DOPO IL DELITTO
Il supporto psicologico alle famiglie delle vittime
di Rossana Putignano

“Non basta una targa, per smacchiare le coscienze”: la tragica morte del nocchiere Alessandro Nasta, l’ “acrobata” della Vespucci.

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25 luglio, 2015 - 19:16
di Rossana Putignano

Da qualche tempo mi occupo delle famiglie delle vittime. Si tratta, spesso, di trame oscure dai contorni complessi; a volte, coinvolgono  le forze dell’ordine e la magistratura, esitando in denunce e lunghi processi strazianti. Situazioni davvero inimmaginabili e sconvolgenti. La storia che sto per raccontarvi non è una di queste, anzi, è molto chiara, come si evince dagli atti. Questi giorni mi sono imbattuta in una mamma che lotta da tre anni per fare luce sulla morte di suo figlio e vuole, chiaramente,che sia fatta giustizia. Come biasimarla?Stiamo parlando del sottocapo nocchiere Alessandro Nasta, deceduto in data 24 Maggio 2012 sulla Nave Scuola A. Vespucci.
Ora, immaginiamo un giovane in servizio all’interno della Marina Militare, un ragazzo bravo e lavoratore, “che non ha  mai creato problemi alla famiglia” e, soprattutto, entusiasta del suo lavoro di militare in carriera. Immaginiamo che questo bravo ragazzo lavori tutta la notte per poi prestare servizio anche la mattina successiva, lucidando e lustrando il ponte di una prestigiosa nave, una nave che avrebbe dovuto ricevere, a breve, la visita del Presidente della Repubblica: tutto avrebbe dovuto essere perfetto per quel giorno. Immaginiamoci anche che, da qualche tempo, questo giovane giudicato “idoneo” alle attività da nocchiere, si sottoponga a diverse visite, verosimilmente, per l’aumento della glicemia a digiuno. L’ultima, che avrebbe dovuto avvenire anzitempo, non è stata mai effettuata. In base alle testimonianze, il ragazzo avrebbe avuto la colpa di essersi offerto volontario per l’apertura delle vele, salendo sui pennoni della nave fino a 56 metri di altezza. Quella mattina, nessuno giudicò questo ragazzo idoneo per effettuare un lavoro cosi arduo, senza tener conto del fatto che il ragazzo avesse lavorato tutta la notte e la mattina successiva. Aveva bevuto del caffè per tenersi sveglio, cosicché nessuno notò niente, se non durante la caduta: vi fu un solo un solo testimone.
Così, perse la vita Alessandro Nasta di 29 aa., cadendo, in fase di discesa dall’albero maestro, da un’altezza di circa 15 metri, battendo il capo e terminando sul ponte della prestigiosa Nave A. Vespucci. Un malore - secondo la commissione di inchiesta coordinata dall' Amm.Toscano - lo avrebbe colto e strappato alla vita.In realtà,  Alessandro era vivo e il suo cuore batteva ancora. Lo sottoscrive il medico legale, il Prof. Cipolloni, incaricato CTU dal Procuratore della Repubblica, presso il Tribunale di Civitavecchia. Il Prof. Cipolloni scrive:

“L’accertamento medico-legale ha evidenziato che il Nasta è deceduto a ‘cuore battente’ , in altri termini, non era deceduto prima dell’urto sul bastianaggio ed in coperta, quindi era vivo”.
 
 Alessandro fu trasportato d’urgenza, tramite eliambulanza, presso il PS dell’Ospedale di Civitavecchia, ove furono messe in atto diverse manovre conservative, come da consulenza rianimatoria:
 
“ore 13.15…GCS3 MCE e ventilazione manuale in maschera…asistolia… IOT… abbondante presenza di sangue  nella faringe..adrenalina…atropina…voluven..ringer lattato..permane asistolia…ore 13.50 risultano vane le manovre rianimatorie, si sospende la RCP e si constata il decesso”.
 
Come in atti, il quadro clinico presentatosi al PS era quello di uno “shock traumatico da imponente emorragia cerebrale per gravissimo trauma cranio-facciale con fratture cranio- facciali multiple.”  In un contesto del genere, una mamma, purtroppo, si chiede se il proprio figlio abbia sofferto. Nessun genitore sopporterebbe l’idea che il proprio figlio stia soffrendo, anzi, darebbe la sua stessa vita pur di preservarlo dal dolore. Io credo, sia per professione, sia per esperienza personale, che la natura ci abbia già programmato per non avvertire dolore, o meglio, che la natura ci abbia predisposto per “disattivare” le funzioni cerebrali e dunque, la consapevolezza.  Sto parlando dell’ottundimento, passando per la perdita della coscienza fino ai vari gradi di coma. Tutte le testimonianze rese e le valutazioni medico-legali portano ad ipotizzare, “con il criterio di ragionevole probabilità” che Alessandro fosse “probabilmente” privo di sensi al momento dell’urto  “forse anche per una temporanea perdita di senso  e di coscienza” e che abbia “mollato la presa cadendo in coperta con conseguente lesione mortale”.
 La consulenza medico- legale si completa con un esame tossicologico che avrebbe evidenziato la presenza di “livelli subtossici“ di caffeina, la quale, probabilmente, testimonia l’esigenza di Alessandro di ricorrere a presidi esterni per poter mantenere la vigilanza. Nella stessa consulenza collegiale, è presente quella del Dott. Agostino Messineo, Specialista in Medicina del Lavoro, chiamato a valutare la correlazione tra l’evento e l’ adempimento alle norme di sicurezza e di prevenzione da parte della Marina Militare, fino all’applicazione dei decreti in materia di sicurezza sul lavoro, estesi nel 2010 anche alle forze dell’ordine.
A tal proposito il CTU Medico Specialista nel Lavoro, scrive:

“ lo stato di temporanea perdita di coscienza che può determinarsi nei lavori in altezza dovrebbe essere sempre ipotizzabile – così come la perdita di contatto accidentale con la presa e valutati dunque come ‘eventi possibili’ soprattutto in caso di superlavoro e per attività come quelle svolte a forte impegno psicofisico condizionando una serie di indicazioni tecniche, organizzative,mediche di sicurezza”.
 
Allo stato dell’arte, la famiglia riferisce di essere molto soddisfatta del lavoro della Procura di Civitavecchia.
Si attende il rinvio a giudizio di 5 persone che si terrà in data 22 Ottobre p. v.
 
“Non basta una targa, per smacchiare le coscienze e ricordare la tragedia annunciata avvenuta sull'Amerigo Vespucci il 24 maggio 2012.........Voglio verità, trasparenza e giustizia, per una morte così assurda e prevedibile! causata da una vergognosa e consapevole inefficienza, da parte di chi doveva garantire e non l'ha fatto”
                                                                   (Marisa Toraldo, madre di Alessandro)
 
Fonte:
Relazione Prof. Luigi Cipolloni  del Dipartimento di Medicina Legale e Assicurazioni dell’Università di Roma “La Sapienza” ; Dott. Agostino Messineo, Specialista in Medicina del Lavoro - depositata presso il Tribunale di Civitavecchia, 17 Settembre 2012

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