FIGURINE PANINI
Psicologia e pratica degli sport di squadra
di Leano Cetrullo

Omosessualità e omofobia nella pallavolo professionistica - Una storia vera - Andrea Frangioni

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25 febbraio, 2015 - 21:44
di Leano Cetrullo

Oggi affronteremo degli argomenti molto importanti per la società contemporanea e per lo sport. Ho intervistato Andrea Frangioni, grande amico e atleta dalle capacità indiscusse. Parleremo con lui di argomenti molto forti come l’omosessualità, machismo e coming out .
Voglio ricordare che l’omosessualità non è mai da considerarsi patologica, così come non lo è l’eterosessualità.
Quindi affermare che l’omosessualità possa essere curata o che si debba modificare l’orientamento sessuale di un individuo è un’affermazione priva di fondamento scientifico e portatrice di un pericoloso sostegno al pregiudizio sociale così fortemente radicato nella nostra società ‘’obsoleta’’ e dai mass media.
Molti studi dimostrano che mettendo a confronto bambini cresciuti in famiglie composte da lesbiche o da gay con figli di coppie eterosessuali, non sono emerse differenze per quanto riguarda il funzionamento sociale, emotivo e intellettuale dei piccoli. Inoltre in studi di follow-up condotti quando quei bambini avevano raggiunto l’età adulta, non è emerso che la loro identità o il loro orientamento sessuale fossero stati in alcun modo influenzati dal fatto che i genitori appartenessero allo stesso sesso
Da un punto di vista psicologico, l’avversione o la diffidenza nei confronti di gay e lesbiche deriva dalla preoccupazione per un disordine, qualcosa di “fuori posto” rispetto all’identità e ai ruoli di genere, una sorta di disagio all’idea che vi sia qualcosa di “femminile” in un uomo e di “maschile” in una donna. Da qui il bisogno di darsi una rassicurazione riguardo alla propria “mascolinità” o “femminilità”. Un fondamento dell’omofobia, infatti, consiste in una sorta di polarizzazione difensiva dei ruoli di genere, che porta a temere o disprezzare i fantasmi di passività e dipendenza nell’uomo e di attività e autosufficienza nella donna. 
Si tratta di una difesa abbastanza primitiva, ancorata a un’idea ingenua e concreta dell’anatomia e della scena dell’accoppiamento – ma terribilmente efficace nel lasciare le cose “al loro posto”. Dopo questa breve premessa diamo ampio spazio in modo completamente integrale alle parole di Andrea.
 
- Cosa ne pensi del machismo come status sociale dello sportivo maschio?
Parto dal presupposto che il machismo è un problema non solo in campo sportivo.......anzi........il problema principale è che ci sono tantissimi maschi e pochi uomini, se si capisce la differenza fra i due termini il gioco è fatto. Viviamo in una società fondamentalmente maschilista dove a mio avviso il concetto di mascolinità, oltre ad essere un tantino travisato, fa molto rima con maschio ma è assai distante dal termine uomo! L'essere umano ha bisogno di sentirsi appartenente ad un gruppo riconosciuto, a conformarsi, ad appartenere ad usi e consumi che lo facciano sentire conforme a quello che la massa riconosce come normale, fortunatamente il concetto di normalità è in continua evoluzione e questo fa ben sperare per l'evoluzione dell'essere umano stesso.Come in tutti i gruppi di appartenenza, anche quello sportivo ha le sue regole, usi e abitudini quindi vige la solita regola di vita, apparire "normali”. Nel mondo sportivo è pieno di maschi il che lascia immaginare l'ambiente. L'ostentazione è sempre negativa perchè è quasi sempre sinonimo di insicurezza e di richiamo d'attenzione, ostento la mia caratteristica (qualsiasi essa sia) in maniera che l'attenzione altrui mi confermi o meno quello che in realtà non sono sicuro di essere, ecco perchè cerco il riscontro altrui, per le mie conferme personali ma se sono sicuro di me e di chi sono, ho bisogno di chiedere agli altri? Un modello ufficialmente riconosciuto elimina in parte il problema di conoscersi ed affrontarsi, recitare è sempre più facile di scoprire, almeno in apparenza.

- Che idea hai verso l'outing che attualmente necessità di chiarezza, coraggio e liberazione?
Ho una posizione particolare sul cosiddetto outing. Il termine mi sembra abbia preso una connotazione dittatoriale. Sei gay, ci si aspetta che tu faccia outing ........ma perchè?........Un conto è mentire e nascondere volutamente la propria vita (parlo di vita non di attitudini sessuali) un conto è sentirsi costretti a presentarsi stringendo la mano a qualcuno e dopo il nome aggiungere il termine gay. Piacere Andrea......gay........ma tu mi specifichi etero quando ti presenti? E soprattutto siamo sicuri che mi interessi la cosa? Allora, perchè dovrei farlo io? E se me lo chiedi, posso risponderti, scusa vuoi saperlo perchè vuoi provarci? La curiosità morbosa delle attitudini sessuali del prossimo è aberrante. Ancora più aberrante è chi non capisce che non si ferma tutto al sesso e che ci sono i sentimenti verso il prossimo e non solo le pulsioni sessuali. Il termine LIBERAZIONE lo detesto ma lo capisco. Nessuno ti imprigiona, se ti senti prigioniero hai qualcosa con te stesso che devi rivedere, per quanto possono puntarti il dito contro, in ogni campo, se ti guardi allo specchio e ti sorridi nulla ti renderà mai prigioniero. Ho sempre pensato che l'originalità di un singolo essere umano è quella cosa che ti rende speciale, e se si cerca ne profondo, si scava, ci si conosce e si vive pienamente quello che si è scoperto, è impossibile non essere speciali

- Come hai vissuto il tuo orientamento nel mondo dello sport?
Ho cominciato a giocare da professionista a 16 anni e mezzo in B2, titolare, quindi la mia carriera giovanile, parlo dei vari campionati under e selezioni varie non sono stati molti. Ero molto piccolo, incosciente, inesperto ma già con delle esperienze emotive importanti alle spalle che ad oggi posso dire che mi hanno aiutato parecchio nella mia crescita personale. Diciamo che il mio "outing" c'è stato subito, nel senso che non mi sono mai posto il problema, io volevo giocare a pallavolo e ci giocavo, il problema era altrui. Si parla degli anni 90, non proprio anni "aperti" per l'argomento in questione. Ricordo che a quei tempi, le 2 società romane più importanti, pallavolisticamente parlando, erano gestite da 2 personaggi non proprio, come dire, userò il termine politicamente corretto, gay friendly, quindi fin da subito e forse prima, la mia carriera è sempre stata condizionata. Fortunatamente il mio allenatore dell'epoca che allenava in una piccola società di quartiere non era un maschio bensì un uomo che era andato oltre, guardando le potenzialità e non le stupide apparenze. Ovviamente a livello regionale e provinciale sempre scartato, poi il destino ci mette lo zampino, scusate la rima. Giochiamo un'amichevole contro la grande società romana, in cui i 2 pupilli di turno dovevano essere selezionati dall'allora allenatore della nazionale juniores venuto apposta per loro; beh, dopo quell'amichevole i pupilli erano diventati 3! Convocato per le selezioni nazionali sono stato poi preso nel gruppo dei collegiali della nazionale juniores, strano per un ragazzo che era sempre stato scartato dai selezionatori locali no? Fino a quel momento, con soli 15/16 anni di vita su di me già giravano voci sconcertanti ed ero visto come destabilizzatore del gruppo difficile da gestire. Dopo la nazionale parto titolare in B2, 16 anni e mezzo, e devo ringraziare il mio presidente dell'epoca e l'allenatore arrivato per la fiducia datami. Quarto posto in classifica e l'esperienza di un campionato nazionale con il gruppo e i suoi equilibri. Ovviamente ero un pupillo e non mi rendevo conto dell'attenzione che attiravo, la frase classica che sentivo su di me era :" Si forte MA frocio". A 17 anni avevo già collezionato insulti da tutti i palazzetti italiani, è un record pure questo no? “”Ahahhahahaha”” Nel mio caso la cosa mi ha rafforzato fino a quando non mi si è accesa la classica lampadina. Presa consapevolezza del mio valore atletico mi sono cominciato a divertire, ostentando, ebbene si anche io ho ostentato, godevo del fatto che i machi rosicavano quando venivano presi a pallonate dal "frocetto" e la cosa li mandava in bestia, il loro punto di forza diventava il loro punto debole, pubblico compreso. Non dico che sia stato facile, affatto, la pace arriva dopo, con gli anni, quando maturi ma se hai le palle e sei UOMO e non maschio appunto, esci sempre vincente. Nel mio caso il mio valore come giocatore mi ha aiutato a supplire le dicerie sul mio conto, ne sono girate a milioni, ho sentito di tutto ma sono sempre stato una persona forte. Gli insulti sono sempre stati una costante della mia carriera da nord a sud, ho sempre risposto con i fatti. Detto questo ho incontrato anche persone splendide e fortunatamente il mondo è vario, l'intelligenza esiste e molti ne sono muniti.
 
 - Andrea dammi le tue ultime impressioni sull’argomento, sentiti libero…
Ho fatto la mia scelta da subito, ma più che una scelta è stato semplicemente vivere chi ero nel momento in cui stavo vivendo qualcosa, sempre nell'onestà di me stesso. Facendo così la selezione delle persone che ho avuto accanto è stata naturale e quelle che non volevano starmi accanto dovevano fare ‘’pippa’’ per indiscusso valore atletico. L'omosessualità è sempre stata un problema grande per la mia carriera, si. Il caso più eclatante quando mi arrivò una richiesta da una seria A all'estero che avrei accettato, fino a quando la mia procuratrice adorata mi chiamò e mi disse che avevano cambiato allenatore e che era omofobico e mi sconsigliò di andare. Concludo dicendo che, la soddisfazione più grande è conquistarsi sul campo il rispetto di chi prima ti derideva e che poi alla fine tutto è secondario.

Per i mie "colleghi" di oggi, che vivono la stessa situazione se posso permettermi un consiglio. Vivete voi stessi nelle metodiche che meglio credete ma sempre e solo con l'onestà verso se stessi e non fate che un problema altrui diventi o sia un problema vostro.
 
Siate Uomini non maschi.

L'omofobia è razzismo, è indispensabile fare un passo ulteriore per tutelare tutti gli
aspetti dell'autodeterminazione
degli individui, sportivi compresi (Cesare Prandelli)
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Commenti

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Complimenti alla redazione che ha trovato un mio valido sostituto.
Più sensibile e preciso nei dettagli tecnici.
Ahimè sono proprio quei dettagli ad essere usati oggi contro di noi da giuristi e psicologi, medici e professori, che contrastano ogni scritto tanto dogmatico stigmatizzandolo come "teoria Gender".

Quello che pesa di più ancora oggi è perciò il silenzio della Fnomceo e del Ministero della Salute così come il silenzio dei colleghi in rete,
Silenzio Assenso, pensavamo, e invece è indifferenza o peggio omofobia malcelata, pronta a scatenarsi appena si trattino in modo diretto questioni più serie.
Abbiamo avuto in due giorni due colleghi, Dina Nerozzi che ci ha paragonato ai cani alla commissione giustizia del Senato, ed un altro ancora anonimo o anonima, che ha negato la patente ad un ragazzo solo perché omosessuale. Ne vogliamo parlare?

Caro Andrea,
Auguri, sei simpatico, giovane, post-moderno, libero, ma su due punti ti sbagli.

Cosa sarebbe successo se tu fossi stato come me un mediocre nello sport?
La tua libertà nel "non dire di essere gay" è un compromesso rispetto alla tua attuale dirigenza?

Riflettici la prossima volta che scendi in campo, perché siccome un giorno anche tu smetterai di essere un campione, ma resterai gay o "frocio" dovrai fare i conti come me con l'omologazione di massa di un mondo che ci indica come tali.

A questo punto capirai, e spero che lo capiscano soprattutto tutti i colleghi e le colleghe omosessuali, che nascondersi non solo è la risposta sbagliata, ma è proprio quella che ti rende vittima.
Sentiti libero di dichiararti gay nei primi cinque minuti di conversazioni.

Studi scientifici dimostrano che in ogni relazione tra sconosciuti i primi tre minuti vengono usati per determinare la condizione di legame affettivo e l'interesse sessuale reciproco in modo più o meno esplicito.

La libertà consiste allora nella fantasia di dire serenamente chi siamo, inventandoci ogni volta modi più sofisticati o più semplici, ripetitivi o creativi, a seconda della nostra personalità.

Spesso io rispondo che non sono sposato perché la legge non me lo consente.

Alla mia età la prima domanda che ti fanno è se sei sposato, e non ne fanno mai altre, ed è una domanda a cui o ti dichiari gay o stai mentendo... soprattutto a te stesso, a danno tuo e di tutte le persone omosessuali di cui siamo comunque responsabili in modo diretto o indiretto durante la nostra vita.

Da Andrea Frangioni :
Sorrido perchè al solito, la libera interpretazione nella lettura, fa poi assumere significati diversi alle stesse parole.
Preciso che ho smesso di "essere un campione" da ormai 6 anni e, grazie per il giovane ma non lo sono poi così tanto.
Da quando ho smesso di esercitare la mia professione, la mia vita relazionale rispetto questo argomento è rimasta assolutamente invariata, il mio modo di pormi e affrontare la vita è sempre lo stesso, anzi, ancora più consapevole e determinato, quindi la ringrazio del consiglio ma arriva in ritardo, ho già affrontato la cosa, ribadisco, non ho bisogno di conferme o smentite esterne per riconoscermi
Non so in quale passo della lettura ha inteso che il mio consiglio è quello di nascondersi perchè ho detto esattamente il contrario; ho "consigliato" di vivere normalmente senza dover "uscire allo scoperto" o, al contrario, mettersi ad ostentare. Faccio un esempio portato da lei, se chiedessero a me il perchè non sono sposato, io risponderei in tutta serenità, dicendo che non mi sembra un obbligo di vita sposarsi e che comunque, anche volendo, ancora non ho trovato il mio compagno di vita e poi, sorridendo simpaticamente, aggiungerei, in più legalmente non è possibile, sono modi diversi di affrontare gli argomenti, tutto qui.
Ma poi mi scusi.......se le fanno questa domanda e lei risponde dichiarandosi gay, qual'è il problema? Non dichiarerebbe solamente il vero?
Poi, mi consenta una battuta, se i suoi interlocutori le rivolgono sempre questa domanda forse è il caso di cambiare interlocutori e trovarne altri con più contenuti

Volevo commentare questa sua affermazione un maniera del tutto personale e soggettiva:
"Studi scientifici dimostrano che in ogni relazione tra sconosciuti i primi tre minuti vengono usati per determinare la condizione di legame affettivo e l'interesse sessuale reciproco in modo più o meno esplicito."

Sono assolutamente convinto che la vita non sia solo scienza (infatti non si riesce a spiegare tutto fortunatamente) e che altrettanto fortunatamente ci sia tanto ma tanto altro e che soprattutto le relazioni vadano oltre a quei 3 minuti ma concordo che lei che la massa a volte si ferma a quei soli tre minuti ma noi siamo liberi di scegliere di far entrare nella nostra vita (quella vera) la parte della massa che la pensa diversamente.
Ribadisco è solo il mio personalissimo modo di sentire e di vivere le cose.
Se riconosciamo in azioni altrui o pareri altrui qualcosa che ci rispecchia, e se questo qualcosa ci fa star male, non sono gli altri ad avere il problema ma solo noi stessi e, solo noi stessi abbiamo la capacità di trasformare il nostro essere nel ostro cammino di vita.
Usciamo dagli schemi preimpostati, non lottiamo contro un sistema di cui facciamo parte non accorgendocene, inventiamo un sistema nuovo, il nostro.
Chiudo simpaticamente con una frase che ho usato spesso nella vita:
Tanto tempo fa tutto il mondo pensava che la terra fosse al centro dell'universo e che tutto il resto le girasse attorno, poi arrivò un tipo, di nome Copernico che affermò il contrario e tutti lo etichettarono come pazzo!........Alla fine dei giochi che soffriva di pazzia?

Cordiali Saluti
Andrea Frangioni

LEI SCRIVE ANCORA: vivere normalmente senza dover "uscire allo scoperto" o, al contrario, mettersi ad ostentare

Guardi che lei ha ostentato ed è uscito allo scoperto... ma forse si riferisce alle persone trans, al gaypride, alle persone travestite, effeminate o mascolone...e questa sarebbe transfobia... o omofobia introiettata, spostata sull'altro da sè nonostante lei faccia comunque di fatto così...

Ah e io che speravo capisse che parlavo ai miei colleghi, grazie a lei, e che a lei, visto che è più maturo di quanto avevo capito.. avrei al massimo chiesto un appuntamento, perché io ci credo nell'amore... e l'amore va urlato nelle piazze... va condiviso con parenti e amici, va pubblicato in rete, va esibito con cortei nuziali lunghi e colorati, anche solo di bianco... perché intorno all'amore c'è un rituale enorme che non può dire di non vedere solo perché si sente normale, e invece siamo tutti diversi...

Sentirsi normale significa proprio uscire allo scoperto e mettersi in mostra... come fanno tutti... ed anche lei... perché lei "ostenta" parlando del fatto di non aver trovato UN compagnO... o se lo vuole negare?

Dopo i primi tre minuti, voglio rassicurarla... si continua a parlare di sè e delle proprie relazioni, mogli, figli, mariti... sarebbe disumano non farlo... lo fanno anche i single, parlando del sesso, del desiderio, dell'ultima relazione fallita o dell'ultima conquista... perché lei non dovrebbe farlo, è disumano vietarselo da soli per sentirsi normali....zzati.... e non introdurre questo argomento... perché l'amore gay o il sesso gay diventa un tabù se non è espresso con lo stesso affetto e con la stessa reciprocità durante le conversazioni con gli altri... e questo è pericoloso...

Il secondo dubbio è che lei scelga le persone con cui relazionarsi... Io non lo posso e non lo voglio fare.
Non lo posso fare perché sono socialmente attivo su diversi campi, ambientali, politici e sociali oltre che per i nostri diritti negati o denegati... ed ovviamente perché sono un medico e non mi scelgo i pazienti...
NON LO VOGLIO FARE perché questo significa costruirsi una nicchia protettiva ini cui sentirsi normali, mentre il mondo esterno ci fa paura o ci ignora, ci potrebbe maltrattare o ci ha davvero trattato male... Questo meccanismo fa parte della RESILIENZA, ma io sono esplosivo, logorroico, altruista e iperattivo... Io voglio conoscere tutti e se a qualcuno da fastidio che sono gay... meglio!
Avranno l'occasione di imparare, di cambiare idea... o solo di soffrire se proprio sono teste dure...

TORNO A PARLARE AI COLLEGHI GAY E LESBICHE sperando si capisca che era per loro anche tutto il messaggio precedente...
Ovviamente anche a voi i pazienti vi chiederanno se avete figli o mariti/mogli eterosessuali... ed i colleghi...
come rispondete?
NASCONDENDOVI?
E questo non è IRRESPONSBILE nei confronti dei vostri pazienti anche eterosessuali??
Ogni paziente eterosessuale ha amici, parenti e colleghi LGBT ( molti dei mie pazientii mi hanno chiesto esplicitamente se sono gay o lo hanno affermato in modo assertivo: sappiamo che è gay e per noi va bene così) Molti altri hanno un parente LGBT di cui vogliono parlare...
SIAMO RESPONSABILI DI LORO
Siamo responsabili di mostrare un modello di inclusione sociale attiva efficiente altrimenti mostriamo di avere vergogna e rinforziamo gli stereotipi omofobi contro i LORO parenti, amici e colleghi LGBT !
SIAMO RESPONSABILI DI LORO e dei loro parenti amici e colleghi LGBT...

E lo sei stato anche tu, caro Andrea... e lo sei ancora, grazie a questo articolo, nonostante il nonsense da te ripetuto e il SILENZIO dei colleghi che non è assenso, ma INDIFFERENZA e OMOFOBIA MALCELATA o INTROIETTATA...
ADORO la tua piccola/grande contraddizione che fa di te una persona meravigliosa... di cui, ripeto... mi posso innamorare... (ma con cui posso anche solo divertirmi... ;-)

Da Andrea Frangioni:

Prenda dalle mie parole tutto ciò che desidera e ci costruisca poi qualsiasi ragionamento che ritiene più opportuno e si faccia di me l' opinione che ritiene più giusta rispetto ai suoi pensieri, è libertà anche questa.
Penso solo che dare dei giudizi così perentori, positivi o negativi che siano, rispetto ad una persona della quale si ignora praticamente tutto sia un tantino presuntuoso ma questa è una mia personalissima opinione.
Quando smetterà di essere arrabbiato (così mi appare) e troverà un pò di pace , provi a rileggere con calma la mia intervista, sicuramente noterà che molte delle cose che mi attribuisce sono solo nella sua testa non nella mia.
RIBADISCO che, a mio avviso, non esistono strade giuste o sbagliate in assoluto ( mi riferisco a qualsiasi scelta personale non solo all'omosessualità) da percorrere, esiste l'unicità di se stessi (che va ricercata e scoperta) che "bisogna" vivere liberamente nella propria maniera unica di essere.
Pensavo di essere stato chiaro, spero di esserlo stato ora.

PS. Concludo in maniera simpatica, con un sorriso ed una battuta che spero non venga presa polemicamente...........a prescindere dal fatto che io possa o non possa essere una persona meravigliosa e contraddittoria, prima di "innamorarsi" o "divertirsi" cerchi, in caso, di conoscermi e confermare o smentire le sue opinioni nei miei riguardi.........forse è per questo che ancora non sono sposato, vivo di "vissuto" e non di aspettative di vita

Cordiali saluti Andrea


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