La tristezza vitale. Psicopatologia e fenomenologia della melanconia

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9 aprile, 2013 - 14:45
Autore: Giovanni Gozzetti
Editore: Marsilio
Anno: 1996
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Il testo dedicato ad un tema classico della psicopatologia fenomenologica, grazie alla formazione psicoterapeutica dell'autore - come ricorda Borgna nella prefazione - "unifica e amalgama l'insieme delle argomentazioni psicopatologiche e cliniche, patogenetiche e psicodinamiche che ruotano intorno al tema più generale della depressione, e in particolare della melanconia e tristezza vitale".
Questa è una operazione utile e pregevole in un periodo in cui predomina nella psichiatria il pragmatismo nordamericano e la psicopatologia viene confinata ad un elenco commentato di sintomi: l'autore avverte infatti che è necessario non solo classificare ma giungere alla 'comprensione' di ciò che il paziente esprime, intesa come caratteristica distintiva e fondante delle scienze umane, posta come antitetica alla spiegazione causalistica propria delle scienze della natura, poichè 'lo psicopatologo compie non solo un'osservazione indifferente come nella lettura di una misura, ma nell'atto di scrutare l'anima deve comprendere e partecipare' (Jaspers, 'Psicopatologia generale'): vengono quindi focalizzati gli aspetti della relazione psichiatra-paziente, sia per ciò che viene espresso dal paziente, che da ciò che viene 'ri-sentito' dallo psichiatra, in senso propriamente transferale.
Della 'Melanconia' vengono rintracciate le origini storiche a partire dalla antica medicina greca, e vengono riproposti con grande precisione clinica gli aspetti semiologici e clinici della "personalità premelanconica", a partire dalla definizione di 'endon' di Tellenbach e di "Typus melancholicus", con particolare riferimento alle situazioni critiche che conducono alla 'crisi melanconica'.

Utile complemento iconografico per lo studio della melanconia è il catalogo della mostra veneziana svoltasi presso il Museo Correr nel 1994: "Preferirei di no". 'Cinque stanze tra arte e depressione' a cura di Bonito Oliva, Electa, 1994.
Per la rappresentazione artistica della 'maschera melanconica' (si veda anche S. Resnik, 'L'esperienza psicotica', Bollati Boringhieri, Torino), dove i curatori prendono spunto dal noto racconto di Melville 'Bartleby lo scrivano' e situano nell'emblematico motto "preferirei di no" la condizione depressa di Bartebly che oppone alla conoscenza della realtà il paradosso della "affermazione di una negazione".
Il percorso, attraverso le complesse e variegate espressioni artistiche della depressione e soprattutto della Melanconia, viene presentato suggestivamente in in "stanze" tematiche:
'l'Alchimista' (alchimia, arte, depressione);
'L'ordinatore' (un ordine melanconico);
'Il traditore' (melanconia dell'impossibile);
'Il giocatore' (l'uomo in gioco),
'Il costruttore' (la decreazione tra cupola e nido).

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