La conquista dell'identità

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9 aprile, 2013 - 15:51
Autore: Giovanni Jervis
Editore: Feltrinelli
Anno: 1997
Pagine: 165
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L'autore non ha certo bisogno di presentazioni: è forse uno degli psichiatri italiani noto anche al grande pubblico dei non addetti ai lavori. Con questo agile e stimolante saggio sull'identità egli ripercorre strade già note, ma propone nuove riflessioni. Lo spunto del libro nasce da conferenze, lezioni e conversazioni preparate per un pubblico curioso e non specializzato, e questo spiega il tono divulgativo, comunque mai banale del testo.  Interessante l'appendice sull'evoluzione del concetto di identità personale,c on un'ampia disamina sia dal punto di vista storico che linguistico inpsicoanalisi del concetto di self.
Fin dalle prime battute l'autore cerca di dare una risposta alla domanda: Cos'è l'identità di una persona? Risponde senza indugio: Riconoscersi ed essere riconoscibili.
Ed è questa pronta risposta ad incoraggiare il lettore curioso a procedere con fiducia nell'operazione di dare senso compiuto al quesito.
Essere riconoscibili, dunque, innanzi tutto a sé stessi.
W. James scriveva nel 1980: "Chiunque di noi destandosi dice: ecco di nuovo il mio vecchio me stesso, ecco il mio vecchio letto, la stessa vecchia stanza, lo stesso vecchio mondo". Già nel ritrovarsi al risveglio, ritornando alla realtà quotidiana dall'oblio del sonno e dal mondo variegato dei sogni, io, per così dire mi ritrovo, ... dunque io sono 'così': rieccomi". E inseparabile da un senso di autoappartenenza, vi è un'autodefinizione, che è anche un'autodescrizione. Questa autodescrizionesi apre però su un mondo di incertezze.
E' possibile cambiare identità?
Già il trascorrere del tempo, e le tappe fisiologiche dell'esistenza ci espongono a questo problema. Ma la letteratura e la S.F. ci propongono numero se ipotesi bizzarre, non meno delle proiezioni basate sulle applicazioni possibili della realtà virtuale. Ma come ovviare al senso di precarietà del senso di identità? La serietà del quesito è confermata dal fatto che tutta la clinica moderna della mente ad indirizzo psicodinamico, erede delle formulazioni storiche di Freud e Jung, da alcuni anni ha posto al centro delle proprie preoccupazioni proprio questa tematica. La storia della psicoanalisi moderna è caratterizzata da un progressivo spostamento di attenzione della problematica del conflitto a quella della fragilità, che sul piano della valutazione in psicopatologia significa spostare l'attenzione dallo studio della vita psichica normale,che ha per confine la nevrosi a quello molto più critico che è sul confine della psicosi. Il campo in esame va dall'insicurezza ontologica (già formulata da Laing) allo studio delle difese narcisistiche e delle dinamiche dei rapporti di tipo narcisistico. L'autore giunge quindi a formulare un'ipotesi circa la natura umana: che tra i bisogni essenziali e primari sia da annoverare anche l'esigenza di costruire e difendere un'immagine di sé, dotata di una solidità minimale, che ci consenta diesistere senza dissolverci. Poiché, come i romanzieri e gli artisti sanno bene, nulla spaventa di più il subconscio della sensazione di essere assolutamente nessuno, e in questo annullamento dell'identità si lega alla paura di assumere un'identità aliena. Ed è altresì ovvio, secondo questa linea di pensiero, che il maggior senso di precarietà è accentuato dalla cultura della modernità che èsoprattutto cultura del disincanto (Max Weber), dell'individualismo e delle opportunità molteplici, che altresì diventa in negativo la cultura dello sradicamento.
L'autore affronta poi il tema, molto interessante per il clinico, delle false identità e del falso sé. Furono Helene Deutsche Winnicott ad occuparsi del tema , individuando alcuni casi clinici emblematiciche presentavano il sintomo della "falsa personalità" (falseself), ovvero una identità psicologica contraffatta. Questa contraffazione della personalità avverrebbe per una patologica compiacenza.
Si tratta infatti di soggetti che si presentano agli altri non già secondo la formula io sono così, vediamo se mi volete, ma utilizzando una sorta di mimetismo, una maschera sociale. La formula che individuano è dunque: guarda caso, io sono proprio come voi mi volete. La disamina passa poi attraverso l'esemplificazione di casi clinici alte ma molto importante dei falsi ricordi. E non manca un accenno anche al problema della personalità multipla, non completamente chiarito dal punto di vista nosografico. Nell'indicare le principali conclusioni a cui approdano gli studi moderni sul tema trattato, il libro propone al lettore alcuni strumenti chiarificatori per l'analisi dell'identità personale, che possono costituire uno strumento efficace anche in campo clinico.

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