LA VOCE DELL'INDICIBILE
I suggerimenti della rêverie degli Artisti
di Sabino Nanni

Vita interiore, empatia e Psicoanalisi: ciò che ci rende esseri umani

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19 maggio, 2020 - 10:13
di Sabino Nanni
     Quale può essere il contributo più importante che chi conosce la Psicoanalisi può offrire alla gente comune? Parlo di quegli interlocutori che non sentono il bisogno di curarsi, o che praticano un trattamento psichiatrico diverso da quello psicoanalitico, o vi si sottopongono.
        Una premessa: molto di ciò che viene attribuito a Freud e alla Psicoanalisi non è del tutto nuovo. L’essere umano studia la propria vita interiore da millenni tramite le varie forme d’Arte, le dottrine religiose, la filosofia introspettiva. Freud stesso ne era consapevole, dato che attinse a piene mani, nel formulare le sue teorie, dai suggerimenti offerti da Sofocle, da Shakespeare, da Dostoevskij, ecc. Il padre della Psicoanalisi diede un nome all’inconscio, ma gli Artisti lo conoscevano già da tempo immemorabile, dato che l’Arte consiste essenzialmente in una rappresentazione simbolica o metaforica di ciò che non è evidente alla coscienza. Quanto vale per la teoria, vale ancor di più per la pratica psicoanalitica: essa si basa fondamentalmente su di un affinamento della capacità di comprensione introspettivo-empatica che viene trasmesso dall’analista all’analizzando; ma tale facoltà è da sempre (in maggiore o minor misura) patrimonio di tutti gli esseri umani. Siamo tutti, senza rendercene conto, un po’ psicoanalisti o analizzandi. Lo siamo, ad esempio, quando aiutiamo un amico, che si confida, a capire meglio la sua situazione: capiamo questa persona dai gesti, dall’espressione del viso, dal tono della voce, dalle associazioni d’idee o dai sentimenti spontanei che avvertiamo mentre la sentiamo parlare. In questo modo, restituiamo, in risposta a quel che ha detto, qualcosa di cui l’amico era soltanto oscuramente consapevole. L’apporto originale di Freud e della Psicoanalisi consiste nell’aver tradotto in una teoria, fruibile per l’attività clinica, ciò che in gran parte era noto da sempre; inoltre, nell’aver elaborato tecniche (l’associazione libera, l’interpretazione dei sogni) per affinare (non per creare) la capacità di comprensione introspettivo-empatica. Da ciò ne è conseguito un approfondimento delle nostre conoscenze riguardo al mondo interno.
        Vengo al punto: ritengo che sia stato un errore l’auto-isolamento e l’emarginazione della Psicoanalisi. Gli psicoanalisti, ad esempio, tendono ad esprimersi con un linguaggio esoterico, comprensibile solo agli “addetti ai lavori”. La gente, perciò, si è fatta l’idea sbagliata che quanto viene rilevato nel corso del trattamento psicoanalitico valga solo per gli analisti e per i malati in analisi, e non abbia nulla a che vedere con gli altri malati, o gli altri tipi di cura, o con la vita comune. La conseguenza più grave è che tutti coloro che, di solito senza conoscerli, stroncano Freud e la Psicoanalisi, senza rendersene conto cercano di sopprimere il valore della vita interiore e dei mezzi per conoscerla. Stroncano ciò che, molto prima di Freud, ci ha resi esseri umani compiuti, e non individui attenti solo a ciò che è materiale e incapaci di capirsi.
        Traggo una conclusione: chi continua a credere nel valore della vita interiore e dei rapporti umani empatici, chi ha “toccato con mano” tale valore accostandosi alla Psicoanalisi, è bene che esprima ciò che ha capito in termini comprensibili a tutti; è bene  che renda chiaro, applicandoli alla vita di tutti i giorni, che certi concetti sono utili a tutti, e non soltanto a pochi “eletti”, oppure a poche persone “strane” e, agli occhi degli altri, disprezzabili. 
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