Psicoanalisi repressiva. La questione dell’incesto

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28 dicembre, 2021 - 06:20
A fine settembre del 2021 ricevo nella posta email questo proclama in francese a firma della Fédération Européenne de la Psychanalyse, federazione di psicoanalisti aderente all’IPA (International Psychoanalytic Association). Lo riporto qui tradotto.

Bisogna inscrivere la proibizione dell’incesto nella Costituzione!
Il 19 settembre 2021, una piattaforma per ascoltare le vittime dell'incesto è stata lanciata dal governo. Lo stesso giorno, ha ricevuto diverse centinaia di chiamate. Non passano molte settimane senza che la stampa riveli casi di stupro incestuoso di bambini, a volte da parte di genitori noti. Va ricordato che esiste un divieto irriducibile, quello dell'incesto, garante della possibile convivenza dei soggetti parlanti. Tuttavia, il divieto di incesto è a malapena menzionato nel diritto francese, se non indirettamente. Ci siamo rivolti ai parlamentari per garantire che il divieto di atti incestuosi sia sancito dalla Costituzione. Il presidente del FEP, Jean-Marie Fossey, è stato ricevuto da un senatore specializzato in diritto costituzionale, l'idea di un'iscrizione del divieto di incesto è possibile (sic!). A seguito di questo incontro, Jean-Marie Fossey è stato ascoltato dalla commissione per la legge del Senato sul disegno di legge per proteggere i giovani minori dai crimini sessuali.
La proibizione dell'incesto è costitutiva dell'umanità in tutti i paesi, c'è bisogno che sia costituzionale, non per difendere una parte dei bambini una volta fatto il danno, ma per prevenire e difendere tutti i bambini dalla minaccia incestuosa.
Che nessuno lo ignori!

 
Fédération Européenne de la Psychanalyse 

1.
 
            Questa iniziativa mi ha colpito dato che ho studiato l’incesto e le leggi – molto variabili – che esistono nel mondo a questo proposito.
            Questo proclama viene dalla Francia perché oggi, in quel paese, infuria un vasto dibattito sulla pedofilia. Questo a seguito di libri che hanno fatto scalpore, come Le Consentement de Vanessa Springora[1] e La Familia Grande di Camille Kouchner[2], che rivelavano relazioni pedofile prolungate da parte di personaggi di notorietà pubblica. Questo dibattito ha portato a una nuova legge (loi n° 2021-478 du 21 avril 2021) che mira a proteggere i minorenni da crimini e delitti sessuali e dall’incesto[3].
            Questa legge ha creato quattro nuove infrazioni che prima non esistevano nella legislazione francese:
  • Il crimine di stupro su minori di meno di 15 anni, punito con 20 anni di reclusione.
  • Il crimine di stupro incestuoso su minore di meno di 18 anni, anch’esso punito con 20 anni di reclusione.
  • Il delitto di aggressione sessuale sui minori di 15 (modifica dell’articolo 222-22-2 del codice penale) precisando che costituisce aggressione sessuale anche il fatto di « imporre a una persona, attraverso la violenza, la costrizione, la minaccia o la sorpresa, il subire una violazione (atteinte) sessuale da parte di un terzo o di procedere su se stessa a una tale violazione ».
  • Il delitto di aggressione sessuale incestuosa su minore di 18 anni.

La legge introduce anche una clausola detta « di Giulietta e Romeo » : non sono criminalizzabili gli amori tra adolescenti se tra il maggiore e il minore ci sono meno di cinque anni di scarto. (Questo significa che può avere rapporti sessuali con un ragazzo o una ragazza di 14 anni un ragazzo o una ragazza di 18 anni, ma non già più di 19.)
Come si vede, l’incesto qui entra in scena nel senso che la legge vieta ogni rapporto sessuale con tutti i minorenni se questo rapporto è incestuoso. Ma la legge riguarda essenzialmente la pedofilia, non l’incesto.
            È quindi molto significativo che meno di cinque mesi dopo la promulgazione di questa legge questi “psicoanalisti europei” facciano circolare questo appello, che propone di far entrare la proibizione dell’incesto addirittura nella Costituzione della Repubblica francese. In effetti il titolo lascia pensare che questi psicoanalisti vogliano proibire l’incesto in generale, anche tra adulti consenzienti; e che quindi la legge del 21 aprile 2021, punendo unicamente l’incesto tra maggiorenni e minorenni, sia del tutto insufficiente. Costoro prendono così una posizione ben poco analitica, quella di aspiranti legislatori in quanto psicoanalisti (e non quindi in quanto semplici cittadini di un paese democratico).
Solo leggendo il testo per intero (mi ha colpito per le sgrammaticature, che la traduzione italiana ha fedelmente conservato) si può intendere che esso si riferisca solo all’incesto tra adulti e minorenni (anche adolescenti? Qui si parla solo di “stupro di bambini”). Se le cose stanno così, si dirà, nulla di nuovo né di importante: la legislazione francese proibisce la pedofilia in generale, anche tra consanguinei, come abbiamo visto. Che cosa quindi la FEP vuole proporre di fatto? Un’aggravante per atti di abuso sessuale con minori se sono consanguinei? E quali consanguinei?: figli e figlie, o anche nipoti (petits fils) e nipoti (neveux e nièces)?  E tra cugini di primo grado, anche con loro è incesto? E il sesso con figli adottivi, è incesto?
            Sono abituato a riconoscere le ambiguità delle norme giuridiche, oltre che l’ambiguità dei discorsi politici. Questa ambiguità è un corollario della distinzione, a opera della linguistica, tra enunciato ed enunciazione. Un esempio eloquente è quello della barzelletta ebraica raccontata dallo stesso Freud. Due ebrei si incontrano in treno in Polonia, e A chiede a B: “Dove sei diretto?” B risponde: “Vado a Cracovia”. Al che A si indigna: “Ma perché mi dici che vai a Cracovia per farmi credere che vai a Varsavia, mentre invece vai proprio a Cracovia?” Diciamo che l’enunciato di B è “vado a Cracovia”, l’enunciazione sarebbe “vado a Varsavia”. Molto spesso nel discorso politico, etico, giuridico e psicoanalitico si gioca proprio su queste ambiguità: tra ciò che si dice e ciò che si vuol fare intendere.
Porto un esempio di discrasia tra enunciato ed enunciazione preso da una disposizione legislativa italiana ben nota alla mia generazione, quella sul “delitto d’onore”[4].
            L’art. 587 del codice penale Rocco recitava:
 
Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell'atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d'ira determinato dall'offesa recata all'onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella.
 
            Capolavoro di ambiguità. La pena (molto attenuata rispetto all’omicidio volontario) si applica a chi uccide “il coniuge”, quindi si intende che il coniuge ucciso possa essere sia il marito che la moglie. Ma si applica anche a chi uccide la figlia o la sorella, non a chi uccide il figlio o il fratello, il che sortisce un effetto di après-coup, di senso retrocedente, su “il coniuge”: si tratta, nel sottinteso, di donne in “illegittima relazione carnale”. Ovvero, l’enunciato dice “puoi uccidere il coniuge, marito o moglie, se scopri che ti tradisce”, ma l’alone semantico dell’enunciazione suggerisce “puoi uccidere tua moglie se scopri che ti tradisce” perché il tradimento grave è quello femminile. Inoltre, non si dice se la figlia o la sorella che si uccide (o di cui si uccide l’amante) sia maggiorenne o minorenne, quindi, la norma si applica anche a donne maggiorenni. È di fatto una quasi-autorizzazione al femminicidio. Inoltre non si dice se la figlia o la sorella siano sposate o meno, e questo non dire è ancora più importante di ciò che la legge dice: di fatto, l’attenuazione della pena è prevista anche se si uccidono figlie o sorelle maggiorenni e nubili, ovvero è l’uomo, padre o fratello che sia, a decidere con chi le donne di famiglia debbano avere rapporti sessuali. Come si vede, nella formulazione di una legge il non detto è altrettanto importante del detto.
            Certo questo proclama della FEP non è una norma di legge, ma anche qui il “non-detto” è altrettanto importante del “detto”. Parlare di “divieto dell’incesto” in generale, senza precisare che si tratta dell’incesto con minorenni, svela un senso latente dietro la carenza del senso manifesto: è l’incesto in generale che andrebbe punito, secondo queste signore e signori. Ora, siccome l’incesto ha cessato di essere un reato in Francia nel 1810 col codice napoleonico, di fatto si propone una restrizione delle libertà personali (degli adulti) che in Francia è assente da più di due secoli, una sorta di ritorno all’Ancien Régime.
 
            Ma prima di analizzare la straordinaria ambiguità di questo testo FEP, vorrei fare il punto sulle legislazioni sull’incesto nel mondo. Fermo restando che si tratta qui per lo più di incesto tra adulti consenzienti, non di incesto su minori da parte di parenti maggiorenni, cosa che quasi tutte le legislazioni sanzionano, compresa quella francese, come abuso su minore.
           
 
2.
            Basta gettare uno sguardo su come i vari paesi legiferino sull’incesto, per capire quanto la giurisprudenza moderna, per quel che riguarda l’incesto, sia in uno stato confusionale.
In effetti, come abbiamo detto, la Francia è uno di quei paesi che ammette l’incesto tra adulti consenzienti. Questa norma del 1810 si applica ancora anche al Belgio e al Lussemburgo. I paesi per i quali l’incesto è legale sono, in effetti, oltre a questi tre: Spagna, Portogallo, Paesi Bassi, e di fatto tutti i paesi dell’ex-URSS (Russia, Paesi baltici, Ucraina, Bielorussia, Giorgia…) e sorprendentemente la Turchia (retaggio delle riforme laiciste di Kemal Atatürk). In Asia è legale in Cina, Giappone, India, Filippine, Tailandia. Nell’America latina lo è in Brasile, Argentina, Guayana francese. In Africa in Costa d’Avorio. L’incesto è invece un delitto in quasi tutti i paesi anglofoni.
Ci sono però tanti altri paesi (gran parte dei quali africani, ad esempio) che non menzionano mai l’incesto nei loro sistemi penali, e dove quindi l’incesto di fatto è ammesso. Fra i paesi “tolleranti” più importanti troviamo il Messico, tutti i paesi dell’Africa settentrionale (Egitto incluso), l’Indonesia. È nei paesi islamici che l’incesto è più severamente perseguito (ma non in tutti come abbiamo visto) e in tre si prevede la pena di morte per gli incestuosi: Somalia, Arabia Saudita, Iran.
            L’Italia poi ha una normativa unica al mondo, che mi pare un capolavoro di ipocrisia: l’incesto è punibile solo quando da esso “deriva pubblico scandalo”. Come a dire: “consanguinei, fate pure sesso tra voi, purché non lo si sappia in giro!” Così recita la legge italiana:
 
«Chiunque, in modo che ne derivi pubblico scandalo, commette incesto con un discendente o un ascendente, o con un affine in linea retta, ovvero con una sorella o un fratello, è punito con la reclusione da uno a cinque anni.
La pena è della reclusione da due a otto anni nel caso di relazione incestuosa.”[5]
 
Da notare che la legislazione italiana considera incestuosa anche una relazione tra affini, ovvero tra parenti acquisiti che non hanno tra loro “legami di sangue” come si diceva un tempo, ovvero che non hanno un patrimonio genetico comune significativo (come cognati, o nuora e suocero, o genero e suocera, ecc.). Oggi sia le legislazioni che la nostra visione dei rapporti di parentela esclude che il sesso tra affini sia di natura incestuosa. Possiamo deprecare il fatto che due cognati vadano a letto insieme, nessuno però parla in questo caso di incesto. Segno che la legislazione italiana è rimasta molto indietro sui tempi.
             L’impressione generale che si ha, dando uno sguardo alla mappa planetaria delle legislazioni sull’incesto, è che esse di fatto sembrano dovute a fattori casuali. Perché ad esempio Argentina e Brasile considerano lecito l’incesto, mentre il Cile – unico paese latino-americano – lo proibisce?[6] In linea generale possiamo dire che i paesi cattolici sono meno “proibizionisti” dei paesi protestanti (ma l’incesto è punito in paesi cattolici come Austria e Ungheria).
            Un caso interessante è quello dell’Irlanda e della Germania: in entrambi i paesi è punito solo l’incesto eterosessuale, non quello omosessuale. Evidentemente in questi due paesi quel che appare grave non è far sesso tra consanguinei, ma il fatto che possa venir fuori una progenie incestuosa, con i rischi ben noti sulla salute della prole. Insomma, è una proibizione eugenetica.
            Quel che colpisce ancora di più è la gran massa di paesi dove l’incesto non è preso minimamente in considerazione, come se non esistesse. In tutti questi paesi i rapporti sessuali, anche incestuosi, vengano considerati “faccende private” nelle quali lo stato non è tenuto a intervenire penalmente, qualunque sia la valutazione morale di questi atti.
 
3.
            L’impressione generale è che in realtà l’incesto (sempre tra adulti, ovviamente) non sia sentito oggi come un problema eticamente e politicamente importante, sul quale si scontrerebbero opinioni opposte, come invece accade per l’aborto, o le relazioni omosessuali, o l’uso delle sostanze dette stupefacenti, o l’eutanasia, ecc. L’incesto sembra restare in un cono d’ombra nella maggior parte dei paesi, in un angolino della biopolitica, come si suol dire oggi sulla scia di Foucault. Tutta l’attenzione è focalizzata sugli abusi sessuali in famiglia a danno di figli minori.
Sin dagli anni 1980, a partire dai paesi anglo-americani, è cresciuto un movimento – che ha assunto anche aspetti paranoidei e persecutori – di denuncia del “sesso in famiglia”. Valanghe di inchiostro sono state rovesciate su questo tema. Io stesso ho potuto assistere, negli Stati Uniti, a una sorta di crociata di massa: tanti adulti “ricordavano” giochi sessuali con la madre, il padre, le zie, le bambinaie, i nonni e le nonne… Non c’era quasi famiglia americana in cui non si contasse almeno un caso di denuncia retroattiva suisupposti abusi degli adulti sui bambini. Ma appunto, quel che turbava e turba tuttora non è il carattere incestuoso di quelle molestie o abusi, quanto il loro carattere pedofilico, il fatto che riguardasse bambini[7].
            Da dove viene allora la passione censoria che agita questi psicoanalisti francesi? Perché sembrano voler criminalizzare l’incesto in quanto tale, quando il problema vero appare, oggi, il difendere i bambini dalla violenza degli adulti, che assume svariate forme oltre a quella sessuale?
 
            La mia impressione è che la società occidentale stia andando sempre più verso una accettazione dell’incesto tra adulti consenzienti. Sempre più leggo romanzi, vedo film e video, ecc., in cui l’incesto – in particolare tra fratello e sorella – viene, se non esaltato, rappresentato senza fosche tinte. Sempre più l’arte e la letteratura presentano gli adulti incestuosi come simpatici… L’incesto viene dato come qualcosa di frequente, banale, non come un caso-limite mostruoso o sublime. Mentre la nostra morale tende sempre più a condannare i “giochi sessuali” di adulti con bambini – che erano di fatto tollerati fino a non molto tempo fa – d’altro canto, in un movimento che solo superficialmente appare contraddittorio, tende a sdoganare, come si dice oggi, l’incesto tra adulti.
            Ciò è dovuto all’imporsi sempre più della filosofia utilitarista, fiorita a partire dal XVIII° secolo, soprattutto in Gran Bretagna, sull’onda della cultura illuminista (Hume, Bentham, Mill). Non ho qui lo spazio per inoltrarmi in un’analisi dell’utilitarismo[8]. Dirò che esso si basa sul fatto che dobbiamo considerare buono tutto ciò che aumenta il piacere degli esseri umani (come singoli) e che diminuisce il loro dispiacere. Il piacere mio e degli altri diventa il vero metro con cui si giudicano gli atti umani. Questo ha portato, tra le altre cose, all’accettazione piena dell’omosessualità: siccome gli atti omosessuali non arrecano danno a nessuno, anzi, danno piacere a chi li compie, non c’è alcuna ragione per condannarli eticamente, per perseguirli penalmente, e per catalogarli come disturbi (disorders) mentali[9]. Di solito le valutazioni etiche, giuridiche e mediche tendono a sovrapporsi, come vediamo nel senso opposto per la pedofilia: essa è rigettata eticamente, ma anche giuridicamente (è un reato) e considerata patologia (rientra come parafilia nei manuali psichiatrici più influenti).
            Non esprimo qui la mia opinione, non dico se per me l’incesto (tra maggiorenni) sia una cosa buona, cattiva o neutra, prendo solo atto di una direzione storica. Sempre che la morale utilitarista prosegua la sua espansione, e che non si produca un ribaltamento di tutti i valori, cosa sempre possibile nella storia (non credo nel determinismo storico). Ma se i cosiddetti “valori occidentali” sopravviveranno (democrazia, diritti civili, promozione dell’autonomia individuale, libera espressione, ecc.) è inevitabile che prima o poi anche l’incesto venga derubricato come atto penalmente perseguibile. Ed è un segno significativo il fatto che il Manuale Diagnostico del Disturbi mentali (DSM-5), il manuale psichiatrico americano che oggi domina in gran parte del mondo, non parli mai dei desideri e atti incestuosi come disturbi o disordini. (Non bisogna dire più “malattie mentali” né “patologie mentali”, sarebbe una gaffe, bisogna dire disturbi.) L’etica utilitarista non può condannare, infatti, le scelte sessuali di adulti, qualunque queste siano, a meno che queste non arrechino danno e dispiacere ad altri.
           
4.
 
            In questo contesto va compresa questa proposta di “psicoanalisti europei”: come una reazione all’avanzare della morale utilitarista in Occidente. Abbiamo visto che il dare esempi di abusi sui bambini è un enunciato (“vado a Cracovia”) per significare un’enunciazione (“vado a Varsavia”): è l’incesto in quanto tale – anche tra adulti – quel che questi analisti vogliono penalizzare, anche se non osano dirlo apertamente. È un parlare a nuora perché suocera intenda. In effetti, il documento dice “La proibizione dell'incesto è costitutiva dell'umanità in tutti i paesi”, dopo aver detto che l’incesto è un “divieto irriducibile” perché “garante della possibile convivenza dei soggetti parlanti”.
            Si tratta qui di una ripresa superficiale e maldestra di concetti di Claude Lévi-Strauss e di Jacques Lacan (anche se questa istituzione psicoanalitica si vuole anti-lacaniana). L’antropologo Lévi-Strauss faceva notare che in ogni società o cultura umana (non quindi “in tutti i paesi”!) vige una qualche forma di tabù dell’incesto, nel senso che il matrimonio tra un certo tipo di consanguinei non è consentito. Il punto però è che, come precisa Lévi-Strauss, i consanguinei proibiti, “incestuosi”, variano da società a società, a seconda del tipo di struttura parentale. Ogni società sanziona certi accoppiamenti come incestuosi, ma non è detto che siano gli stessi. Per esempio, in certe società l’unione tra cugini paralleli (figli cioè di siblings dello stesso sesso) è considerato l’incesto peggiore, un crimine, mentre l’unione tra cugini incrociati (figli cioè di siblings di sessi diversi) non solo è consentito, ma raccomandato e auspicato. Lévi-Strauss ha dimostrato le ragioni strutturali di queste preferenze per noi strane in relazione alla struttura parentale di queste culture. Nella nostra società invece l’unione tra cugini – non ci interessa se siano paralleli o incrociati – è ammessa, e bisognerebbe capire il perché. Non ce lo chiediamo perché tendiamo a dare come logico e scontato tutto ciò che esiste.
            In società che non riconoscono il ruolo paterno – come le società delle isole Trobriand studiate da Malinowski – i rapporti sessuali fra il padre e la figlia naturale non sono incestuosi, dato che questa cultura non riconosce nel padre naturale la funzione paterna, che attribuisce invece allo zio materno. Insomma, è vero che ogni società prevede unioni incestuose, ma non sono le stesse. Inoltre, secondo la teoria antropologica, la proibizione dell’incesto è la parte negativa di un obbligo positivo: la necessità di scambiare le proprie donne (figlie e sorelle) con donne di altri in modo da creare un tessuto sociale di alleanze. L’incesto è escluso un po’ come se si vietasse che una comunità familiare produca e consumi beni senza scambiarli con altri: questa comunità autarchica impedirebbe il costituirsi di una società.
            Quanto all’individuazione degli esseri umani come “soggetti parlanti”, si tratta di una caricaturizzazione della teoria lacaniana secondo cui ogni soggetto si costituisce in relazione a una Legge, e che quindi è l’accesso al linguaggio e alle sue regole a farci soggetti in senso psicoanalitico. Ma proprio l’esperienza analitica ci dice come la legge, il desiderio dell’Altro, sia ciò che in ogni modo cerchiamo di trasgredire. Per Lacan la funzione paterna consiste nell’impedire che madre e bambino si “fondano”, insomma il padre deve impedire che la madre risucchi il proprio rampollo in sé, ma questo è cosa ben lontana dal fatto che degli adulti possano avere desideri incestuosi. In effetti, se è vero che la Legge di ogni società proibisce atti sessuali con certi consanguinei, ciò non toglie che di incesti se ne siano sempre consumati, e tuttora se ne consumino. Una cosa è la legge, altra cosa sono gli atti che si compiono, che spesso trasgrediscono la legge. La legge, in fondo, è sempre in relazione alla sua trasgressione, questo degli analisti dovrebbero saperlo meglio di tutti. Essa funziona tanto più come legge in quanto viene trasgredita. Sarebbe come dire che il furto nega la soggettività umana… È vero che forme di furto sono condannate in quasi tutte le società, ma la società è piena di furti, e questo non le impedisce di essere “società umana”. Purtroppo, non c’è niente di così umano del rubare… il che non ci impedisce di condannarlo e punirlo.
            È vero che l’esperienza clinica ci dice quanto siano perniciose, per i figli, delle relazioni “fusionali” o simbiotiche tra genitori e figli, in particolare tra madre e figli. Ma questo di solito non comporta incesto nel senso in cui noi lo intendiamo. Ad esempio, una donna con vari squilibri mentali è stata lavata sempre dalla madre fino a 27 anni… parti intime incluse. Non era incesto, ma qualcosa che è risultato poi peggiore dell’incesto.
            Il che pone una questione che non è possibile evitare quando si parla di incesto: quando e in quali condizioni un atto con consanguinei è sessuale e quindi incestuoso? Il caso di cui sopra, quello di una madre che lava sistematicamente la figlia, può essere considerato incesto? E adulti che deambulano nudi per casa mostrandosi così a figli minori, è esibizionismo incestuoso? Fino a che punto baci e abbracci tra genitori e figli sono puramente affettuosi e quando cominciano a essere incestuosi? So di casi di padri che dormono nello stesso letto con la figlia bambina o adolescente, che l’accarezzano anche sulle natiche senza giungere però alla masturbazione… È questo incesto o no? Dove, in una relazione più o meno erotizzata, comincia l’atto veramente sessuale? E come dire fino a che punto una relazione umana è erotizzata o meno? Il rapporto tra un ginecologo e la sua paziente, per esempio, non è normalmente erotizzato, ma talvolta, lo sappiamo, lo è.
            Si ha l’impressione che questo richiamo maldestro a certi pensatori francesi sia, per questi “analisti europei”, un modo per reintrodurre un concetto che la filosofia utilitarista ha messo definitivamente in crisi: quello di atti “secondo natura” e “atti contro natura”. Un concetto di derivazione aristotelica. L’omosessualità, per esempio, era condannata moralmente e legalmente come “atti contro natura”, dato che i soli atti sessuali naturali erano quelli tra uomo e donna, e che congiungono i due diversi genitali. Una madre che uccida il proprio piccolo era “atto contro natura” perché la supposta natura umana esige che una madre ami i propri rampolli e li protegga. In realtà l’infanticidio è sempre esistito. Oggi, con la prevalenza dell’etica utilitarista, l’uccisione di un bambino da parte della madre è punita non perché atto contro-natura, ma sulla base del principio che il neonato è portatore di diritti, primo tra tutti quello alla vita. Ovvero, un neonato ha diritto a godere della vita, e non importa chi gli neghi questo diritto.
            Anche se questi analisti non dicono “l’incesto è atto contro natura” perché ormai si coprirebbero di ridicolo, è questo però ciò a cui alludono: l’incesto non è nella natura umana, che viene qui identificata a una natura sociale dell’umanità. Oggi noi[10] pensiamo che tutto ciò che accade è naturale. Quel che conta è se quel che accade ci piaccia o meno. Uno tzunami è naturale, ma cerchiamo di evitarlo perché semina distruzione. Anche la morte è cosa naturale, eppure cerchiamo attraverso la medicina di rinviarla il più possibile.
 
5.
 
            Il fatto che siano proprio degli analisti a farsi paladini di un’etica di tipo aristotelico, quindi non utilitarista, non deve sorprenderci. È noto come gli psicoanalisti, soprattutto americani, si siano schierati per lo più con chi sosteneva che l’omosessualità fosse una patologia (in disaccordo con l’opinione dello stesso Freud). Almeno in America, rispetto agli psichiatri gli psicoanalisti si sono mostrati molto più conservatori. Tuttora molti analisti – in verità quelli più anziani – mi dicono che l’omosessualità “va spiegata”, che essa è qualcosa di morboso, alcuni sostengono fermamente che è una perversione. Dicono che gli omosessuali sono i peggiori perversi perché negano (nel senso freudiano della Verneinung) la differenza tra i sessi. Tutto ciò mostra quanto la psicoanalisi, rispetto ai suoi inizi, abbia ribaltato la spinta etica che l’aveva generata.
            Con Freud, di fatto si abbandona il concetto stesso di “patologico”: nella misura in cui tutti abbiamo un inconscio, tutti siamo “patologici”. Del resto c’è una psicopatologia della vita quotidiana (lapsus, dimenticanze, gaffes, ecc.). È vero che l’omosessualità va spiegata, ma va spiegata anche l’eterosessualità. Ovvero, nella sua ispirazione originaria, la psicoanalisi cercava di ricostruire il modo in cui ciascun soggetto “costruisce” il proprio oggetto di desiderio. Che un uomo sia attratto da una donna e una donna da un uomo non è affatto scontato, “naturale”, per Freud. Ben sappiamo il percorso così complicato dello sviluppo libidico secondo Freud, che passa attraverso l’Edipo, l’angoscia di castrazione, l’invidia poenis, la distruzione dell’Edipo, ecc. ecc.
            Insomma, la psicoanalisi ha compiuto una rivoluzione perché ha cercato di districarsi dall’impianto normativo della psichiatria, la quale, sin dagli inizi, si era dedicata a stabilire che cosa fosse normale e cosa patologico. La psicoanalisi ribaltava il discorso psichiatrico: non si tratta di vedere come e in qual misura certi comportamenti rientrano o meno nella norma, ma, al contrario, vedere come il confronto con le norme (inconsce per lo più) generi certi comportamenti e sintomi.
            Purtroppo, col tempo, questa spinta anti-psichiatrica della psicoanalisi si è esaurita, persino in Francia, che pure è tra i paesi che maggiormente voleva distinguersi dallo scivolamento normativista della psicoanalisi. La dottrina di Freud è stata cioè interpretata come un criterio di selezione e discriminazione tra ciò che è “sano” e ciò che è “malato”, tra il “falso sé” e il “vero sé”, ecc. La psicoanalisi ha finito insomma col far corpo alla normatività sociale. Per cui non c’è da stupirsi che degli analisti promuovano addirittura delle leggi – mettendosi in una posizione che la psicoanalisi chiama super-egoica - facendo credere che la loro dottrina dia “strumenti scientifici” per sostenere la bontà o meno di certe norme giuridiche.
Come cittadino posso anche essere convinto che l’incesto tra adulti sia una cosa obbrobriosa (magari anche tra affini), ma è un abuso sostenere che la mia teoria e pratica psicoanalitiche diano un fondamento a questo mio senso di obbrobrio! È come quando, nel XIX° secolo, i medici cercavano di impedire con ogni mezzo la masturbazione tra i bambini (legando anche di notte le mani dei bambini o cauterizzando il clitoride!), dando le “prove scientifiche” che la masturbazione era causa delle più varie afflizioni fisiche e mentali. Oggi sappiamo che queste “prove” erano solo razionalizzazioni di una filosofia di fondo della medicina dell’epoca, una filosofia funzionalista, secondo cui il sesso deve servire solo al coito e a generare prole, ed è morboso se non serve al coito e a generare prole. I medici credevano di essere scientifici, in realtà portavano avanti – spesso senza saperlo – la morale della chiesa cattolica o di altre chiese.
             



[1] È il racconto autobiografico dell’autrice (pubblicato nel 2020), sedotta tra i 14 e i 16 anni da un uomo cinquantenne, il noto scrittore francese Gabriel Matzneff.
[2] Racconto autobiografico (pubblicato nel 2021) in cui l’autrice, professoressa universitaria, descrive gli abusi sessuali subiti dal fratello gemello tra i 13 e i 15 anni a opera del loro patrigno, il noto professore universitario e politico socialista Olivier Duhamel.
[3] La legislazione francese distingue i delitti (délits) dai crimini (crimes). Questi secondi sono più gravi dei delitti.
[4] Le disposizioni sul delitto d'onore sono state abrogate in Italia il 5 agosto 1981 (legge 442).
[5] Art. 564 del codice penale; è ricompreso tra i delitti contro la famiglia (titolo XI) e, in particolare, tra i delitti contro la morale familiare (capo II).
[6] L’incesto è proibito anche nella Guiana britannica e nel Belize in quanto sono o sono state colonie britanniche.
[7] Rimando a un mio studio sulla pedofilia oggi: "Puer sacer. Note su pedofilia e pederastia". POL.it, 28-VIII-2020, http://www.psychiatryonline.it/node/8824.
[8] Mostro l’influsso crescente della filosofia utilitarista nel cambiamento delle nostre categorie psichiatriche in: S. Benvenuto, Lo psichiatra e il sesso, Mimesis, 2021.
 
[9] La decisione più influente in questo senso – quello dell’American Psychiatric Association, di escludere l’omosessualità dai disorders psichiatrici – risale al 1974. Essa fu anche frutto di una grande mobilitazione anche mediatica dei movimento omosessuali all’epoca, che godette di un vasto appoggio dell’intellighentzia americana.
 
[10] Per “noi” intendo non tutti gli abitanti dell’Occidente cristiano o post-cristiano, ma il tipo di mentalità dominante, che ispira tra l’altro le scelte giuridiche e legislative.

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Commenti

Grazie per la lezione di Storia
Nel testo resta una implicita condanna della omosessualità... per lo scorrere delle frasi successive...
Lavare i genitali è soprattutto per le donne un atto sessuale...
Nel lavarsi i genitali ognuno può così scoprire / ammettere / negare / rimuovere / nevrotizzare il proprio onnipresente ed onnipotente piacere anale clitorideo e del glande.
Sono d'accordo che gli psicanalisti siano ormai regrediti come bambini capricciosi... e autoreferenziali, per questo gli ho dedicato due lezioni utili per loro come per i bambini...


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