Prima giornata - Venerdì 23 novembre

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30 novembre, 2012 - 15:08

 

Dal 23 al 25 novembre si è svolto a Milano al Palazzo delle Stelline l'XI convegno nazionale CIPA: "IL Padre: parola, silenzio, trasformazione".

L'inizio dei lavori, a cui ha partecipato un gran numero di interessati, non solo di appartenenza alla scuola Junghiana, è stato inaugurato, in maniera molto suggestiva, dalle sequenze del film "Billy Elliot" al fine di creare l'adeguato clima psicologico di ascolto e confronto. È stato quindi il presidente del CIPA, Enzo Vittorio Trapanese, ad aprire il convegno soffermandosi su come il ruolo del padre abbia subito diverse trasformazioni negli ultimi decenni: trasformazioni che si riflettono nei vissuti dei pazienti, ma che influenzano anche l'orizzonte delle aspettative dell'analista. Ha affrontato il tema dell'assenza ed ha sottolineato come l'oggetto interno-padre sia un "oggetto opaco" comunque artefice di quadri psicopatologici relativi alla perdita del senso di Sé. Ha poi sottolineato che il Convegno vuole offrire un momento di riflessione, di grande respiro e significato, sulla funzione paterna, la sua essenzialità, la sua decisiva importanza sia all'interno della storia di formazione e maturazione psichica individuale, ma anche, e di conseguenza, della possibilità stessa del sociale di ordinarsi secondo modelli di convivenza civile, oggi più che mai in pericolo. Dopo aver rimarcato l'anima pluralista del Convegno ha dato inizio ai lavori.

Nella sala grande la prima giornata è stata dedicata ad interventi sulla psicologia dei bambini e degli adolescenti con i seguenti interventi:

La Dott.ssa Brigitte Allain-Duprè, membro didatta e docente della Societé Française de Psychologie Analityque, ha portato un lavoro clinico relativo alla psicoterapia svolta con un bambino di sei anni, descrivendo il momento in cui il paziente incomincia ad accettare il terapeuta non più nella sola funzione materna ma anche nella sua parte maschile tramite l'accesso alla simbolizzazione ed alla rappresentazione. Inizia in questo modo un dialogo tra parti maschili e femminili nell'interazione paziente-terapeuta. La relatrice espone, con poeticità, il concetto di animus e la funzione di reverie specificando i movimenti controtransferali derivanti dalla seduta riportata.

La seconda relazione è tenuta da Gustavo Pietropolli Charmet, Professore di Psicologia dinamica all'Università di Milano, psicoanalista degli adolescenti ed autore del libro edito da Mondatori "Un nuovo padre". La sua relazione partendo da dati osservati dalla consultazione di adolescenti in crisi, confermati da correlazioni statistiche emerse da vari studi, secondo cui la risoluzione della crisi adolescenziale deriverebbe dal ritorno sulla scena della figura del padre o di un suo significante. Ci si pone quindi il dubbio se la crisi adolescenziale venga attuata per convocare il padre sino a quel momento assente. Il Professore pone quindi l'interrogativo sul ruolo del padre per l'adolescente di oggi e trova una risposta in una funzione di conferma dell'identità di genere, il padre non deve tornare ad essere la figura autoritaria e rigida di un tempo né esser un padre travestito da madre, ma deve operare una funzione di nomina , una funzione teneramente rispecchiante riguardo l'identità di genere e sessuale. Addomesticare la complessità dell'organizzazione della società, fare intravedere possibili futuri, obbiettivi del proprio talento: funzionare cioè da garante, mostrare la capacità di sperare che nel futuro il figlio realizzerà il proprio sé . Questo concetto di padre come decodificatore di percorso per acquisire competenze , avvicinare le risorse , renderle fruibili e soprattutto desiderabili si contrappone a al concetto di padre assente silenzioso cinico. L'adolescente dovrebbe trascorrere questo periodo di evoluzione esistenziale nell'ombra rispecchiante del padre per ridurre le aspettative e diventare realisticamente potente.

Successivamente ha esposto il Dott. Carlo Zucca Alessandrelli, psicoanalista della S.P.I. e Direttore della rivista Argonauti che si occupa anche di tossicodipendenze. Ha discusso il ruolo del padre nella fase di latenza rivalutandola secondo la concezione junghiana come epoca di epoca di inizio della sessualità vera e propria e come la necessità di mettere in latenza conflitti della fase precedente per sviluppare il Sé. Nel periodo di latenza estremamente difficile per la vulnerabilità dell'individuo assume rilevanza il ruolo del padre che viene vissuto dal bambino non solo come il vincitore in quanto colui che sta con la madre ed è da lei ricercato ma il rappresentante dell'ideale. Questo ruolo fondamentale deve poter valorizzare ed autenticare senza umiliare evitando di provocare ferite narcisistiche. Il padre diviene persona capace di mostrare come nella realtà degli adulti sia possibile conservare i sogni dell'infanzia. Il relatore quindi rilegge l'Edipo a colono di Sofocle sottolineando la figura di Teseo.

È stato quindi il turno della Dott.ssa M.agda Di Renzo, socio analista del CIPA e membro del Consiglio dei docenti della Scuola di Psicoterapia, che si è occupata di relazionare la propria esperienza nel lavoro di gruppo con pre-adolescenti classificabili in quadro di deficit dell'attenzione e comportamento dirompente. In questi ragazzi (400) è stata valutata con test psicodiagnostici la presenza di immagini paterne con aspetti minacciosi. La funzione di contenimento e separazione della diade madre figlio comporta l'assunzione del ruolo di terzo del padre, ruolo fondamentale di limite, alterità, e garante delle norme sociali. Il padre deve essere disponibile a ricevere identificazioni proiettive e a restituirle modificate. Il tema della relazione è il padre che non c'era nel pre-adolescente, cioè colui che in tal modo costringe la madre ad assumere il doppio ruolo padre madre con il rischio di esasperare l'animus e snaturare il vero ruolo di madre.

Infine la giornata si è conclusa con la relazione del Dott. Claudio Tacchini, neuropsichiatria infantile e socio del CIPA. Il relatore ha notato nella propria esperienza clinica come circa il 70% dei pazienti in epoca pre-adolescenziale sia costituito da maschi come suffragato anche da dati statistici. Ha inoltre individuato una costellazione sintomatologia comune ma non ben inquadrabile da un punto di vista nosografico caratterizzata da: rifiuto della scuola, scarso senso di responsabilità, difficoltà relazionali sopratutto con i pari di età, paura di sbagliare, fobie ed inibizioni ed una forte aggressività diretta prevalentemente contro la madre. L'autore correla queste manifestazioni sintomatologiche con il quadro attuale del complesso materno del figlio maschio. Il complesso materno positivo normalmente è la base su cui si struttura la sana personalità del bambino. Diventa problematico e patologico quando non trova un compenso nel ruolo paterno diventando un complesso dominante. Nell'attuale società si sono modificati sia il ruolo della madre che del padre provocando una mancata modulazione tra la funzione materna e paterna che dovrebbero integrarsi. Le ipotesi del relatore nello spiegare il ruolo del padre nel complesso materno del figlio maschio sono legate ad un fenomeno proiettivo , in base al quale vi è una comunicazione inconscia dalla madre al bambino di tipo illusorio che attribuisce al padre il fallimento dell'educazione del figlio maschio e un fenomeno transgenerazionale secondo cui questi padri che tollerano uno spazio così grande della madre nell'educazione dei figli forse sono a loro volta vittime del complesso materno.

Le relazioni della giornata hanno permesso lo sviluppo di un vivace e costruttivo dibattito.

Nell'altra sala il Prof. Francesco Livorsi, professore straordinario di "Storia delle dottrine politiche" all'Università Statale di Milano, in modo molto appassionanto e coinvolgente ha esplorato il tema del padre ne "I fratelli Karamazov" di Dostojeski.

Il dr. Augusto Gentili, socio analista CIPA, ha affrontato il tema del silenzio e le parole del padre all'interno dell'esperienza analitica di una religiosa di culto cattolico.

La dott.ssa Anna Benvenuti, socio analista CIPA, ci ha parlato di "Padri e figlie: una relazione trascurata ". Gli inizi della psicanalisi sono caratterizzati proprio dalla relazione padre-figlia che le pazienti "isteriche" di Freud raccontavano attraverso le fantasie di una violenza sessuale subita dal padre. Letta in chiave simbolica tale fantasia può essere il tentativo di dire in modo indiretto una verità, e cioè che il mondo patriarcale violenta la donna sul piano dell'eros. A partire da ciò, attraverso casi clinici e momenti delle tragedie Antigone e Re Lear, la relatrice prende in esame le possibili declinazioni del rapporto padre-figlia, gli aspetti negativi e i condizionamenti che lo sostengono, ma anche gli eventuali aspetti positivi come il valore iniziatico che può avere per la figlia un rapporto erotico, ma non per questo sessualizzato, con il padre.

 

Nella terza sala il Prof. Vittorio Lingiardi , socio analista del CIPA e professore associato di Psicologia dinamica a La Sapienza di Roma, ha presentato una brillante relazione dal titolo "Le mamme non giocano a baseball: riflessioni sul padre ricordando Stephen Mitchell" Il Dr. Paolo Francesco Pieri, socio analista del CIPA e direttore della collana di Psicologia Analitica del CIPA, edita da Cortina, ci ha proiettato nel mondo di "Un altro maestro".

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