I Peter Pan della globalizzazione
Dall'adolescenza all'età adulta oggi, nell'epoca del precariato e della globalizzazione
di Leonardo (Dino) Angelini

Sul counselling psicologico

Share this
23 marzo, 2016 - 19:04
di Leonardo (Dino) Angelini
1. Premessa: dal settembre 2003 al febbraio 2016 ho diretto un servizio di counselling psicologico all’interno delle scuole di Reggio Emilia, chiamato Free Student Box. Chi volesse saperne di più può farlo qui:  Relazione di fine anno scolastico 2014\15  -
In dodici anni abbiamo visto poco meno di deicimila studenti, genitori e docenti delle superiori, e da qualche anno delle medie (Free Junior) e delle elementari (Free Baby).
Ed è dal 1990\91 che esiste un servizio - “Gancio Originale” – all’interno del quale è nato Free, che offre gratuitamente, insieme ad un numero crescente di giovani volontari guidati da psicologi, alla città e al territorio di Reggio sportelli pomeridiani rivolti ai bambini ed ai ragazzi a rischio (dal 90\91) ed ai migranti appena arrivati nelle scuole reggiane (dal 2000\01).
Ebbene in tutti questi anni non abbiamo mai avuto il piacere di essere convocati dal nostro ordine (Emilia e Rom.), e tantomeno da quello nazionale, per illustrare il nostro lavoro, che pure non è di poco conto. Solo le colleghe toscane (Gianna Nicaso, Margherita Papa, etc.) lo hanno fatto in più occasioni, e di questo le ringraziamo ancora un volta.
 
2. Ho avuto modo di spiegare su www.lacosapsy.com come cominciò per noi psicologi del ‘Centro d’Igiene Mentale’ a Reggio la formazione al counselling ad opera di Massimo Ammanniti, originariamente rivolta a definire più puntualmente un lavoro di cura con i genitori dei disabili da noi seguiti.
Non uno del nostro gruppo di allora era laureato in psicologia, ma in sociologia, pedagogia, o filosofia (anche se tutti poi frequentammo corsi quadriennali presso varie scuole di specializzazione in psicoterapia, prevalentemente ad orientamento psicoanalitico). Il counselling lo apprendemmo così, per poi applicarlo anche in altri ambiti: vedi ad es. tutto il lavoro di counselling rivolto agli educatori dei nidi e delle materne; ai genitori e dei disabili e dei ragazzi a rischio; il counselling di gruppo rivolto ai genitori (i cosiddetti Gruppi Itaca, poi iterati per vari anni in città e condotti fra l’altro dall’amica Tina Romano, e da altri due psicoterapeuti). Vedi da ultimo Per un counselling rivolto agli educatori di adolescenti “che non vedrò” che mi fu sollecitato dall’amico Fabio Vanni qualche tempo fa.
 
3. In ogni caso però in base alla nostra esperienza il counselling deve avere sempre un back office disposto ad accogliere i casi più severi e quei casi che richiedono altri tipi di presa in carico (consultorio, servizi sociali, etc). Ed è anzi importante che chi svolge attività di counselling sia in grado di individuare questi casi più severi il più precocemente possibile ed abbia ben in mente quella che noi chiamammo “la rosa dei venti”, cioè l’insieme dei possibili servizi di back office”; che nel nostro caso all’inizio erano costituiti dall’insieme dei servizi dell’Ausl di Reggio E. –
Si può dire anzi che uno dei motivi della attuale situazione di impasse in cui ci troviamo sia costituito dal venir meno di una rete di servizi di back office disponibili e velocemente raggiungibili. E, a  proposito di raggiungibilità, si tenga presente che Free è nato proprio per dare una risposta in loco (cioè  a scuola) agli adolescenti, e nello stesso tempo per assicurare una veloce presa in carico dei casi.
 
4. Cosicché quando vide la luce Free Student Box fu da queste esperienze ormai pluridecennali che partimmo, cercando di adattarle alla nuova situazione e di correggerle in itinere come abbiamo detto sopra, grazie anche al continuo lavoro di supervisione alle giovani psicologhe che si sono succedute in questi anni in Free ed in Gancio Originale. Lavoro svolto dal sottoscritto e da Deliana Bertani, cui si aggiungeva un continuo e remunerato (!) lavoro di discussione in equipe. Questo perché nessuna di esse aveva appreso all’interno delle varie facoltà di psicologia come si operasse sul piano del counselling.
Si è trattato di un’opera di formazione sul campo, cui si accompagnava un continuo lavoro di aggiornamento sul piano formativo. Vedi il percorso biennale sull’adolescenza “Nell’isola che non c’è”, da noi offerto gratuitamente – con la collaborazione di Fabio Vanni, Fabrizio Rizzi e Giuliana Moruzzi - a oltre 100 colleghi e colleghe di tutto il centro-nord (percorso poi riassunto nel testo “L’adolescenza nell’epoca della globalizzazione ”); e prima ancora vedi i seminari sul tirocinio in psicologia che si conclusero con la pubblicazione di un testo che avevamo intitolato : “Tirocinanti e tutor - il tirocinio come cerimonia di aggregazione del giovane nell'età adulta, del neo-professionista nella professione”.
 
5. Ed anche in questo caso, a fronte ad un percorso nato sul campo e sicuramente presente in molte altre esperienze territoriali ed istituzionali, nessun interessamento sia da parte dell’Ordine, sia – e ciò mi pare più grave – da parte delle università, che pure c’inviavano ogni anno vari tirocinanti.
Per cui, a parte qualche sparuta esperienza, a tutt’oggi nelle facoltà di psicologia italiane la formazione in counselling non è compresa nel piano di studi. Mentre d’altro canto dappertutto nascono come funghi corsi di counselling non compresi all’interno di un piano di studi di psicologia, e rivolti praticamente a chicchessia. 
Per cui oggi ci troviamo di fronte ad una situazione strana: da quando questo fenomeno è diventato endemico si assiste ad una levata di scudi da parte dell’Ordine e di tutta la comunità degli psicologi, o almeno da parte di molte sue componenti, che non hanno mai fatto nulla perché il training in counselling fosse contemplato nei piani di studio della varie facoltà italiane.
Facoltà che nel frattempo hanno partorito una laurea breve – lo junior- che non serve a nulla, ed hanno accolto circa 100.000 (diconsi ‘centomila’) psicologi che nel frattempo ingrassano senza reali prospettive oltre 300 scuole di specializzazione in psicoterapia, a 16.000  euro al cranio per ogni iscritto.
Con la prospettiva nel frattempo (cioè -se va bene- nei 5 anni di frequenza all’università + 1 di tirocinio non remunerato + 6 mesi per l’esame di stato + 4 anni di scuola si specializzazione = 12 anni!!!) di continuare ad appoggiarsi sulla spalle delle famiglie prima di cominciare a vedere ciò che sta in fondo al tunnel! che per moltissimi è un destino di ‘stabile’ sotto-occupazione che per un più o meno lungo periodo non permetterà loro di sentirsi a pieno titolo professionisti ed adulti.
Tutto ciò era già evidente 10 anni fa. Vedi l’articolo di Michielin: Costruire un futuro per i giovani psicologi
 
6. Ribadisco qui ciò che ho più volte detto all’interno della mailing list orizzonti-psy. A mio avviso perché questa situazione – e tutte le situazioni consimili a quella del counsellor, cioè quelle dei logopedisti, degli educatori della riabilitazione, etc -  siano sanate occorre una rivoluzione copernicana dell’ordinamento accademico e professionale. E cioè:
 
A. Distinguere fra laurea breve (3 anni) e laurea magistrale (5 anni), eliminando lo junior, che non serve a nulla.
 
B. Per le lauree brevi prevedere all’interno di psicologia lauree brevi in: counselling, psicomotricità, logopedia, educazione alla riabilitazione, etc. – Cioè condurre sotto l’egemonia del pensiero psicologico tutti i mestieri limitrofi che dialogano nei fatti con la psicologia.
 
C. Scomporre la laurea magistrale in due tronconi: - con il ripristino dei due anni propedeutici ‘canonici’ uguali per tutti (e mandando a quel paese l’Europa); e con l’istituzione di tre anni di specialistica da istituirsi in base ad una lettura aggiornata degli attuali bisogni di cura. E prevedendo criteri chiari di 'passerella' dalla laurea magistrale a quella breve, e viceversa.
 
D. Prevedere l'istituzione di dipartimenti inter-facoltà ogni volta che ciò sia necessario (ad es. psicologia di comunità e Sociologia; psicologia dei processi migratori ed antropologia; ecc).

E. prevedere in tutti i casi (cioè breve o magistrale che sia il percorso)  un tirocinio in itinere, sgranato negli anni e basato su di un rapporto di massima integrazione con i luoghi di tirocinio. I cui tutor - che vanno remunerati! - vanno pienamente embricati con le facoltà che devono avere,  a fianco a questi tutor di tirocinio, i propri tutor d’aula, in grado di monitorare costantemente il tirocinio. E terminare sempre con una tesi su qualche aspetto del tirocinio.
 
F. Eliminare l'esame di stato.
 
G. Fermo restando il valore dei titoli acquisiti: giungere ad una drastica revisione ad opera di una entità terza dell'offerta formativa universitaria e privata post lauream: da restringersi fortemente in alcuni settori (es. psicoterapia), e da istituirsi in altri (es. lavoro);
 
H. Eliminare l'Ordine. E promuovere un associazionismo che curi la formazione continua dei propri iscritti in modo che per questa strada siano posti nella condizione di non temere la concorrenza degli altri counsellor: cioè quelli che non si formeranno nelle facoltà di psicologia.
 
I. Distinguere fra tutela di coloro che operano nel pubblico (INPS) e coloro che operano nel privato (ENPAP); che dovrebbero assumersi anche la tutela dei nuovi triennalisti che operino nel privato.
 
 
Vaste programme!”. Lo so. Ma qui lo scrivo perché resti traccia di quel che pensa uno psicoterapeuta che ha preso ad operare (anche) nel campo del counselling da oltre quarant’anni.
 
23.3.16

 
 
 

> Lascia un commento



Totale visualizzazioni: 2748