Riflessioni (in)attuali
Uno sguardo psicoanalitico sulla vita comune
di Sarantis Thanopulos

Chiedi di me se mi trovi

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16 febbraio, 2014 - 00:28
di Sarantis Thanopulos
Ask.fm (da "ask for me, chiedi di me) è un social network che diversamente dagli altri consente ai suoi utenti di interagire in anonimato. Inoltre gli interventi non sono monitorati e in pratica ognuno può scrivere quel che gli pare.
Conta sessanta milioni di utenti di cui tredici si collegano quotidianamente.
L'Italia è il paese con il maggior numero di utenti. La violenza degli interventi supera ogni limite fino a inviti aperti al suicidio.
Negli ultimi mesi si sono suicidati quindici ragazzi provenienti da diversi paesi e tra gli esperti di cyber comunicazione comincia a diffondersi una certa preoccupazione.  
A Padova domenica scorsa una ragazza di 14 anni è morta lanciandosi dal tetto di un albergo abbandonato.
Si era rivolta a Ask.fm in cerca di aiuto, per mettere un'argine alla sua solitudine, e ha avuto come restituzione frasi del tipo:"Tu stai bene da sola. Fai schifo come persona" "Spero che uno di questi giorni taglierai la vena importantissima che c'è sul braccio e morirai".
Le condizioni di accesso a questo sito sito facilitano condizioni di violenza che possono risultare molto pensose e perfino fatali per ragazzi vulnerabili.
Tuttavia le richieste di una regolamentazione da parte dello Stato mettono in ombra una questione ben più importante: il legame tra libertà e senso di responsabilità. Sta sfumando molto pericolosamente la tensione "tragica" tra libertà e senso dei limiti che regge l'edificio democratico della polis a partire da Atene del quinto secolo a.c. Non è qualcosa che si può risolvere con un intervento statale, che possa ergersi al di sopra delle parti, perché riguarda il conflitto tra due opposte concezioni della società: tra la deregulation e il funzionamento paritario degli scambi, tra l'autoreferenzialità individuale e l'interesse comune legato alla relazione di desiderio.
È facile usare un criterio morale e distinguere tra vittime e carnefici in questo scambio infernale tra richiesta d'aiuto e risposte sadiche. Possiamo, nondimeno, capire meglio la realtà in cui viviamo se privilegiamo la differenza tra fragilità che persiste nel suo diritto, rivendicando il dolore come esperienza umana, e fragilità che nega la sua natura, disumanizzando la sua sostanza (cos'è più umano della fragilità del desiderio che ci espone all'altro?).
Sorvegliare la rete e punire i cattivi (di questo passo ci arriveremo prima o poi): come si adatta bene ai buoni sentimenti e all'"utilità sociale" l'indifferenza diffusa nei confronti della disperazione che si distribuisce egualmente tra "agnelli" e "lupi".
Nel messaggio più violento nei confronti dell'infelice adolescente di Padova fa contrasto con l'insieme terribile della frase l'espressione "la vena importantissima". La vena è importantissima per la ragazza che va a morire come per l'anonimo suo interlocutore che la incita a farlo. È la vena della vita, la vena in cui scorre il loro desiderio.
Una senza desiderio va a morire, l'altro va a vivere senza desiderio. La sorveglianza della morte non è vita, prima o poi bisogna accorgersene.

 
 

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