BUONA VITA
Sostenibile e Insostenibile, tra Psiche, Polis e altre Mutazioni
di Luigi D'Elia

Chi costruisce le markette neuroidiote?

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13 aprile, 2014 - 14:57
di Luigi D'Elia
Vorrei proprio conoscere gli ideatori delle solite veline che passano nelle rubriche del Tg2 e di mille altre testate prezzolate di rilevanza nazionale dove il solito schema pensato a tavolino si ripete. Vorrei conoscere gli esperti di marketing che ripetono da decenni lo stesso giochino per idioti e congratularmi e dire loro: “bravi! Avete vinto voi, l’opinione pubblica ci casca sempre”, oppure, “bravi! Riuscite sempre a trovare giornalisti compiacenti e poco brillanti anche nelle alte sfere”.

Ecco un fulgido esempio, molto simile al sevizio passato al TG2 delle 13 di qualche giorno fa; non riesco a ritrovare il link del servizio, ma ricordo bene questa stessa successione contenuta nel seguente articolo. Leggete con molta attenzione questo pezzo assolutamente paradigmatico della neuro idiozia imperante (fonte http://benessere.guidone.it/2014/04/12/ludopatia-la-causa-e-una-disfunzione-cerebrale/?refresh_ce , ma questo è solo un esempio random, lo stesso schema lo potete trovare ovunque):

La ludopatia, la malattia del gioco che spinge le persone a spendere tutti i propri soldi con il gioco d’azzardo tentando continuamente una fortuna che non arriva mai, è un dramma che sta minando la nostra società. Sono i giovanissimi e gli anziani le prime vittime di macchinette del videopoker, gratta e vinci e sale scommessa. Peccatori incalliti? Malati psichici? Forse no … solo malati e basta.
 
Sarebbe infatti nell’insula, la parte del cervello che governa le reazioni fisiologiche, l’interruttore scatenante della patologia del gioco d’azzardo. Un interruttore che si attiva quando è in atto una disfunzione o quando esiste una lesione. Dunque l’eccesso di gioco sarebbe solo frutto di un’anomalia e tutte le folle di scommettitori che il sabato sera stazionano davanti alle sale gioco sono tutti malati? Non proprio, occorre fare distinzioni.

C’è chi gioca per curiosità, chi per divertimento. Si può anche scommettere tutti i giorni puntando cifre irrisorie … in quel caso non si parla di patologia. Ma quando la gente spende tutto lo stipendio o la pensione, quando passa la giornata in queste sale, qualcosa di patologico c’è eccome  Sapere che non dipende da comportamenti emotivi ma da un disturbo fisiologico ben preciso potrà cambiare l’approccio medico per curare questi soggetti e riportarli a una condotta normale.


 
Proviamo qui a svolgere una sommaria analisi del testo:
Parte 1: Presentazione del problema in chiave socio-allarmistica:
 
“è un dramma che sta minando la nostra società”
Il messaggio allarmistico serve ad attirare l’attenzione e alzare i livelli di ansia (ed abbassare conseguentemente i livelli di riflessione).
Parte 2: De-psicologizzazione e de-responsabilizzazione del problema:
 
“Peccatori incalliti? Malati psichici? Forse no … solo malati e basta”
L’individuo viene svuotato di ogni propria autodeterminazione. Non siete viziosi, non avete fumosi problemi psicologici, il vostro problema è altrove (e voi non lo sapete).
Parte 3: Neuro-idiotizzazione del problema:
 
Sarebbe infatti nell’insula, la parte del cervello che governa le reazioni fisiologiche, l’interruttore scatenante della patologia del gioco d’azzardo
Il problema risiede nel vostro cervello. Ecco avvenire la massima manipolazione dell’informazione scientifica. Si scambia, cioè, il correlato neurologico con la causa, operando un violento riduzionismo del comportamento umano.
Parte 4: Falsa problematizzazione del problema:
 
“Dunque l’eccesso di gioco sarebbe solo frutto di un’anomalia e tutte le folle di scommettitori che il sabato sera stazionano davanti alle sale gioco sono tutti malati? Non proprio, occorre fare distinzioni” […]. “Non è raro per esempio trovare comportamenti eccessivi in questo senso nelle persone vittime di incidenti stradali, in sopravvissuti al coma, in anziani con malattie neurodegenerative.”
Qui la manipolazione continua. Si utilizza un falso ragionamento scientifico per trasmettere il messaggio che il cervello disfunzionale dei cerebrolesi è di fatto assimiliabile a quello dei ludopatici.
Parte 5: Medicalizzazione dell’esistenza:
 
“Sapere che non dipende da comportamenti emotivi ma da un disturbo fisiologico ben preciso potrà cambiare l’approccio medico per curare questi soggetti e riportarli a una condotta normale”
Ovviamente lo scopo finale dell’articolo è proprio questo: ridefinire la cura della ludopatia sottraendola alle cure psicoterapeutiche e re-iscrivendola semanticamente nell’alveo dei problemi delle cure mediche e della farmacoterapia (medesima cosa accade per la gran parte delle problematiche psicogene, come l’impotenza, l’ejaculazione precoce, l’ansia, i disturbi alimentari, etc.). Lo slittamento logico per il quale la scoperta dell’area cerebrale corrisponda alla necessità di cure farmacologiche è l’ultima ciliegina sulla torta
 
Ricapitolando:
1.       Esiste un allarme sociale che ci accerchia (l’ansia, la ludopatia, un qualunque disagio psicologico o psicogeno).
2.       L’uomo è una macchina neurochimica con meccanismi e interruttori che ubbidiscono esclusivamente alle scienze della natura.
3.       L’individuo viene sollevato da qualunque incombenza di comprensione di se stesso: è già tutto scritto. Solo le scienze “hard” della natura potranno svelare i meccanismi ancora sconosciuti.
4.       Il correlato neurologico di ogni comportamento, emozione, sentimento, vissuto, viene assimilato, direi collassato nelle sue cause ultime.
5.       L’esatta interpretazione di tali cause ultime è esclusivo appannaggio della ricerca neuro-scientifica, l’unica accreditata a dire l’ultima parola sulla natura umana.  
6.       L’unico approccio accreditato a produrre rimedi e cure è quello medico.

E il giochino è fatto! L’umana esperienza, storicamente e socialmente fondata, viene scippata dalla sua sede naturale e riscritta a suon di molecole intelligenti e camici bianchi.
 
 

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