1894, pp. 75-81.

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