Biden , Trump nell'epoca del COVID19

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9 novembre, 2020 - 12:32

Sono un appassionato di politica, ma non esperto di elezioni americane, molto complesse e forse non poi così tanto democratiche come ho sempre pensato che fossero. O come ci hanno sempre fatto pensare che fossero. Mi sento di fermare sullo schermo del PC qualche riflessione e molti dubbi su alcune vicende 2020, perchè mi pare siano inusuali, indicibili, probabilmente anche “in-sostenibili” (nel senso del tanto richiamato «principio di sviluppo sostenibile»). Fatti incisivi, destinati a produrre cambiamenti radicali e duraturi nei nostri modelli di vita europea. Ma diciamo pure occidentale, se non vogliamo parafrasare Mario Tozzi “Sapiens un solo pianeta” autore di una fortunata trasmissione TV.

Non è ancora trascorso questo primo anno di coronavirus. Micidiale, inafferrabile, agile saltatore di specie, acrobatico spillover(infection) per dirla all’inglese, non solo in Cina coi pipistrelli, ma anche in Danimarca (dove c’è sempre un po’ di marcio) coi visoni, che forse c’è da preoccuparsi. Tra un confinamento e l’altro, un coprifuoco e un Lockdown, una partita di campionato nazionale di serie “A” fermata dalla ASL con un ricorso alla “giustizia sportiva”, un calciatore famoso che col suo aereo personale buca tutti i confinamenti per andare dove vuole a farsi gli accertamenti che vuole e altre amenità, non possiamo fare a meno d’interessarci di quello che succede dall’altra parte dell’Atlantico.

 

Il caleidoscopico e sorprendente “dopo-voto presidenziale 2020”, in America, mi pare trascorra in un clima del tutto surreale, ma eterno, lunghissimo, quasi posticcio, ma non tutto quello che appare è vero. I morti da coronavirus ci sono, purtroppo! Nel mio piccolo, forse, non sarebbe inutile cogliere l’occasione “pe’ cerca’ de capi’ - come avrebbe detto “Giggi” Proietti - ch’è successo ner monno, co’ ‘ste due tranvate de Covid e de Presidenziali americane. E pure dove stiamo finendo anche noi, fragili periferici dei territori del Great Seal of the United States (l’Aquila Calva americana), una specie di stemma araldico autarchico, molto colorato, esoterico, con molte penne (1 simbolo di 3 e 13 di tutto il resto), due robusti artigli per stringere le frecce da un lato e l’olivo dall’altro, nonché il monito e pluribus uno da ricordare nei momenti confusi come questo degli yankee.

Così, da lontano, hanno vinto tutti e tutti si accusano di qualcosa. Chi più chi meno. Biden che per i trumpiani non avrebbe spina dorsale, sempre visto da lontano, pare invece il presidente giusto, al posto giusto, al momento giusto. Dal mio modesto punto di vista, una civile abitazione a Roma - dove risiedo fin da quando vi giunsi liceale - una volta caput mundi, che avendo il “Circo Massimo” e il “Colosseo” (per dirne solo due) di spettacoli da circo equestre ne ha visti parecchi, di vario genere e per vari stomaci, vorrei provare a dire la mia. Solo qualche modesta osservazione che ha molto poco a che vedere col fatto che abbia lungamente lavorato nella “salute mentale” del SSN e dell’Università (a contratto), ma molto di più con quella di passione cinefila, condivisa per molto con “Nino” Lo Cascio, Collega indimenticabile.

 

Tutto, ora, è molto instabile. Sarebbe meglio aspettare che le bocce siano ferme. Non solo Trump, che non intende mollare la “Casa Bianca”, ma neppure il Covid che non intende desistere. Tra l’altro, stando al protocollo, Trump dovrebbe inviare formalmente la “concession speech”, ovvero il discorso di sconfitta, meglio una lettera di riconoscimento del vincitore, che non è lui, dunque non lo farà mai. Stanno tutti aspettando che faccia almeno un breve cenno con la manona il ditone puntato come una Colt, anche un tweet, che tutti i network televisivi gli stanno gradualmente smorzando con brutalità, man mano che passano i giorni, malgrado egli stesso provenga dalla palude maleodorante dei Tycoon. Perchè, si continua a mormorare sottovoce, che bisogna capirlo? Perchè si dice che ci vuole pazienza perchè è un tipo che vince sempre, non ha mai perso, non è proprio abituato a farlo, non è nella sua indole, fin da piccolo? Perchè nessuno gli dà mai sulla voce per rintuzzarlo? Perchè è il presidente USA?

 

Ma noi ‘sti soggetti, tipo Giggi er Bullo che dicheno: fermo lì! Ndò vai, vecchio? (anche se tra Biden e Trump ci sono appena tre anni di differenza), abbiamo già imparato a conoscerli da “Giggi” Proietti. Non dovrebbero essere pericolosi! Neppure Stalin dopo morto era pericoloso, eppure tutti avevano la tremarella per entrare nella sua stanza. Al momento mi pare stiano girando un brutto film, di quart’ordine, con pessimi attori, questi Americani! Ma aspettiamo si fermino le bocce. Gira un’aria di miscela esplosiva molto pericolosa che non fa ridere per niente, anzi terrorizza perchè hanno lasciato in giro le chiavi delle “valigette atomiche”. Mi sovviene Ettore Petrolini che all’indirizzo dello spettatore che fischiava disse “Non ce l’ho con te ma con quello che te sta vicino e non te butta de sotto”. Mi domando se dovremo richiamare in vita John Wayne? Il copione, stantio, già pronto dall’avvento del sonoro, è noto: “... è lo Sceriffo che ti parla! Sei circondato! Arrenditi! Getta la pistola e vieni fuori con le mani alzate!” Durarono così, pedissequamente, finché non venne un tal Sergio Leone a insegnare a Holliwood come andavano “fatti” i western e un tal Ennio Morricone come andavano “musicati”

 

Non è tempo di cinematografo e le battute vengono a fiotti. Ma può esserci in giro qualche esaltato, come quell’attore professionista di successo (John Wilkes Booth) che uccise Abramo Lincoln credendosi “Bruto”, ai tempi della guerra di “Secessione”, cinque giorni dopo la disfatta del generale Lee alla battaglia di "Palmito Ranch". Epperò, ci sono anche quelli che si stancano di attendere, e noi per il momento, tra questi. Nondimeno, il discorso generale che si potrebbe articolare a partire da questi “incidenti di percorso” del mondo e degli umani, sarebbe molto interessante. Non mancherà occasione.

 

Intanto, per rimanere alla cronaca, sembra che al momento, il ticket Joe Biden - Kamala Harris abbia ricevuto oltre 74 milioni di voti. Mentre Trump seguita a twittare che lui dispone di 61 milioni di “voti legali” e chiede in continuazione “fermate il furto” (elettivo). Nessuno sembra curarsi della “paralisi istituzionale” di fatto, che bisognerà tentare di rimuovere inviando pacificatori a parlamentare in entrambe le fazioni. Proprio nei luoghi che fino ad ora sembrano essere stati pericolosi “campi di battaglia”, come a tempi della “Secessione”, con bandiere bianche ben visibili. Si spera vivamente che non salti fuori qualche spostato come potrebbe! C’è sempre chi non distinguerebbe tra temerari sciocchi e vanitosi, che si esibiscono sul green del golf oppure semplici stupidi come il suo sodale avvocato che commettono gaffe cretine e gente veramente cattiva.

 

Sappiamo benissimo che questa storia dei “partiti”, delle “destre”, delle “sinistre”, dei “moderati”, dei “radicali”, del “lavoro”, della “concentrazione della ricchezza” e della “diffusione contagiosa delle povertà” non è nuova, nè meno pericolosa dei virus. Neppure si può pretendere che ambigui bulletti costruttori d’alberghi e sospettati evasori fiscali, dopo 4 anni di ebbrezza per aver esercitato il potere di numero uno USA, possano improvvisamente trasformarsi da “Tigrillo” di savana amazzonica in gatto mammone.

 

Cosa possano significare, al di là delle scaramucce, queste complicate e poco decifrabili anche feroci e drastiche contrapposizioni americane, è un tema che bisognerà cercare di affrontare. Almeno tentare di porci una generale domanda di fondo che forse è rimasta inevasa. Dovremo farlo. Al di qua dell’Atlantico queste radicali diversità ci sono apparse nitidamente, in controluce. In tutta la loro ferocia, intolleranza, inascoltabilità, imparlabilità. Forse sono anche le “nostre”. Sono “europee”. Lo sono state, lo sono ancora. lo saranno presto e continueranno ad esserlo - neppure tanto mutatis mutandis - fintanto che non ci fermeremo un attimo a riflettere.

 

Ce n’è per tutti! Per noi medici! Ora che ci si stringe il cuore nel vedere le ambulanze piene, parcheggiate in fila indiana a intasare i pronto soccorso con la cannula della bombola d’ossigeno a terra, che entra dal finestrino. Noi medici “antichi”, ci domandiamo con rabbia, chi ha strozzato la “833/78” in questi 42 anni di spoliazione sistematica del SSN? Chi ha ucciso la medicina di territorio, di base, di prevenzione, di screening, di sorveglianza scolastica, definanziandola? Chi ha ignorato i piani di gestione delle emergenze e della sicurezza sui luoghi di lavoro? Chi ha malgestito la “Sanità” come fosse una vaccina da mungere, il “numero chiuso”, gli “organici” ischeletriti o vuoti, i ”concorsi” tenuti in naftalina per anni! Se mi giro indietro mi vengono i brividi. Specialmente dopo aver letto le amare considerazioni di Gilberto Di Petta su Pol.It (L’occhio: colui che vede 3 novembre, 2020) e ripensato alla vitalità dell’anima che si esprime con la presenza del corpo (quando in senescenza, nel mio caso, prende a scemare), mi pizzica un filo d’invidia perchè lassù negli SPDC, lo immagino come “l’ultimo dei Moicani”. Mio suocero, buon’anima, zeneise, a sentire il “governatore” di adesso, avrebbe esclamato “Roba da chiodi!”, in lingua, per non dire parolacce.

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