GALASSIA FREUD
Materiali sulla psicoanalisi apparsi sui media
di Luca Ribolini

Aprile 2015 III - Conflitti e prospettive

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26 aprile, 2015 - 21:15
di Luca Ribolini

L’ATTITUDINE ALLA RIBELLIONE? NASCE (ANCHE) DALLA LONTANANZA DAI GENITORI 
di Emanuela Di Pasqua, corriere.it, 15 aprile 2015

La vicinanza del genitore spinge il ragazzo a comportarsi in modo meno avventato e inibisce un senso di ribellione amplificato invece dalla vicinanza ai propri simili. Lo dice uno studio americano che è la dimostrazione pratica e fotografica che il presidio genitoriale funziona, anche quando l’insofferenza dei ragazzi alla vista dei genitori è alle stelle. Il fatto solo di vederli e di percepirne la presenza porta i teenager a comportarsi in modo più controllato e saggio, non solo perché la consapevolezza della loro presenza nei dintorni stimola un senso di cautela razionale (paura del castigo, del giudizio, ecc), ma persino irrazionalmente e istintivamente. Tanto che se mostri a un ragazzo l’immagine di papà e mamma il suo cervello ha una reazione automatica e la zona deputata al controllo si accende. Magicamente.
 
Segue qui:
http://www.corriere.it/salute/neuroscienze/15_aprile_20/ribellione-nasce-da-lontananza-genitori-f6fb1e90-e736-11e4-95de-75f89e715407.shtml


L’INFELICE RISARCITO 
di Umberto Silva, ilfoglio.it, 15 aprile 2015

Barack Obama ha vinto le elezioni americane due volte, la prima volta perché nessun altro voleva vincerle tranne Hillary Clinton, che per la troppa voglia fu punita e probabilmente ancora lo sarà; la seconda elezione è stata regalata a Obama quale risarcimento per la prima: mica l’avrebbero data a lui l’America se maestosa navigava in quiete acque e prosperi approdi. Barack in cuor suo sapeva che era in trappola; ecco quel che davvero pensava recitando il suo celebre discorso di accettazione: “Lo so che si è cercato un capro espiatorio, uno cui rifilare l’inferno per poi dire che è stato lui a crearlo. Lo so, lo so, apparentemente riscatto tutti i neri del mondo, in realtà copro il bordello bianco. E’ il mio, il nostro, destino di schiavi, ma Dio mi assisterà”. Dio però era distratto e non aiutò Obama che si limitò ad abbozzare un qualche magico gesticolio. Tutti storsero il naso. Per risollevare gli animi Barack si appellò, sulla scia di Robert Vischer, all’empatia, parola piena di buona volontà ma non certo il miracolo dei pani e dei pesci; una parola tanto moscia l’empatia che nel ricordarla la mia prosa ne risente, l’ascolto analitico si fa meno attento, l’orecchio declina all’ingiù come quello di Pluto quando è triste. D’altronde perfino l’amica canterina Beyoncé era talmente delusa dalla rassegnazione di Barack che alla rielezione gli rifilò un playback.
 
Segue qui:
http://www.ilfoglio.it/la-politica-sul-lettino/2015/04/15/linfelice-risarcito___1-v-127773-rubriche_c217.htm


IL CAPRICCIO DEI FIGLI, UNA DOMANDA PER GLI ADULTI 
di Pietro Luca Mancuso, Luigi Ballerini, avvenire.it, 15 aprile 2015

Sono il papà di tre simpatiche e vivaci figlie, ognuna con le sue qualità, ognuna con i suoi difetti. Ho sempre avuto una certa indulgenza verso le loro richieste e alle volte in casa facciamo veramente fatica a ottenere un comportamento che implichi una rinuncia alla propria comodità. Ad esempio, la mattina, a volte, l’opposizione a scendere dal letto è tale da arrivare al capriccio… 
 
Come si regolano gli adulti nei loro moti? Di certo non alzando le mani gli uni sugli altri, anzi se osano farlo può legittimamente intervenire il Diritto a difenderli. Perché allora dovremmo regolarci in modo diverso con i bambini?  
 
Al link il testo completo:
http://www.avvenire.it/rubriche/Pagine/Giovani%20storie/Il-capriccio-dei-figli0416-8349.aspx?rubrica=Giovani+storie
 

PIETRO BARBETTA. LA FOLLIA RIVISITATA  
di Marco Dotti, doppiozero.com, 15 aprile 2015

 
Se l’umanità potesse fare un sogno comune, che cosa sognerebbe? Sognerebbe Moosbrugger, i suoi occhi dolci, la sua mitezza, la simpatia che ne celano il crimine. Queste, le conclusioni cui giunge Ulrich, l’uomo senza qualità descritto da Musil, in un mondo che di qualità – rispetto al residuo mitteleuropeo anni Trenta – ne ha ancor meno. Anche nei suoi sogni. Il sapere di Ulrich – ogni lettore lo sa – non ha valore, si disperde nella mediocritas e nell’indifferenza, mentre in Moosbrugger è il volere a non avere qualità. La volontà di quest’ultimo è ferma, ma indifferente alla tonalità morale dei suoi effetti. Per questo, più che occhi sbarrati – come quelli dei pesci, di cui parlerà Odon von Orvath – gli occhi di Moosbrugger riflettono un’umanità placida, se non proprio serena. Il suo sguardo, non meno della mediocrità di Ulrich, si intona a meraviglia all’air du temps.
Moosbrugger è dolce, simpatico ma – ecco il punto – è pure un assassino. La sua follia e, di conseguenza, la sua azione omicida possono accendersi e accadere in ogni momento. Come scoppi improvvisi di un rizoma che, impercettibile, si diffonde sotto la pelle delle cose. Ma che cos’è una follia che può irrompere in qualsiasi punto e in qualsiasi istante di una normalità senza più un centro? È un pericolo. Non è la follia – di cui ancora parlava Trakl – che «sogna la fronte di Dio». Non sogna, è sognata – e abbiamo visto come.
Leggendo le pagine dell’ultimo lavoro di Pietro Barbetta (La follia rivisitata. Umori, demenze, isterie, Mimesis, Milano 2014, pagine 180, 18 €) c’è da riflettere non poco su nodi e torsioni che, da due secoli almeno, avvincono il moderno (e i suoi “post-”), in un continuo incedere e recedere di concrezioni e sintomi, di esplosioni e repliche governamentali a questa follia. In una parola: su ciò che lega individuo e società, libertà e asservimento in un’epoca di doppia alienazione.
 
Segue qui:
http://www.doppiozero.com/materiali/teorie/pietro-barbetta-la-follia-rivisitata


RACCONTARE LA PSICOANALISI 
di Redazione e Antonio Ciocca, leparoleelecose.it, 15 aprile 2015

[Pochi mesi fa Il Mulino ha pubblicato Storia della psicoanalisi, di Antonio Ciocca. L’autore, medico, psichiatra, già professore associato di Psicologia clinica nella Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, è psicanalista, membro ordinario della SPI e Full Member IPA. Storia della psicanalisi ha, tra gli altri, il merito di saper unire autorevolezza e divulgazione, ed è tanto una rigorosa indagine quanto un appassionante racconto intorno alla nascita, agli sviluppi e all’eredità di uno dei più importanti saperi della modernità. Il volume si compone di nove capitoli: I. Sigmund Freud (1856-1939); II. L’autoanalisi; III. I casi clinici; IV. La metapsicologia e l’ultimo Freud; V. Carl Gustav Jung e la psicologia analitica; VI. I primi psicanalisti; VII. L’opera di Melanie Klein; VIII. Wilfred Ruprecht Bion; IX. Altri sviluppi.
Proponiamo la Presentazione del libro, ringraziando l’autore e l’editore per il consenso alla ripubblicazione (dbr)]
 
Polemiche e conflitti hanno segnato la nascita e lo sviluppo della psicoanalisi. Dapprima furono rifiutate le sue scoperte come l’inconscio, l’importanza della sessualità e la natura conflittiva dei legami emotivi – spesso sulla base di quelli che oggi ci appaiono evidenti fraintendimenti culturali; poi ne vennero contestati i metodiche in effetti non corrispondono a quelli delle scienze cosiddette dure ai quali venivano erroneamente paragonati. Grünbaum [1], il famoso filosofo della scienza, ha sostenuto che la psicoanalisi non è scientifica perché non corrisponde ai criteri di Popper di verificazione e falsificabilità e ha in particolare criticato il cosiddetto tally argumentdi Freud per il quale le interpretazioni/costruzioni psicoanalitiche sono valide perché confermate dai pazienti, un criterio troppo soggetto alla influenzabilità del loro giudizio. E ora, infine, vengono contestati i dati stessi su cui essa si basa, l’attendibilità della loro raccolta, la correttezza della loro valutazione. E questo è certamente l’attacco più devastante a cui sia stata sottoposta.
Un gruppo di storici e filosofi della scienza, soprattutto anglosassoni – i cosiddetti Freud scholars – hanno infatti cominciato a studiare laicamente Freud e la psicoanalisi mettendone in luce criticità e difficoltà. Tra essi Frank Cioffi (1928-2012), filosofo della scienza inglese che, in una famosa serie di conferenze alla BBC (riportate poi nel suo libro del 1998 Freud and the Question of pseudoscience) si chiese se Freud mentiva: Was Freud a Liar? suscitando accese polemiche. La psicoanalisi – essi affermano – è una pseudoscienza costruita ad arte sulla base di casi clinici alterati e manipolati. Cioffi, in realtà, riprende e sviluppa le critiche che già Ludwig Wittgenstein (1889-1951)[2], in modo non sistematico, aveva rivolto alla psicoanalisi: l’inverificabilità e la confusione tra cause oggettive e ragioni soggettive; ma soprattutto affronta Freud da storico delle idee: come nasce e viene poi abbandonata e perché la teoria della seduzione, le incongruenze presenti nei casi clinici, la natura ad hocdi certe teorie ecc.
 
Segue qui:
http://www.leparoleelecose.it/?p=18622


JEROME BRUNER: “L’EGO HA FALLITO, LA PSICHE È ORMAI UN IO COLLETTIVO”. Parla il padre fondatore del cognitivismo: siamo individui la biologia non basta a comprenderci

di Massimo Ammaniti, repubblica.it, 16 aprile 2015
 
Scettico sull’avvicinamento tra psicologia e neurobiologia di cui tanto si parla. Difensore dell’interazione tra individuo e società che può essere riassunta quasi in una formula linguistica: dall’Ego al We-go. E soprattutto convinto nell’usare ancora il termine “cultura” quando si parla di psiche. Jerome Bruner, arrivato alla soglia dei cento anni, è l’ultimo grande padre fondatore della psicologia moderna, erede nello stesso tempo di psicologi come Piaget e Vigotskiy e di psicoanalisti come Freud e Jung. Negli anni Cinquanta condusse la rivoluzione cognitiva che ha riportato in primo piano lo studio della mente umana, ritenuta inconoscibile dagli studiosi del comportamento e oggi, nella sua casa di New York accetta di fare un bilancio dello stato dell’arte.
 
Segue qui:
http://www.repubblica.it/cultura/2015/04/16/news/jerome_bruner-112104846/


LA MATERNITÀ, RELAZIONE NON MODELLO MORALE 
di Chiara Giaccardi, avvenire.it, 16 aprile 2015

Si vanno moltiplicando i libri, i film, gli articoli sul tema della madre. Tra questi, anche un intervento recente di Massimo Recalcati sulla trasformazione della ‘madre coccodrillo’ di cui parlava Lacan – che ingoia il figlio senza mai veramente farlo nascere (senza ‘departorirlo’, direbbe un’altra psicanalista, Catherine Ternink) – in madre-narciso, che vede il figlio come un ostacolo, da superare al più presto, alla propria autorealizzazione. Molte le polemiche da parte di chi, forzando, ha letto in queste parole una nostalgia per il modello materno tradizionale della madre casalinga dedicata e oblata, non senza irritazione per il disconoscimento delle conquiste e delle fatiche di una conciliazione che in tantissimi casi, pur tra mille difficoltà, regge. Ma davvero siamo al bivio tra madre che uccide la donna (posizione tradizionale) e donna che uccide la madre (posizione narcisistica)?
 
Segue qui:
http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/LA-MATERNIT-RELAZIONE-NON-MODELLO-MORALE-.aspx


TEORIA DEL GENDER, LE MIE PRECISAZIONI 
di Alessandra Servidori, formiche.net, 17 aprile 2015

Rispondo volentieri alle sollecitazioni di alcuni signori e signore lettori di Formiche che indicano con risibilità l’uso della pratica del copia/incolla senza citarlo, di un articolo di Avvenire nel pezzo del mio post sul gender. Ebbene tengo a precisare che le definizioni scelte per argomentare la mia adesione al pensiero di Papa Francesco, sicuramente anche se riportate, non sono solo ispirate dall’autorevole Avvenire (che pur volentieri consulto) sulla materia. Ma, mi si perdoni l’ardire, più volte menzionate in studi che non ho la presunzione di ricordare per sintetica argomentazione (dal blog), ma che sommessamente suggerisco a chi vuole, senza farne una polemica inutile, affrontare con almeno cognizione di interesse.
La questione delle politiche antidiscriminatorie è la questione che strumentalizza la teoria del gender, alle quali è stata coniugata la condivisione dei punti argomento del blog e di altri autorevoli commentatori e studiosi che in queste ore intervengono sul tema GENDER. Sono convinta e non da oggi che la classificazione degli esseri umani in 5 o più generi sessuali è un controcanto costruito sostanzialmente versus l’antropologia cristiana e risale a una ricerca finanziata nel 1940 dalla Rockefeller Foundation a Alfred Charles Kinsey. La ricerca condotta da Kinsey, insieme ai suoi collaboratori, è contenuta in due volumi intitolati: Il comportamento sessuale dell’uomo (1948) e Il comportamento sessuale della donna (1953). Dunque la questione viene da lontano e non solo modernamente agitata come una clava a fini politici assai ben poco nobili ma molto evidenti di cui mi sono convinta.
 
Segue qui:
http://www.formiche.net/2015/04/17/teoria-del-gender-le-mie-precisazioni/
 

COME E PERCHÉ PARLARE DI LIBERTÀ? LA PROPOSTA DI MAGATTI E GIACCARDI

di Luca Ribolini, tysm.org, 17 aprile 2015
 
Un testo capace di rapportare in presa diretta il lettore a quelli che di solito chiamiamo “i massimi sistemi” (politica, economia, cultura, natura) è Generativi di tutto il mondo, unitevi (Feltrinelli, Milano, 2014) dei sociologi e docenti in Università Cattolica a Milano Mauro Magatti e Chiara Giaccardi.
È un saggio rilevante per varie ragioni. La prima è la portata universale del tema: la libertà, la sua crisi, i suoi possibili frutti. La seconda è l’approccio plurale: gli autori si avvalgono tanto della filosofia e delle scienze umane quanto delle lettere e delle arti, della storia contemporanea e della psicoanalisi. Infine non è solo un’analisi argomentata dell’esistente o del recente passato: Magatti e Giaccardi ambiscono soprattutto a offrire una prospettiva praticabile, basata sulla facoltà di ognuno di dare vita a relazioni e progetti; in una parola: di generare. Il tutto in 140 pagine.
Emergono alcune parole chiave nel saggio. Le prime due sono, appunto, libertà e generatività. Chi genera? Chi eredita da altri e originalmente rielabora e coinvolge. Ne sono un esempio l’imprenditore, l’insegnante, l’amministratore, il fondatore di associazioni, l’artista, il padre e la madre: soggetti che testimoniano come la vita sia una promessa, e che traducono l’aspettativa di un futuro buono in una collaborazione paziente, attenta, versatile.
 
Segue qui:
http://tysm.org/come-e-perche-parlare-di-liberta-la-proposta-di-magatti-e-giaccardi/
 

SAPERE, FARE, SENTIRE

di Giuliano Castigliego, giulianocastigliego.nova100.ilsole24ore.com, 19 aprile 2015
 
In un recente editoriale di Lancet dal significativo titolo “The quality narrative in health care” gli autori constatano la discrepanza tra ciò che sappiamo e ciò che facciamo (“what we know and what we do”) in tema di salute e citano un caso evidenziato dalla commissione della salute di Londra: i pazienti con psicosi hanno un’aspettativa di vita di 14 anni inferiore agli altri a causa della separatezza (più che separazione) tra servizi psichiatrici e somatici. Una separatezza che non consente la stessa qualità di assistenza medica e di prevenzione sanitaria per i pazienti psichiatrici riservata agli altri.
Vi sono ragionevoli motivi per ritenere che l’esempio londinese non sia isolato. In Italia tali discrepanze – se non vogliamo chiamarle paradossi – abbondano a partire dal banale esempio dei tempi di visita psichiatrica. A fronte di conoscenza sempre maggiori che richiedono a loro volta accertamenti sia psicologici che neuroscientifici sempre più approfonditi – oggetto di interminabili dibattiti ai congressi e sulle riviste scientifiche- i tempi per il colloquio psichiatrico sembrano ridursi spesso a infinite quanto frettolose check-list destinate più a strutturare la mente degli esaminatori che a raccogliere la sofferenza dei pazienti. Con tutto il rispetto per l’intelligenza e la genialità umana, fatico ad immaginare che Bleuler, Jaspers o Freud riuscissero a far diagnosi/terapia in 15-20 minuti (comprensivi di interruzione per breve colloquio al cellulare per tranquillizzare il paziente ansioso visto la settimana prima), tempo medio di consultazione in molti servizi psichiatrici, che spesso si fregiano dall’aggettivo universitario.
 
Segue qui:
http://giulianocastigliego.nova100.ilsole24ore.com/2015/04/19/sapere-fare-sentire/
 
 
I più recenti pezzi apparsi sui quotidiani di Massimo Recalcati e Sarantis Thanopulos sono disponibili su questo sito rispettivamente ai link:
 
http://www.psychiatryonline.it/rubrica/4545
 
http://www.psychiatryonline.it/rubrica/4788 
 
(Fonte: http://rassegnaflp.wordpress.com)  
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