LA VICINANZA DEGLI OPPOSTI
Carl Gustav .Jung e le sfide del mondo contemporaneo
di Valeria Bianchi Mian

DALLA GRANDE MADRE ALLE GRANDI MACCHINE: RIFLESSIONI INTORNO ALLA “SURROGACY” (GESTAZIONE PER ALTRI).

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20 giugno, 2015 - 17:59
di Valeria Bianchi Mian

 

Il modo di pensare la corporeità in termini di complesso di elementi intercambiabili da parte della medicina contemporanea si sposa con lo sviluppo della tecnica da centinaia di anni e di certo non è una novità.
Oggetto di gratificazione scientifica, il corpo istintuale mortale incontra il proprio doppio concreto nel corpo controllabile, curabile, manipolabile, scomponibile, macchinino, robotico. L’incontro avviene  ben prima del secolo dei lumi e di Cartesio. Volando nel tempo incontriamo gli automi in epoca medioevale e ancora indietro, attraverso la filosofia greca fino alle narrazioni mitologiche.

Dal punto di vista della creazione dell’ideale di un femminile “Golem” gli esempi si sprecano e meriterebbero tutti un approfondimento con la stesura di ulteriori articoli. Sorge, in effetti, la voglia di parlare a lungo di una creatura come Pandora, della stessa Eva e di Galatea la sposa ideale. Tutte prime donne, statue che prendono vita grazie alla mano del principio maschile archetipico. Prendiamo nota; al ritmo di un articolo ogni quindici giorni-tre settimane non è escluso che mi dilunghi, poi, su queste figure del nostro immaginario.

La constatazione del fatto che il corpo delle donne sia manipolabile e che questo corpo sia dalle donne stesse ritenuto tale apre scenari recenti di lotte e di conquiste da parte dei movimenti femminili, alza il volume sulle grida reiterate della modernità: “Libertà! Libertà! Diritti!”  

La nascita della psicologia come scienza e l’interesse della psicologia del profondo per l’inconscio ci hanno donato la possibilità di restaurare il significato simbolico e di restituire lo stesso significato agli elementi materiali deprivati di senso. La psicologia analitica soprattutto, grazie a Carl Gustav Jung e ai suoi successori, ha aperto un mondo ricco di strade da percorrere, strade impervie oppure più scorrevoli, strade nuove quando si vanno a toccare tematiche sulle quali non siamo ancora abituati a riflettere.

Uno di questi argomenti contemporanei, stimolante per giornalisti e psicologi, per filosofi e medici, per insegnanti e scrittori, per gli uomini e le donne in generale è certamente la dinamica attuale della corporeità femminile e della maternità. Maternità esaltata da un lato e negata dall’altro. Maternità auspicata e rifiutata. Maternità da superare e da riconquistare. Voci della Grande Madre e cigolii delle Grandi Macchine della procreazione assistita. Se in luce, da più fonti, emergono aspetti di scissione “al nero”, nel buio prendono forza elementi creativi e nuove possibilità di congiunzione grazie al pensiero delle donne sul tema della maternità, appunto. “Body work is soul work” - dice Marion Woodman, analista junghiana, The Body-Soul Approach (https://www.mwoodmanfoundation.org/body-soul/intro) in una prospettiva che non mira alla separazione come obiettivo finale. Un procedere individuativo è ancora valido e auspicabile pur nell’epoca della “techne”?
Siamo abitanti di un mondo dominato dal “divenire”.
In questa situazione la scienza diventa il principio e il punto di riferimento di ogni forma di cultura” – filosofica, psicologica, sociologica dunque – scrive Emanuele Severino. “La civiltà della tecnica si estende all’intero pianeta e porta al tramonto le forme tradizionali della civiltà e della cultura occidentale.” Nulla è certo. Tutto vale e vale, col tutto, il suo contrario. La tecnica mira a procedere senza sosta. Senza freno.
Stanno avviandosi al tramonto … il cristianesimo e ogni residuo di epistème”, tutte le forme di certezza che “pretendono di porsi come alternative all’organizzazione tecnologica della civiltà” (Emanuele Severino – La filosofia contemporanea – Rizzoli, pagina 262).
 
E’ possibile allora riflettere in un’ottica non epistemica ma sufficientemente comprensiva di elementi opposti? La psicologia analitica ha ad oggi gli strumenti per osservare, per creare nessi e collegamenti tra le luci e le ombre del vivere collettivo? In “L’Io a più dimensioni – la formazione dell’Io in un mondo che cambia – Red edizioni – troviamo S. Di Lorenzo, C. Risé, V. Loriga e M. Valcareghi a confronto sul tema dell’Io provvisorio.  Osservando la contemporanea rapida corsa del mondo è la Di Lorenzo a sottolineare come:
 

“Gli elementi non integrabili dalle coscienze adulte restano come materiale fluttuante e agiscono sulla struttura non ancora consolidata, ancora fragile, dei figli.”

Questo livello di osservazione è ciò che dovrebbe in effetti spingerci ad osservare più da vicino quel che accade con l’utilizzo della GPA (surrogazione, gestazione per altri). Scelgo di soffermarmi su questo tema, estrapolandolo da tutte le altre pratiche di fecondazione, perché è su questo argomento che attualmente vanno sommandosi le domande e i dubbi, le richieste di approfondimento, le reazioni dei movimenti femministi, la mia stessa perplessità.
Il business globale della fecondazione assistita tocca l’apice nella frammentazione e dis-integrazione della maternità nella triade ovulo-utero-genitorialità per creare famiglie programmate sia etero che omo-genitoriali. La maternità, senza più alcun segreto e misterica valenza, può essere separata in fili che non rappresentano più, se non a livello meramente materiale, l’intricato percorso di coscienza che parte dalla Grande Madre così come appare negli scritti di Carl Gustav Jung e dell’Uroboro materno descritto da Erich Neumann. Si tratta dunque di un prematuro taglio delle radici? La triplice Luna, con tutta la simbolica legata al femminile, è diventata una novella androide priva di anima, una Eva Futura (Villier De l'Isle Adam) utile solamente a soddisfare i bisogni della Grande Macchina, deprivata di senso?
 
Le donne moderne potrebbero, ne hanno la possibilità e lo spazio, anche rinunciare al ruolo di madre per dedicarsi ad altro ma la biologia non sembra spegnere né gli orologi che suonano invadenti a tempo debito, né i desideri che si nutrono di simboliche antiche. Ed ecco che allora, come scriveva Roberta Tatafiore (“Le nuove amanti. Storie di sesso e amore, oggi"– Lyra Libri) “… moltissime altre donne, pur di diventare madri, si sottopongono oggi a tutti gli esperimenti possibili. E un numero sempre crescente lo fa smontando dall’interno la triade uomo-donna-figlio.
 
Eppure, nonostante tutta la Grande Macchina operi PER creare maternità, la profonda identità femminile è ancora in gioco. Un gioco pesante. Invasivo e mirante a raggiungere le pieghe più nascoste del corpo femminile e della sua simbolica, separando quest’ultima in parti non più integrabili. Ovulo. Utero. Cura del neonato. Ciò che fino a tempi non lontani era ritenuto auspicabile nel suo essere mantenuto in connessione, viene oggi guardato come opzione non necessaria, come insieme di funzioni e di ruoli indossabili da personaggi diversi in una pièce che pare, a tratti, fuoriuscita dalla penna di un Harold Pinter.
 
Quante donne sono oggi concretamente schiave di questo sistema che offre loro un compenso economico per realizzare il futuro dei propri figli (quelli che le madri surrogate crescono all’interno del proprio nucleo familiare) creando con il proprio corpo nello spazio tempo di nove mesi un feto destinato a soddisfare il desiderio dei genitori (auto)-programmati? Quante sono realmente e coscientemente coinvolte nel processo in qualità di donatrici di ovuli, di gestanti per altri, di organizzatrici di cliniche nelle quali altre donne mettono in gioco i propri corpi, in qualità di madri intenzionali?
Possiamo considerare la maternità surrogate come un affitto di un organo in vivo, come una donazione di tessuto o come una maternità limitata nel tempo? Quali ripercussioni ha realmente tutto questo sistema sulla psicologia dei nuovi nati? Quali emozioni si agitano nell’inconscio collettivo e individuale di fronte alla compra-vendita di parti e di funzioni del nostro corpo? Di fronte alla GPA le emozioni di filosofi, psicologi, psicologi analisti, medici, pediatri con i quali mi confronto da diversi mesi sono contrastanti. I dubbi restano, a volte si fanno più sottili, a volte tacciono ma poi ritornano. Quel che viene sottolineato è comunque il bisogno di fare rete, la necessità di creare un network laico, scientifico, sociologico, psicologico e filosofico che tenga conto di tutti gli aspetti implicati.

Non possiamo trascurare le ombre della faccenda, non possiamo non domandarci se si tratti di un nuovo livello di prostituzione. Riporto da un servizio giornalistico della trasmissione Anno Uno del 4 giugno 2015:

“… ‘Le mamme devono capire che il DNA non è loro e mantenere una disconnessione emotiva con i genitori programmati - spiega una psicologa del centro, che segue passo dopo passo ogni momento della maternità. Alle critiche di chi attacca la surrogazione rispondono Candice e Melissa, ex donatrice ed ex madre surrogata: ‘Ci hanno fatto un sacco di controlli, anche psicologici. Non è figlio tuo, tu aiuti solo gli altri a completare la loro famiglia. Non si fa per denaro, anche se ogni madre surrogata è pagata fra i 25 e i 50 mila dollari’. Il costo complessivo dell’operazione, come racconta Stephanie Caballero direttrice del surrogacy law center, è alto: ‘L’intero processo di surrogazione costa fino a 150 mila dollari. È un lavoro, ma lo facciamo con cura e amore. A chi dice che facciamo eugenetica rispondo: ‘ognuno quando vuole fare un figlio sceglie qualcuno che gli piaccia’ …”
 
Occorre stare ad osservare, dunque. Occorre porsi domande e invitare chi di dovere ad approfondire queste tematiche. La stessa Stephanie Caballero dichiara nel video di aver “usato” una madre surrogata per produrre i propri figli. Non paga, ha deciso di aprire la clinica e di occuparsi dell’argomento in toto, dalle prime fasi alle ultime, formando un esercito di donne dedite alla gestazione per altre. Dove stanno in tutto questo scenario le emozioni di fallimento, dov’è e come è stata eventualmente elaborata da queste donne l’angoscia di separazione?
Il reiterare la gestazione per altri, spesso e volentieri, più e più volte (c’è, infatti, chi è già arrivata alla sua quarta o quinta esperienza) è forse un modo per affrontare questa angoscia, dovendo in effetti lavorare finalizzando il tutto alla “disconnessione emotiva”? Di che cosa si occupano gli psicologi - veramente - quando sostengono questo tipo di procedimenti? E quelli che rifiutano di farne parte?

In Italia la surrogacy è già realtà. Gli italiani che non possono avere figli si rivolgono all’estero per cercare di procreare. 

http://www.associazionelucacoscioni.it/rassegnastampa/gli-italiani-che-vanno-ucraina-cercare-un-utero-affitto.


In Europa si cercano leggi armoniche tra i vari stati ma si continua a brancolare nel caos.
Nel contempo, chiunque abbia un budget che gli consenta di procedere, trova realizzazione ai propri desideri di genitorialità.

http://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/etudes/join/2013/474403/IPOL-JURI_ET%282013%29474403%28SUM01%29_IT.pdf


Le femministe nordiche, a partire dalla Svezia, prendono coraggio e si dichiarano contrarie. Nacono movimenti laici e sempre più organizzati che si dichiarano contro la surrogacy (www.stopsurrogacynow).

In alternativa, le voci ormai rauche che si innalzano dalla Chiesa cattolica e non solo cattolica finiscono per precipitare nell’ilarità collettiva. Qual è il grido che si pone di fronte alla libertà di diritto urlata da chi vuole realizzare se stesso anche attraverso la traduzione tecnologica della maternità?

“La surrogacy è prostituzione!” “Giù le mani dai bambini!”

È davvero così? È prostituzione? Si tratta dunque di un nuovo livello di compra-vendita che ricorda le devote ètere dei templi ma le scopre deprivate di significati simbolici? Le donne oggi si vendono in toto: genitali, umori, performance sessuali, organi interni, ovuli, gestazione, figli. La surrogacy appare, in parte, come una moderna collettiva Grande Isteria,  nella quale il Vas alchemico è materializzato e lo spirito Mercurio è fuggito dalla bottiglia. La creazione del Filius in alambicco per sostenere il business delle grandi cliniche della fertilità può dirsi laboratorio di coscienza? Risulta difficile rispondere di sì. Tutto ciò non sembra proprio aver a che fare con lo sviluppo individuativo. Piuttosto, appare come ennesima attrazione del circo collettivo. La Regina incinta, il principio femminile con la propria qualità di rigenerazione, è inflazione incarnata non nella grande Madre ma nella Grande Macchina che comunque ha nome “Hyle” (materia).
 
E i figli? Dove possono cercare le proprie radici i figli della surrogacy usciti da un corpo di madre separata dal proprio desiderio? Ogni giorno crescono come parte “disconnessa”, in uno sradicamento di base. Che avviene di loro? Mentre gli studi moderni e attuali sull’attaccamento sottolineano l’importanza dello sviluppo neonatale, mentre la guida OMS circa l’allattamento al seno sottolinea l’importanza della relazione con il corpo della madre sostenendo la naturalità del rapporto, ecco che l’idea di “naturale” fa sorridere, si scontra con la possibilità di usufruire di una madre surrogata. “Matrix”, il film di Andy Wachowski non è più che una favoletta all’acqua di rose?
 
Ma come stanno questi figli della GPA – surrogacy? Che cosa avviene quando sin dal concepimento non esiste una possibilità di radicamento? Emblema dei giorni nostri, il nomadismo comincia dall’embrione. Nemmeno l’embrione può aggrapparsi a una stanza dai contorni carnali e ritmici che siano, o almeno che ci provino ad esserlo, rassicuranti per il futuro. Neanche il tempo di uscire all’aria aperta per respirare che si è pronti per nuove relazioni. Nemmeno il tempo di annusare un odore, di riconoscere un ambiente che già è ora di partire. Come andrà il viaggio, dunque? A cosa porta questa accelerazione della separazione?

Nel suo studio Susan Golombok, direttore del Centro per le Ricerche sulla Famiglia all’Università di Cambridge ha seguito 30 famiglie che  hanno scelto la via della surrogacy, 31 che hanno utilizzato la via della donazione di ovuli, 35 che han scelto l’inseminazione artificiale, 53 che han concepito naturalmente. Lo studio ha tenuto conto delle emozioni nei bambini. Basandosi sul resoconto di madri ed insegnanti, non si tratta di uno studio esaustivo. Di studi esaustivi non ce ne sono. Non esistono studi longitudinali. Non compaiono ancora elementi relative all’adolescenza dei figli della surrogacy e non c’è materiale che ci possa illuminare circa il se, il come e il quando questi ragazzi e ragazze ormai numerosissimi andranno a formare essi stessi relazioni significative e legami familiari. Questo tipo di studi sarà fondamentale, auspicato dalla stessa Golomok (Journal of Psychology e Psychiatry - http://www.bionews.org.uk/page_315674.asp - Dr Linda Wijlaars; Susan Golombock “Modern Families, Parents and Children in New Family Forms”).

I bambini nati con l’aiuto di un donatore di sperma o di una donatrice di ovuli o anche con l’utilizzo di surrogacy risultano mediamente ben stabilizzati verso i dieci anni. L’età più a rischio ruota intorno ai sette anni, con difficoltà di accomodamento per quel che riguarda i bambini nati con la GPA mentre negli altri casi non compaiono difficoltà particolari. Tutti i casi analizzati riguardano bambini che sono venuti a conoscenza delle proprie origini e dell’iter intrapreso dalle famiglie programmate.
Le difficoltà rientrano dopo circa tre anni ma i limiti di questi studi sono evidenti: scarsità del campione, necessità di seguire le famiglie negli anni, mancanza totale di ricerca sui giovani adulti.
 
Un video pro-surrogacy per il gruppo “Men having babies” (specifico sulla tematica delle famiglie omogenitoriali al maschile – con interviste ai figli della surrogacy)

https://www.youtube.com/watch?v=EKi033hiPkE

Una delle ragazze intervistate scherzando, riportando episodi della propria esperienza scolastica, dice di essere “un esperimento di laboratorio…” Quanta verità c'è in questa battuta di spirito?

Nel mito di Zeus, ricordiamo Meti incinta e ingoiata tutta intera dal dio. A tempo debito, egli seppe farla nascere dalla propria testa. Volere è potere, se si è un po’ come gli dei? A tal proposito vorrei sottolineare un saggio: “I parti di Zeus – figure e immaginari della clonazione umana” (che tratta di un altro argomento ma apre lo sguardo su tematiche affini, relativamente alla partenogenesi maschile) – un saggio della ricercatrice Roberta Bartoletti dell’Università di Urbino.
 

Tutto è in fieri, di certezze non esistono più. D’altronde...
 Solo il paradosso è capace di abbracciare, anche se soltanto approssimativamente, la pienezza della vita.” Così scriveva Jung in Opere 12, pagina 20.

Ed ecco …  mentre da un lato, nel caso specifico di una coppia di genitori programmati di sesso maschile, si va tagliando il cordone ombelicale e si separa il neonato da quella parte di materno che è stata “gestazione” per andare ad assumere il ruolo materno NEL paterno, quando è l’ora della festa della mamma si “pianta un albero” in giardino e si commemora l’idea della madre, sottolineando la simbolica della stessa a uso e consumo dei genitori programmati. (http://www.huffingtonpost.com/brent-almond/do-gay-dads-celebrate-mot_b_5272640.html)
Eh già perché volenti o nolenti la madre segna ancora con la propria presenza e con la propria assenza. Ciò che scompare nel buio nel buio cresce e ritorna.

È da dire: la vita va avanti anche senza agitazioni.
E nella nostra colorata cultura del “narcisismo e della dipendenza” abitiamo il mondo nello scompenso attivando i nostri “Io precari” (Di Lorenzo – 12,13)

 

Scrive Claudio Risé:
D’altra parte la madre, per una serie di ragioni storico- sociali (…) non è in grado oggi (…) nei paesi industrializzati, di offrire quella esperienza di completo accoglimento al bambino nei primi cinque anni di vita, necessaria per appagare pienamente le esigenze del narcisismo primario, che rimane quindi insoddisfatto.”

Insoddisfazione genera comunque ulteriore narcisismo andando sempre più a strutturare fragilità o, per contro, stimola violente reazioni per compensazione. Mancando l’appagamento viene a mancare “un altro dei pilastri su cui può poggiare una salda organizzazione dell’Io, costretto a rivendicare nell’età adulta l’appagamento di esigenze di rispecchiamento e accettazione che andavano accolte nei primi anni dopo la nascita.”
Se  la madre non può, per motivi variegati – tra i quali, nel caso della surrogacy, possiamo oggi annoverare l’assenza oggettiva e “programmata” della stessa continuità di relazione tra gestazione e cura materna (nelle coppie eterosessuali) e tra gestazione e presenza effettiva (per le coppie o per i singoli omosessuali) – soddisfare i bisogni del bambino, che cosa accade?

Anna Maria Speranza, direttore della Scuola specializzazione in psicologia clinica de La Sapienza dichiara i risultati degli studi sulle famiglie e dice: "Gli ultimi 40 anni di ricerche hanno dimostrato che lo sviluppo dei bambini non dipende dalle cosiddette dimensioni “strutturali” della famiglia: dal fatto cioè se i genitori siano divorziati, single, omosessuali o padre o madri biologici, ma dalla qualità della genitorialità. Dalla relazione che c’è tra genitori e bambini, da quella tra i genitori, dalla disponibilità di risorse economiche e sociali.

Se i risultati relativi alla composizione delle famiglie sono molto importanti per aprire lo spazio alla varietà di modi di essere in relazione genitoriale con i figli, non è argomento comunque esaustivo rispetto alla tematica specifica della GPA, della quale non dice assolutamente nulla, e alle sue implicazioni per le donne e per i bambini. Sono troppi i livelli in causa e non ci si può fermare alla superficie, al quotidiano collettivo.

Per gli analisti junghiani sopra citati e ancora per la Di Lorenzo nello specifico manca del tutto oggi un adeguato sviluppo del sentimento. Secondo Valcarenghi va ad aggiungersi la necessità di riconoscere i valori, per nuovi che siano.

L’Io per crescere non ha bisogno solo di tempo psichico e rispetto, di amore e di contenimento ma anche di valori. I valori sono quei personaggi scomodi, figli dell’intelligenza e del sentimento, inseguendo i quali la vita umana si arricchisce di senso e naturalmente si complica!” (pag. 15 – Red edizioni)
Che cosa dire, dunque, dell’Io alle prese con i valori della tecnologia? Cresciuti in un contesto fatto di divinità scadute, di sacralità andata a male, che valori possiamo scegliere o da quali valori possiamo lasciarci attrarre? La risposta non è scontata.
Parliamone ancora.
 

(Conclusione temporanea di un tema che non finirà qui ...)

È a partire dallo sguardo sul corpo della madre che Rosy Braidotti propone alle donne di incarnare, oltre alla maternità e alla mostruosità, anche la macchina prestandosi «al gioco di ridefinire sia le tecnologie attuali sia l’immaginario che le sostiene». Creare un legame tra femminismo e tecnologia, giocare con l’idea di un corpo-macchina è certamente un rischio e non dà alle donne la certezza di uscire vincitrici da questa sfida, anche se «il gioco ormai è ben avviato e la marcia dei nuovi soggetti mostruosi mi pare inesorabile e soprattutto allegra, nel suo desiderio prorompente di uscire dall’immaginario putrefatto del vecchio patriarcato: un immaginario che la bellezza del corpo mostruoso non l’aveva proprio concepita».

Ma che il gioco non giochi noi donne! Achtung. ATTENZIONE.

I recenti sviluppi delle bio-tecnologie, con particolare riferimento alle nuove tecniche di procreazione artificiale, hanno esteso il ‘potere della scienza sul corpo riproduttivo femminile’. È ormai a portata di mano la possibilità di meccanizzare la funzione materna; la manipolazione della vita attraverso differenti combinazioni di ingegneria genetica ha creato le condizioni per la creazione di nuovi mostri artificiali» (R.B. pagina 82).

“Bisogna domandarsi” – scrive ancora la Braidotti – “come queste donne, le amiche del Mostro, siano riuscite a fare della relazione con il loro amico un’avventura di conoscenza, che partecipa dell’aldiquà e dell’aldilà insieme (o del familiare e dello straniero) senza soluzione di continuità.
 
Bisogna sottolineare che nel pensiero femminile del Mostro il percorso prende impulso dalle vicissitudini di un’avventura amorosa, dalla relazione che si instaura fin dal primo momento con un altro da sé, e si sviluppa con il dispiego di invenzioni e di pratiche il cui rigore non è inferiore a quello della logica e anzi lo supera: essendoci di mezzo il desiderio, ingannatore formidabile ma, anche, irrinunciabile alleato in ogni avventura superiore alle forze umane.

(Rosy Braidotti - Madri, mostri, macchine - Manifesto libri - IBS)
 
Le donne, noi donne, siamo sufficientemente forti nel nostro essere connesse al centro, al Sé, per utilizzare questo tipo di tecnologia così intimamente ammiccante senza finire in pezzi?
 
I dubbi sovrastano le certezze.
 
La riflessione è aperta.
La riflessione è in fieri.
 
 
Link utili a farsi un quadro generale, tra i numerosi che ho raccolto in ogni ambito:
 
http://www.bionews.org.uk/page_315674.asp
http://www.today.com/health/new-study-tracks-emotional-health-surrogate-kids-6C10366818
http://www.bionews.org.uk/page_521339.asp
http://www.bionews.org.uk/page_460525.asp
http://www.carloflamigni.it/scripta/donazioni.html
http://www.dimt.it/2015/03/03/miglior-interesse-del-bambino-e-maternita-surrogata-secondo-strasburgo-gli-illegittimi-genitori-vanno-risarciti-sulla-ragionevolezza-del-giudi/
http://surrogacy.ru/it/news/news16.php
http://www.istitutodeglinnocenti.it/?q=content/la-maternita-surrogata-profili-costituzionalistici-e-penalistici
http://www.huffingtonpost.com/2015/01/30/sherri-shepherds-surrogate-jessica-bartholomew-breaks-silence_n_6581112.html
http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/australiaandthepacific/australia/11024890/Australian-couple-say-they-would-have-preferred-to-abort-Baby-Gammy.html
https://www.youtube.com/watch?v=vAHYvl7eYBs
http://childofastranger.blogspot.it/
https://www.youtube.com/watch?v=YxZnwX5MdUk
https://www.youtube.com/watch?v=YKR4kTzW7qc
https://www.youtube.com/watch?v=xL-MvIbwq2Q
https://www.youtube.com/watch?v=RU41bvirmho
https://www.youtube.com/watch?v=EKi033hiPkE
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06/04/announo-figlio-di-gay-riguard...
 

 
 

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Commenti

NO....
I Paesi che fanno la Surrogacy non sono solo quelli del terzo mondo, ma anche quelli ricchi.

NO...
Non sono solo i gay (e tra questi pochissimi) a volere come desiderio non realizzabile, e nemmeno ad ottenere dei figli in questo modo, ma sono al 90% le coppie eterosessuali, senza considerare i o le single.

Tra l'altro la Surrogacy ha un costo molto elevato, di molto superiore all'eterologa.

Affido, Adozione, Eterologa e Surrogacy sono discusse SOLO perchè reclamate anche dai gay.
In effetti sono discusse per il PREGIUDIZIO omosessualità uguale perversione, omosessualità uguale pedofilia.

Se invece uno parte dal limite della parità e della sanità, il problema non si pone più, perchè fare nascere una vita, chiunque siano i genitori che la seguiranno è meraviglioso.

Una surrogacy è un'adozione programmata.
Una surrogacy è talvolta un RAGAZZO PADRE GAY.... invece di una ragazza madre etero.
Di solito è un gruppo di donne (o di persone di ogni genere) solidali tra loro, che contribuiscono insieme alla vita ed alla cura dell'infanzia.

Non è tutto rose e fiori Manlio.
Nemmeno nei paesi ricchi. Il fatto che gli uomini gay si siano messi a utilizzare questo metodo ha fatto risaltare il problema. Che non è una bella storiella di donne amiche complici e ben disposte. A volte la gestione della cosa, tra donatrici di ovuli e di gestazione sembra una casa per prostituzione della maternità. E molta onnipotenza, spesso. Ci sono interviste, alcune le ho postate. Ci sono libri e testimonianze di donne che si ritengono "macchine perfette" mentre le altre, alle quali queste offrono il proprio corpo, non lo sono... Pare.
Certo che non riguarda solo i gay. Anzi. Gli etero di più, certo.
Riguarda tutti.
E fa riconsiderare alle donne come me e come molte altre il senso di "l'utero è mio e me lo gestisco io".
E il rapporto delle donne con le donne, per le donne.

Non è tutto omofobia, Manlio.
Il mondo è vario.

Valeria B. Mian conclude il ponderoso articolo con un richiamo alla riflessione: non posso che essere d'accordo, ed evito la tentazione di risposte im-mediate. Tanti sono i fili implicati nella articolata trama della surrogacy, argomento che credo occuperà l'attenzione degli addetti ai lavori e dei massmedia per lunghi anni ancora. La surrogacy si inserisce nell'ambito della 'genitorialità come diritto', che già sembra determinare polarizzazioni delle opinioni. Il fatto che in nome di un figlio assolutamente voluto, si possa procedere ad affitti e compravendite di cellule ed organi è fenomeno probabilmente oggi alla ribalta perchè investe il 'sacro campo' della maternità, ma già da tempo il commercio di organi è - purtroppo - una realtà. Ed è pressochè inevitabile, anche se non desiderabile, che la pratica in oggetto divenga oggetto pubblico di contesa, prestandosi a manipolazioni ideologiche e politiche, e chiamando in causa la sfera dell'etica e della religione. Credo utile sospendere al momento il giudizio, per meglio documentarsi... e sono grata a Valeria che ha indicato una serie di utili link (in dettaglio, ho trovato una articolata disamina al link http://www.carloflamigni.it/scripta/donazioni.html ). Eppure, anche se soggettivamente procedo con la sopradetta cautela, sento che - per me - il punto di riferimento resta il senso del Limite, come argine ad un dilagante richiamo collettivo ad una - apparentemente conseguibile - onnipotenza.

Complimenti, bello ed esaustivo.
Io per me oscillo tra due posizioni...
Quella per me è il culto di Erode, siccome siamo troppi su questo pianeta...
Quella per gli altri è invece una constatazione pragmatica. Se è certo poco sensato staccare un neonato dal seno di una madre , qui stiamo parlando di una doppia coppia, donatrice di ovulo e prestatrice di utero da una parte, coppia eterosessuale o coppia omosessuale dall'altra. nel primo caso sia della coppia eterosessuale l'ovulo o l'utero o nessuno dei due sono certo di una maggiore comprensione planetaria, nel secondo prevarrà l'Italica omofobia.
In entrambi i casi dalla doppia coppia senza costrizione alcuna nasce una vita desiderata e non casuale o incidentale.
Siccome nel caso della coppia omosessuale uno dei due è il padre biologico, come la mettiamo?
Per una volta che i maschi desiderano i figli più delle madri, considerando la quantità di orfani e ragazze madri, volete lamentarvi per forza?

Da un lato quello dei padri omo è un movimento davvero nuovo, questo crescere e concretizzarsi del desiderio paterno. Dall'altro questa "cura" alla Zeus partenogenetico fa un po' riflettere, eh... Ma infatti il limite tra desiderio e realizzazione della paternità e della maternità, la modalità di relazione con la donna in carne ed ossa (le due donne donatrici di ovulo e utero) per procreare "al maschile" e compagnia bella sono tutte questioni da non sottovalutare e da seguire negli sviluppi, in itinere. Certamente ciò che stona è l'idea dello strappo dalla prima diade... un po' come buttare nella pattumiera gli studi sull'attaccamento. Come trovare una quadra? Ascoltando certe interviste fatte ai ragazzi e agli uomini che cercano di figliare attraverso la GPA e che ci riescono (sia cercando le donne nei paesi poveri Nepal and co. che in modi più rispettosi del femminile) trovo varie e variegate risposte. C'è chi pare impegnato nello shopping. Chi attende, soffre, riflette. Chi vuole e basta, punto. Chi... "Sempre in movimento il futuro è", diceva il maestro di Guerre Stellari. Aspettiamo. Osserviamo. Intanto io e te dovremmo confrontarci sul serio ogni tanto su questi temi. Grazie Manlio


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