Riassunto della giornata

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5 dicembre, 2012 - 18:01

 

Panorama sulla tavola rotonda nella giornata conclusiva

 

Dopo una lettura delle relazioni presentate nelle varie sessioni nella giornata di ieri, la tavola rotonda inizia con un intervento, piuttosto criticato, di Alessandro Diottasi che, a nome di alcune comunità terapeutiche, espone la sua idea contro l'assunzione di farmaci sostitutivi per trattare una persona tossicodipendente essendo, quest'ultima, bisognosa esclusivamente di interventi socio-riabilitativi e di relazioni valide per compiere progressi maturativi e ,parafrasando, erroneamente "ingabbiata farmacologicamente". Nel documento da lui esposto si legge che la tossicodipendenza non è una malattia e quindi non va curata né con la droga, né con i farmaci, un'accesa accusa ai Ser.T., visti come arbitri assoluti per le decisioni e alla "medicalizzazione" della tossicodipendenza che determinerebbe solo una cronicizzazione del disagio mentre l'ingabbiamento metadonico servirebbe soltanto ad impedire alla persona tossicodipendente di "dare fastidio". Definisce le comunità terapeutiche come "l'unica alternativa di cambiamento".

 

Gli antiproibizionisti, a nome dei quali parla il Dr. Ignazio Marcozzi Rossi, espongono come la tossicodipendenza sia l'unica psicopatologia per cui si applichi una sanzione e per la quale non esista una reale scelta terapeutica a causa dell'intromissione della legge e fanno notare come troppo spesso intervengano persone che non sanno nulla di trattamenti medici o psicologici mentre, per qualsiasi terapia, servirebbe una valutazione di efficacia scientifica. Sottolineano come sia da reputare un falso che la legislazione italiana impedisca la sperimentazione della prescrizione controllata di eroina e che la somministrazione di metadone possa essere esclusivamente a scalare, poichè di fatto la legge 45 non dice questo.

 

Il Dr.Gatti mostra, in seguito,come sia fondamentale la dignità ed il rispetto per i pazienti, come i servizi non siano ancora sufficienti ed adeguati alle necessità e come sia improponibile che, un errore di gestione degli stupefacenti, stigmatizzi il medico imponendogli il ruolo dello spacciatore. Sottolinea inoltre come il non considerare il tossicodipendente come un malato implichi anche, fra le altre cose, il non considerarlo curabile. Infine invita i politici ad andare a visitare il Ser.T. più vicino a casa loro ed ad operare una revisione della legge 309 per garantire meglio il lavoro del medico.

 

Il problema dell'insufficienza delle strutture viene trattato anche dal Dr.Polidori che espone perché la cura con metadone possa essere considerata un trattamento efficace: stabilizza il paziente e di conseguenza riduce la mortalità, la diffusione delle malattie trasmesse sessualmente e la criminalità , inoltre tende a precisare che, per attuare un'adeguata terapia, è sostanziale suddividere i consumatori occasionali da quelli dipendenti dove, quest'ultimi, non troverebbero beneficio da esclusivi interventi educativi.

 

Il Dr. Serpelloni si rivolge prevalentemente ai politici delle regioni evidenziando come è loro compito fondamentale adoperarsi affinché ci siano una corretta prevenzione, diagnosi e cura. Afferma l'importanza di basarsi nelle scelte terapeutiche su dati "evidence based" invece che su opinioni ed ideologie e di mettere in atto, nel tempo, verifiche della loro efficacia.

 

Il Prof. Lucio Gamberini nota come la conferenza abbia offerto un'occasione di dialogo inaspettata e ripropone la depenalizzazione del consumo, l'uso terapeutico dei cannabinoidi e l'analisi delle sostanze stupefacenti(come avviene già in Europa); mette inoltre in evidenza i problemi ancora esistenti per la distribuzione del metadone.

 

La Dottoressa Grazioso, direttrice del carcere Sollicciano 2, espone come sia complessa la realtà del carcere anche in riferimento alle diverse tipologie di utenze che comprende, al malessere che ineluttabilmente genera e all'assenza, in ogni penitenziario, di Ser.T e circuiti specialistici.

 

La proposta di Don Egidio Smacchia verte su una sperimentazione, ma esclusivamente in un regime maggiormente controllato ed attentamente valutato e sulla decarcerizzazione, quando le circostanze lo permettono, sottolineando come la misura di affidamento, prevista dalla legge sia ancora sottoapplicata. Mette in evidenza l'importanza di un'opera di prevenzione ad iniziare già dalla scuola, che per questo definisce come un'agenzia di salute.

 

La Dottoressa Zuffa si rivolge all'On. Amato chiedendogli un minimo di coerenza rispetto alle dichiarazioni del 1993, insiste sulla necessità da parte dei politici di confrontarsi anche con dati scientifici ed evidenzia come sia necessario attuare nuove strategie visto che il numero dei detenuti tossicodipendenti non è ancora sufficientemente calato.

 

Chiude la tavola rotonda Don Vinicio Albanesi che, ringraziando l'On. Turco (per essere presente, pur essendo stata lasciata sola?), tira le somme dei tre trascorsi giorni sottolineando, con fare accattivante, le discrepanze emerse e le defezioni. Parla dell' importanza di una distinzione fra uso ed abuso di sostanze e della necessità di intervenire a monte per evitare che l'uso si trasformi in abuso.

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