Clima. I venerdì di protesta di Greta Thunberg e quelli illegali di Jane Fonda.

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8 dicembre, 2019 - 10:19

«Era beddu basilicò venne ‘a gatta e ci pisciò».
Giuseppe Pitrè (1841-1916).
Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane.
Opera imponente venticinque volumi (1871-1913).

 

Dunque Greta Thunberg è rientrata in Europa il 3 dicembre. Puntuale, per partecipare alla Cop 25 [01] che si aperta il 2 dicembre 2019. Smentendo tutto quello che le malelingue erano riuscite a costruirle intorno di negativo, ha riattraversato l’Atlantico in senso inverso, in barca a vela “Le vagabond”, approdando a Lisbona, giusto in tempo per recarsi - non so se a piedi - a Madrid, dove nel frattempo si è aperto il Cop 25 e il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres ha ammonito tutti, inaugurando la seduta con un perentorio e preoccupante: «La specie umana ha fatto guerra al pianeta. Adesso il pianeta risponde. I cambiamenti climatici, da crisi sono diventati emergenza climatica globale...».

 

Non ho idea del perchè un fenomeno generale di protesta per la difesa dell’ambiente, composto prevalentemente da sedicenni “verdi”, di cui Greta Thunberg è leader indiscussa, lo chiamino “sciopero” [02], ma è certo che malgrado il perfido boicottaggio o la cinica indifferenza di chi crede di trarre vantaggi immediati e suicidi infilando la nostra e la loro testa in un sacchetto di plastica, abbia assunto ormai proporzioni imponenti e mondiali. Sono esasperati perchè nessuno dei governanti, delle holding, delle grandi industrie o di chi altri potrebbe farlo, si prendano cura del “clima”. Le fiamme circondano il pianeta terra, perfino a poli dove le calotte sono di ghiaccio e la temperatura sale. Come se si trattasse di una annunciata epidemia di Plasmodium falciparum, la malaria che uccide, quel flagello da palude che tanto impegnò i malariologi.

 

Naturalmente, il solito notiziario denigrante, che raccoglie e rilancia i peggiori risentimenti dei lettori rosiconi, diffondeva rendiconti feroci (con la stampante all’inchiostro di fiele), che Greta ha trovato il suo eco-passaggio per tornare in Europa dagli Stati Uniti, via mare, senza prendere l'aereo, sulla barca di una sorta di complici-conniventi. Naturalmente l'attivista svedese, è a bordo del catamarano ecologico di Riley Whitelum e Elayna Carausu. Naturalmente il catamarano è uno Yacht da ricchi dove si dorme lussuosamente. Naturalmente i proprietari sono ricchi velisti “influencer” sfaccendati e naturalmente Greta è sbarcata fresca come una rosa. Non vorrei si scoprisse che i rosiconi sono poi quelli che girano su mostruosi giganti da crociera capaci di trasportare oltre ottomila persone con l’illusione di girare il mondo per mare, con licenza di andare a sbattere contro “Le Scole” gli scogli disabitati del Giglio nel Tirreno (2012) o di entrare in laguna da canali compiacenti e criminali scavati al solo scopo di permettere ai passeggeri di codesti alberghi galleggianti di fotografare i piccioni di Piazza San Marco, da un affaccio vista Campanile, malgrado l’acqua alta.

 

Avevamo lasciato Greta all’ONU (24 settembre 2019). Quella risoluta del «Vi terremo d’occhio!» , del «Come osate?», sempre accompagnata dalle cattiverie di chi le calcolava (ossessivamente) l’inquinamento prodotto dall’aereo che aveva riportato indietro il 18 metri “Malizia II” la barca di Pierre Casiraghi servitale per l’andata, e di chi l’attendeva al varco per calcolare l’inquinamento del kerosene bruciato dall’aereo che l’avrebbe ricondotta in patria per tornare a scuola. Non è dato sapere se in cuor suo, Greta, avesse sperato di trattenersi nel “Nuovo Mondo” fino al Cop 25 previsto per Santiago del Cile, ma tutti sanno che nel Cile di Sebastian Piñera è scoppiata la rivoluzione e la repressione [03].

 

Per riassumere sommariamente ai lettori di Pol.It. Psychiatry on line, eventualmente interessati, rammento che questa recentissima storia di Climate Strike, inizia quando un bel giorno (20 agosto 2018), Greta Thunberg, la sedicenne ragazzina svedese, anziché recarsi a scuola come faceva ogni giorno, decide di presentarsi dinanzi al Riksdag - la sede del Parlamento svedese a Stoccolma - recando bene in vista un cartello con su scritto “Sciopero scolastico per il clima” (“Skolstrejk för klimatet”). Lo sciopero, dunque, per i ragazzi che vi aderiscono, non è un semplice e capriccioso marinare la scuola, ma l’ostensione di un elevato sacrificio di protesta. Mi torna alla mente il gesto di quel bonzo settantenne che a Saigon nel 1963 si diede fuoco, seduto a terra nella posizione del loto. Lo scatto divenne l’icona della protesta del Novecento. Al contrario, questi nostri vitalissimi attivisti sedicenni, non si bruciano, perchè il mondo già glielo (e ce lo stanno) bruciando persone politiche ingorde alla testa di ingordi conservatori. Dunque, Greta e i suoi seguaci, intendono mostrare di colpire ciò che rappresenta proprio il loro futuro: la scuola, per l’appunto. Questa la loro protesta. Un elevatissimo simbolo di protesta. Per quanto concerne Greta, il 9 settembre 2018, ad elezioni legislative terminate e parlamento eletto, la ragazzina ritorna a scuola, “scioperando”, comunque, di venerdì, per continuare la sua protesta (Fridays For Future) davanti al Riksdag, divenendo rapidamente una leader ed una bandiera internazionale del “Clima”.

 

Dunque ricapitolando, in tutto il 2019, le attività movimentiste per la salute della terra, al contrario di quelle immobiliste dei governi, che hanno visto prevalere fughe e resistenze “dall'Accordo di Parigi” (2015) in poi, sono state quattro. L’ultimo venerdì per il clima, quello del 29 novembre, che ha seguito quelli del 15 marzo, del 24 maggio e quello tra il 20 e il 27 Settembre in occasione della Climate action week, anno che si concluderà appunto a Madrid dal 2 al 13 dicembre col Cop 25 [04].

Queste manifestazioni, e tutte quelle precedenti, hanno coinvolto milioni di persone in oltre 130 paesi del mondo.

 

Si è voluto gettare discredito anche sui genitori di Greta, senza cavarne nulla. La madre, Sara Magdalena Ernman, nata a Uppsala nel 1970, una famosa mezzosoprano professionista, è regolarmente sposata col padre, Svante Thunberg, nato il 1970, attore professionista. Hanno due figlie: Greta (2003) e Beata (2005). I genitori hanno scritto un libro "Scene dal cuore” (Scener ur hjärtat), uscito nel 2018, sulla loro vita e quella della famiglia. La piccola Svante ha una bellissima voce e la madre se ne prende cura. Il padre, invece, segue Greta come un’ombra. Non si capisce proprio perchè il gruppo susciti anche tanto odio, oltre a un grande seguito e consenso internazionale. Certo che siamo nell’era delle notizie false, le fake news, c’è chi ci campa bene, forse ci sono sempre state. Ma a tutto c’è un limite e su tutto è legittimo l’esercizio della critica.

Si vuole che la rapida ascesa dell’intera vicenda di Greta sia tutta una montatura costruita da una misteriosa agenzia mediatica per ottenere successo, soldi e pubblicità. Si vuole anche che dietro al successo di Greta ci sia una enorme macchinazione di “gente che conta”. Si dice che la programmazione sistematica dei mass media sia un ordito ingannevolmente efficace per coloro che non possiedono un acuto senso del pensiero critico, particolarmente ”i giovani”. Ma guarda un po’? A me sembrerebbe giusto il contrario [05]. Si rumina altresì che il fenomeno Greta sarebbe stato creato su misura per soddisfare quest’area giovanile molto specifica come si dovesse lanciare l’ultimo zainetto. Ma qui siamo alla paranoia di bassa lega e pessimo cibo per creduloni. Sempre su queste varianti immaginarie, del genere “SPECTRE” (il soggetto creato da Ian Fleming), come grande burattinaio sarebbe stato additato il regista e attore Olof Thunberg, nonno paterno di Greta. Ecco che irrefrenabile ci soccorre alla mente Orwell, il Grande Fratello ("Big Brother"), protagonista di 1984 (Nineteen Eighty-Four), un personaggio che nessuno ha mai visto in carne e ossa (ma che appare in manifesti affissi dovunque) e che tiene costantemente sotto controllo la vita di tutti i cittadini...

Sta di fatto che all’inizio Greta era da sola, sostenuta unicamente dai familiari, poi la sua protesta è diventata virale. Prima che il suo discorso dell’ONU stupisse il mondo, qualcosa di analogo era già avvenuto in Polonia dove aveva parlato con decisione e schiettezza alla “Cop24”, di Katowice. Le sue parole avevano già fatto il giro del mondo. Alla metà di marzo del corrente anno in visita all’università della Tuscia (Viterbo), il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, si è associato a quelli che si dicono allarmati, dichiarando «E’ necessaria una profonda riflessione sullo stato dell’ambiente e del riscaldamento climatico», lodando anch’esso l’attivista Greta Thunberg e il suo esempio per le generazioni future.

 

Una messinscena? Tutto è possibile ma è molto difficile prendere in trappola persone importanti, di varia estrazione e di diversa provenienza.

Il primo segnale straordinario è arrivato dalla categoria nonni e bisnonni (dove modestamente m’ingegno a gareggiare anch’io, per quello che posso); la qual cosa mi pare certamente incoraggiante. Venerdì 1 novembre 2019, Jane Seymour Fonda (NY, 1937), nonna celeberrima e trasgressiva da sempre (forse anche bisnonna), si è fatta arrestare al “Campidoglio” di Washington [06]. Lo ha fatto per la quarta settimana di seguito. La sua protesta, clamorosa, come tutte le precedenti - fin dai tempi del Vietnam - per le buone cause, contro la guerra e i diritti civili, intendeva solidarizzare coi Fridays for future e con Greta Thunberg. Voleva dare al movimento un tangibile contributo, certamente molto visibile, e straordinariamente ripreso dai media. Intendeva protestare per il clima, e aveva dichiarato che non intendeva desistere per tutti i venerdì a venire fino al gennaio 2020. Le cronache riferiscono altresì, che da Atlanta, dove vive, si era trasferita appositamente nella capitale statunitense per quattro mesi. Dunque, ogni venerdì verrà raggiunta da altre celebrità del mondo holliwoodiano e non. Da Ted Danson (San Diego, 1947), a Sam Waterstone (Cambridge, Mass, 1940), a Rosanna Arquette (NY, 1959), a Catherine Keener (Miami, 1959), a Eve Ensler (NY, 1953), alla liberiana Emira Woods (condirettore di Foreign Policy), e moltissimi altri.

Col suo spolverino rosso, una sorta di tenuta da battaglia, circondata da un gruppo di attivisti per il clima, si è introdotta nei locali del congresso attuando un flash mob sdraiata per terra, finché non è stata portata via dalla polizia in stato di arresto. Il freddo comunicato ufficiale della polizia - intervenuta, perchè era stato violato uno spazio istituzionale dei più importanti degli USA - ha reso noto che la sua azione si era resa necessaria per «... una dimostrazione illegale nell’atrio del Palazzo Hart ed erano state arrestate quarantasei persone». Magnifico! C’è la continuità ideale e materiale. Dal Riksdag a Capitol Hart, dal parlamento svedese a quello americano, per avvertire tutti che la terra brucia. Una ritualità democratica e paradossale in cui tutti sanno perchè si manifesta, ma nessuna autorità governativa fa seriamente quello che andrebbe fatto, nè spende a sufficienza di quanto andrebbe speso. I governi peggiori sono però quelli che recedono dagli impegni presi precedentemente, impegnandosi ad inquinare meno. Gli attivisti del clima, mobilitati da Jane Fonda, arrivano puntuali tutti i venerdì. Li chiamano quelli dell’esercitazione antincendio del Venerdì, i “Fire Drill Fridays”. Pur avendo come tema di fondo l’emergenza climatica, ogni settimana il titolo muta in rapporto agli argomenti etico-sociali di maggior rilevanza. Ce n’è già stato uno che ha avuto per tema “La salute della donna e il clima”.

Jane, 13 anni fa, scriveva in My Life So Far NY, 2006 (La mia vita finora). «Fra tre anni ne avrò settanta; mi restano poco più di vent’anni se sono fortunata. Poco per volta ho imparato ad amare e rispettare il mio corpo; posso averlo tradito, ma lui non mi ha tradito mai. Ho un pezzo di atto che mi resta per praticare coscientemente la vita, esserci per i miei figli e i miei nipoti, contribuire come posso a risanare il pianeta. Se ci riesco, potrò morire con grazia e senza rimpianti».

 

Greta non è sola. La sua battaglia ha un seguito e anche numeroso, checché se ne dica. Fratelli, sorelle, genitori, zii cugini, nonni, bisnonni, bisavoli e ancora più su, visto che l’universo dei centenari è sempre più popoloso (Giappone, Italia, Islanda). Ai primi di novembre 2019 ha incontrato Leonardo Wilhelm DiCaprio [07], da sempre molto sensibile nella difesa dell’ambiente. «È stato un onore passare del tempo con Greta. Ci siamo impegnati a sostenerci a vicenda nella speranza di assicurare un futuro luminoso al nostro pianeta», ha dichiarato su Instagram, dove vi ha anche postato due foto insieme a Greta ad colorandum. «È diventata uno dei leader del nostro tempo». E ancora «E’ grazie a Greta e ai giovani attivisti di tutto il mondo che sono ottimista per ciò che riserva il futuro», concludendo «Spero che il suo messaggio sia un campanello per i leader mondiali».

L’ex governatore repubblicano della California (2003), l’attore stiriano di Thal, nel sud-est dell’Austria, Arnold Alois Schwarzenegger (1947), noto anche per la sua attività contro il razzismo, l'inquinamento e il riscaldamento climatico, è stata la celebrità successiva che ha chiesto d’incontrare Greta. Ha postato una foto su Instagram mentre vanno insieme in bicicletta e ha scritto: «Incontrare la mia amica, e una delle mie eroine, Greta Thunberg ... è stato fantastico ... abbiamo potuto fare un giro in bicicletta a Santa Monica ... sono stato entusiasta perché ho avuto l'opportunità di presentarle mia figlia Christina. Continua a ispirare, Greta!».

Capisco come qualcuno possa arricciare il naso per via dei troppo complimenti, ma anche se si trattasse di iperboli, tutto il clamore che gira intorno a Greta, pubblicità compresa, serve a scuotere l’indifferenza.

Il Papa Francesco ha raccolto l’allarme di Greta “Misure troppo deboli” ha dichiarato (04/12/19). Ha inviato un messaggio speciale ai partecipanti alla Conferenza sul clima delle Nazioni Unite (Cop 25), in corso a Madrid fino al 13 dicembre 2019. In apertura dei lavori, il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, ne ha dato lettura pubblicamente: «Gli impegni attuali presi dagli Stati per mitigare e adattare il cambiamento climatico sono lontani da ciò che è necessario per raggiungere gli obiettivi stabiliti dall'Accordo di Parigi».

Moltissimi e inevasi restano comunque i problemi di questa complicatissima e dannata vicenda. Quelli legati al CO2 per esempio. Ormai tutti sanno - me lo sottolinea la mia Greta, la nipotina di nome Silvia, anche lei sedicenne - che fra i temi-chiave della lotta ai cambiamenti climatici, è quello dei cosiddetti ”Indc” (Intended Nationally Determined Contributions). Vale a dire le promesse mancate di riduzione delle emissioni di CO2 avanzate dai singoli governi prima della Cop 21, l’accordo di Parigi del 2015 [08].

Mi ha fatto molto piacere sentire da Sandro Veronesi, uno scrittore che apprezzo (Caos calmo), intervistato a “Quante Storie” - la rubrica TV di RAI 3 condotta da per la presentazione del suo ultimo libro Il Colibrì [09], richiamare convincentemente il movimento di Greta Thunberg anche in termini di resilienza. Queste le sue testuali parole d’invito a proseguire agendo instancabilmente. «Sei tu che devi alzarti e metterti in marcia. Ti devi muovere, prendere l’iniziativa. Oggi sono i sedicenni, ma sono già pronti i dodicenni. Non trovi nulla di nuovo, c’è sempre il vecchio, che devi rimuovere, superare! Lo slancio vitale! La forza di cambiare le cose per te e per tutti. Quella forza che gli psicoanalisti chiamano libido».

 

Sessantasei anni dividono una bisnonna eccezionale da una nipote straordinaria: 1937 – 2003, ma una ferrea unità d’intenti li uniscono con la forza di una testuggine. C’è da sperare bene, attesa la loro tenacia, la loro incredibile determinazione e la loro capacità di smuovere le folle. L’obiettivo di stare sotto l’aumento di due Gradi Celsius, non oltre il tempo massimo, potrebbe essere raggiunto.

 

Note

01. La venticinquesima "Conferenza delle parti" (Cop 25) che si svolge a Madrid sotto la presidenza del governo del Cile - il quale ha dovuto rinunciare ad ospitare l'evento a Santiago, per via dei disordini interni – è presieduta dal ministro dell'Ambiente Cileno Carolina Schmidt Zaldivar, avrà il supporto logistico del governo spagnolo. Il trasferimento da Santiago a Madrid è stato finanziato da nove Paesi più l'Unione Europea.

02. Strike, o Climate Strike, lo sciopero per il clima, è una manifestazione organizzata dai cittadini per chiedere alla politica di intervenire definitivamente contro i cambiamenti climatici di cui siamo tutti responsabili e che stanno portando ad un incremento pericoloso delle temperature e a eventi meteorologici sempre più devastanti e fuori controllo. In questa giornata, tutti coloro che vogliono schierarsi dalla parte dell’ambiente e del futuro possono scendere in piazza e scioperare.

03. In Cile, il sistema ereditato dalla dittatura di Pinochet, ha lasciato gravi ineguaglianze e prodotto una esclusione della maggioranza della popolazione dall’accesso ai servizi essenziali. Le proteste dei cittadini in difesa dei propri diritti e per chiedere al governo un cambiamento profondo di governo, è stata violenta, determinata, lunga, indefettibile. La repressione delle forze di sicurezza lo è stata ancor di più, richiamando ricordi nefasti, ma non è riuscito a fermare la ribellione. Il bilancio umano delle manifestazioni iniziate alla fine di ottobre 2019, è stato finora di una ventina di morti e centinaia di feriti. Il più solerte nell’uso delle maniere forti è stato il ministro dell’interno Andrés Chadwick. Una delegazione dell’ONU giunta a Santiago sta indagando. Certamente è stato uno smacco internazionale ed una perdita d’immagine politica per il presidente Sebastian Piñera, dover rinunciare alla conferenza mondiale sul clima Cop 25 - in agenda dal 2 al 13 dicembre - trasferita a Madrid.

04. La data del 29 novembre, ha spiegato in un comunicato Fridays for future Italia, “è stata scelta perché cade esattamente ad una settimana dalla Cop 25, la conferenza ONU sui cambiamenti climatici che si terrà dal 2 al 13 dicembre a Madrid”. Gli organizzatori dello sciopero mirano a mettere pressione ai leader politici che parteciperanno alla conferenza, affinché adottino misure efficaci per contrastare l’incalzante riscaldamento ambientale. I commenti più disfattisti scrivono: «diminuiscono i partecipanti alla metà».

05. Cfr. Sergio Mellina. Le generazioni digitali capiscono prima e vanno veloci. Note a margine sui ragazzini di Greta. Pol.It. Psychiatry on line 19 ottobre, 2019.

06. A Washington DC, il “Campidoglio” (the United States Capitol) è la sede ufficiale dei due rami del Congresso degli Stati Uniti d'America. L’imponente e bianca costruzione, sorge sulla collina di Capitol Hill al limite orientale del monumentale National Mall che dal Lincoln Memorial dopo tre chilometri conduce al bianco obelisco del Washington Monument.

07. Leonardo Wilhelm DiCaprio è nato a Los Angeles nel 1974, ma forse un lontano antenato, un quadrisavolo era emigrato in America da Alife, l’antica cittadina del Sannio Alifano ai piedi del massiccio del Matese. Celebre è la "ferrovia alifana" che la collega a Napoli, inaugurata nel 1914.

08. In termini di mitigazione, secondo quegli impegni, infatti, la temperatura media globale, alla fine del secolo, aumenterà di oltre 3 gradi centigradi. l'Accordo fissava un obiettivo a lungo termine inteso a limitare l'aumento della temperatura ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali con l'intento di contenerlo entro 1,5°C.

09. Sandro Veronesi. Il Colibri, La nave di Teseo, Milano, 2019.

 

 

 

 

 

 

 

 

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