PSICHIATRIA E RAZZISMI
Storie e documenti
di Luigi Benevelli

Samuel Cartwright, Rapporto sulle malattie e le caratteristiche fisiche della Razza Negra (II)

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15 giugno, 2020 - 09:31
di Luigi Benevelli

 

Di seguito la seconda parte del Rapporto sulle malattie e le caratteristiche fisiche della Razza Negra di Samuel Cartwright (1793 - 1863), medico chirurgo e psicologo statunitense. Nella seconda parte egli sviluppa le sue considerazioni sulle diversità dei neri rispetto ai bianchi nella fisiologia respiratoria e circolatoria; sulla loro rassomiglianza con i bambini di razza bianca; sulle ragioni politiche dell'ostilità del Regno britannico;  sulle ragioni della dipendenza dei neri dal padrone bianco in base al mandato del’Antico Testamento, queste ultime particolarmente impressionanti per il loro carattere “necessitante”, simile a quello descritto come operante nella trasmissione del patrimonio genetico. Il testo di Cartwright è redatto in anni ancora precedenti a quelli dei teorici della “degenerazione” i quali non useranno più  argomentazioni di tipo teologico[1].


 


 Sotto il potere di coercizione dell’uomo bianco, i negri sono sollecitati alla fatica e all’esercizio che consentono ai polmoni di fare il loro dovere di vitalizzare al meglio il sangue in modo più efficiente di quando sono lasciati liberi di abbandonarsi all’ozio. È il sangue rosso, vitale che inviato al cervello libera la loro mente quando sono sottoposti alla disciplina dell’uomo bianco ed è la deficienza di sangue rosso vitale che incatena le loro menti nell’ignoranza e nella barbarie quando sono in libertà. L’eccesso di materia nervosa organica e il deficit di quella cerebrale – con la predominanza degli umori sul sangue rosso, conferiscono al negro  una natura non dissimile a quella di un neonato di razza bianca.
Nei bambini è il sistema nervoso a predominare; il temperamento è linfatico. Il fegato e il resto del sistema ghiandolare sono sproporzionati rispetto ai sistemi circolatorio e respiratorio, poiché i fluidi bianchi prevalgono su quelli rossi; i polmoni consumano meno ossigeno e il fegato filtra più carbonio che nell’età adulta. Questa costituzione, così ben evidente nell’infanzia, è tipica della razza Etiopica in tutte le età e i sessi. È ben noto che nell’infanzia, è lontano dall’essere richiesta a riposo una respirazione piena e libera, perché è dannosa. Mezzo soffocato dal petto della madre, o ben protetto dal freddo esterno in una stanza riscaldata, o col volto coperto, l’infante riposa ri-respirando il proprio respiro, riscaldato alla stessa temperatura del proprio corpo, carico di acido carbonico e vapore acqueo. Effetti naturali di tale tipo di respirazione sono un’imperfetta atmosferizzazione del sangue nei polmoni,  un’ebetudine dell’intelletto conseguente al deficit di vitalizzazione del sangue distribuito al cervello. Ma è sfuggito prima di ora all’attenzione del mondo scientifico che il deficit di atmosferizzazione del sangue durante il sonno degli infanti, assai congeniale alle loro costituzioni, è lo stesso tipo di respirazione tipico della costituzione del negro di tutte le età e i sessi a riposo. Questo è provato dal fatto dell’abitudine, fra di loro universale, di coprirsi durante il sonno il capo e il volto con un telo o qualsiasi altro tipo di copertura di cui possono disporre. Se possono avere anche solo un lembo di coperta, al momento di andare a dormire si copriranno con quello il volto e, se non dispongono di una copertura di qualsiasi sorta, metteranno mani e braccia sulla bocca e sul naso e gireranno la faccia, come un riflesso istintivo, a impedire l’ingresso dell’aria libera esterna nei polmoni durante il sonno. Come nel caso dei bambini, l’aria che i negri respirano con la faccia soffocata da coperte o altri teli, non è più quella esterna, quanto invece il loro stesso respiro, alla stessa temperatura del loro corpo. Il modo di respirare durante il sonno documenta, per quanto riguarda la respirazione, la somiglianza dell’organizzazione e delle leggi fisiologiche dei negri con quelle dei bambini. Ambedue sono simili nel re-inspirare il proprio respiro, alla propria stessa temperatura, in un confinamento che sarebbe intollerabile per la razza bianca, trascorsi gli anni dell’infanzia. Effetti inevitabili del respirare aria calda carica di acido carbonico e vapore acqueo sono una ematosi deficitaria e un intelletto inebetito.
I negri, ancora, assomigliano ai bambini nell’attività del fegato, nel forte potere di assimilazione e nel predominio degli altri sistemi su quello del sangue; ne consegue il sanguinamento è difficile per la ristrettezza delle loro vene. A legare il braccio di un negro robusto si farà a fatica a reperire le vene, come accade in un bambino bianco di dieci anni. I negri sono soggetti a tutte le malattie convulsive, crampi, spasmi, coliche ecc., come lo sono i bambini.
Benché sia molto spessa quanto quella dei bambini, la loro pelle è sensibile quando siano in buona salute e, come i bambini temono la frusta. Assomigliano ai bambini anche per un altro importante particolare: sono governati efficacemente usando l’amore insieme alla paura; e sono ingovernabili, viziosi, rozzi sotto qualsiasi tipo di regime che non si basi sull’amore e la paura. Come con i bambini, non è necessario che i negri siano tenuti sotto la minaccia della frusta: è sufficiente che siano tenuti sotto la paura di offendere chi ha autorità su di loro. Come i bambini, sono obbligati da immutabili leggi fisiologiche ad amare chi ha autorità su di loro, chi provvede ai loro desideri e bisogni urgenti e non è crudele o spietato. L’ematosi deficitaria, con la conseguente mancanza di coraggio ed energia della mente, produce un sentimento istintivo di dipendenza dagli altri, in specie da chi si occupa di loro. Di qui, per una legge di natura, il negro non è in grado di fare a meno di amare un padrone gentile come un bambino fa con chi gli dà da succhiare.
Come accade con i bambini, devono essere governati in ogni cosa: cibo, vestiario, dormire; tutto deve essere prescritto sulla base di regole, altrimenti finiscono negli eccessi. Come i bambini, se non sono tenuti a freno, tendono a sovralimentarsi o a mangiare solo quello che loro piace. Spesso si ingozzano di carni grasse, come fanno i bambini con lo zucchero.
Uno dei più grandi misteri per coloro che non conoscono il carattere del negro è la facilità con cui un centinaio, o anche due, tre centinaia di negri robusti e pieni di vigore sono tenuti in soggezione da un solo uomo bianco che dorme in perfetta sicurezza con loro, di solito nella stagione calda, con porte e finestre aperte e con tutta questa gente chiamata schiavi intorno a lui e in libertà. È ancora più grande mistero il fatto indiscutibile del loro amore per il padrone, un amore simile a quello che i bambini portano ai loro genitori, senza che severità e crudeltà lo possano alienare. Le leggi fisiologiche su cui si fonda questo amore assai misterioso e istintivo valgono nell’uno e nell’altro caso. Come fanno i bambini, quando si comportano bene e adempiono ai propri doveri, non temono l’autorità, ma il dispotismo meschino. Come il maestro con i bambini, il sovrintendente deve essere imparziale e mantenere l’ordine con giustizia per tutti per ottenere il loro consenso ed essere visto non come fonte di terrore, ma come un amico e un protettore capace di tacitare le paure.
Vi sono differenze fra i bambini negri e quelli bianchi: i primi nascono con teste a forma di zucca, con le fontanelle quasi chiuse e le suture fra le ossa del capo non aperte, saldate. Non c’è quindi bisogno che le ossa craniche degli infanti negri vadano nel tempo a saldarsi perché la loro testa è più piccola, mentre la pelvi della loro madre è più larga che nella razza bianca.
Non tutti i negri sono neri allo stesso modo. Più uno è nero, più è sano e forte; ogni sfumatura dal nero, nella razza pura, è segno di debolezza e cattiva salute. Quando  il negro è accaldato dalla fatica, la pelle è coperta da una essudazione oleosa che conferisce colore nero alla biancheria ed ha un odore molto forte. L’odore è più forte nei soggetti molto vigorosi, molto meno nei bambini e nei vecchi.
Ho dato notizia per sommi capi delle peculiarità anatomiche e fisiologiche più significative  della razza nera. Ma ci si può chiedere: appartengono i negri alla stessa razza dell’uomo bianco? Sono figli di Adamo? La sua conformazione fisica è in contrasto con la Bibbia, oppure ne conferma la verità? Queste domande sono importanti dal punto di vista medico, storico, teologico. A tali quesiti si può meglio rispondere mettendo a confronto i dati dell’anatomia, della fisiologia, della storia e della teologia per valutare se si confermano gli uni con gli altri. Impariamo dal Libro della Genesi che Noè ebbe tre figli, Sem, Cam e Jafet e che Canaan, figlio di Cam, fu destinato ad essere servo dei servi. Dalla storia impariamo che i discendenti di Canaan, ossia la razza umana nera, si stabilirono in Africa (sono attualmente gli Etiopi); che Sem occupò l’Asia e Jafet il Nord Europa. Nella Genesi, uno dei Libri più autentici della Bibbia, al capitolo 9, versetto 27, sta una straordinaria profezia: “Dio ingrandisca Jafet, ed abiti le tende di Sem;  Canaan sia suo servo”[2]. Con la conquista del Nuovo Mondo, il continente America, Jafet si è assai espanso. Qui trovò gli Indiani la cui storia naturale li dichiara essere di origini asiatiche, in altre parole discendenti di Sem; Jafet ha scacciato Sem e ha occupato le sue tende. Ora, la parte che resta della profezia è in fase di realizzazione dal momento che Canaan è divenuto ovunque suo servo. Di qui sorge la domanda: è il Cananeo, l’Etiopico idoneo ai duri lavori della servitù e inadeguato a godere della libertà?  Se si ritrova in ambedue le condizioni, vi è saggezza, pietà e giustizia nella condanna ad essere servo dei servi, perché la sentenza rispetta la sua natura. Anatomia e fisiologia sono state interpellate e la risposta è stata che gli Etiopici o Canaaniti, per come sono fatti e per le leggi della fisiologia, sono inadeguati ad adempiere ai doveri di un uomo libero, ma, come i bambini, sono adatti alla sola condizione di dipendenza e subordinazione. Quando è stata interpellata la storia, la risposta è stata che il solo governo sotto il quale il negro ha compiuto progressi nella mente, nella morale e nella religione, l’unico governo sotto il quale ha condotto una vita felice, serena e soddisfacente è quello nel quale è sottoposto al potere arbitrario di Jafet, in obbedienza al volere divino. Quando interroghiamo la Bibbia nel testo originale ebraico sul significato del nome originario “negro”, troviamo lo stesso significato che il coltello dell’anatomista ha evidenziato al tavolo di dissezione: come se quanto rivelato dall’anatomia, dalla fisiologia e dalla storia non fosse che una mera riscrittura di quanto aveva affermato Mosé. L’ispirato estensore che scrive in Ebraico antico usa  la parola Canaan da cui deriva il nome originario del negro, vale a dire la parola schiavo per natura.
Pertanto non vi sono né conflitto né contraddizione fra quanto è stato evidenziato dalla scienza medica, dalla storia e da quanto ricavato dalla filosofia di Bacone e dall’autorità della Bibbia: ciascuno conferma l’altro. A ulteriore delucidazione, è noto che tutti i nomi ebraici derivano da verbi e ne è espressione il verbo Canah , da cui deriva il nome originario del negro. Canah significa letterariamente sottomettersi- piegare il ginocchio. Gesenius, il maggior studioso dell’ebraismo dei tempi moderni, traduce in latino le forme Kal, Hiphil e Niphal del verbo da cui è derivato la parola Canaan nei seguenti modi: Genu flexit – piega il ginocchio; in genua procidet – cade sulle ginocchia; depressus est animus – la mente è depressa; submisse se gessit – adotta un  comportamento sottomesso; fractus est – è  accucciato, domato. In altri termini schiavo per natura, la stessa cosa documentata e provata da anatomia, fisiologia, storia e da quanto indotto dalla speculazione filosofica.
È un sapere questo di grande, assoluta verità, quello per cui il negro è per natura schiavo e non potrà mai essere felice, operoso, morale o religioso in nessun’ altra condizione diversa da quella cui è destinato, che è di grande importanza per il teologo, lo statista e per tutti coloro che hanno a cuore la ricerca e la promozione del suo benessere attuale e futuro. Tale grande verità, se meglio conosciuta e compresa, dovrebbe spingere la East Indian Company  e il Governo britannico a non lasciarsi andare all’illusione di aumentare di valore i propri immensi dominii in Asia combattendo il lavoro degli schiavi in America, soffiando sul fanatismo nordista o di vedere l’Unione dividersi in due o più parti fra loro in lotta o di acquisire vantaggi che tumulti civili da questa parte dell’Atlantico potrebbero conferire alle traballanti monarchie europee. La scienza della Medicina non ha niente a che vedere con tali ordini di considerazione; fa brillare la sua luce e mostra la differenza fra verità ed errore. 
Senza la conoscenza delle differenze fisiche fra un Etiopico e un Caucasico, i medici consiglieri della Regina d’Inghilterra non sarebbero qualificati a prescrivere le cure per i negri, come non lo sarebbe il suo Parlamento a legiferare su di essi o i suoi sudditi a obbligarci a stabilire quale posizione il negro dovrebbe occupare nella nostra Unione repubblicana di Stati sovrani.

 

 
Traduzione a cura di Luigi Benevelli e di Anna Benevelli Bristow (Anglia Ruskin University)

La prima parte è  stata pubblicata il giorno 1 giugno 2020
 



[1] v. Thomas Schulze, Heiner Fangerau, Peter Propping, From degeneration to genetic susceptibility, from eugenics to genethics, from Bezugsziffer to LOD score: the history of psychiatric genetics, «International Review of Psychiatry», 16 (4): 246-259, 2004.
 
[2] La Sacra Bibbia concordata- Antico Testamento, Mondadori 1968, p. 41.

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