LIBRI E LETTINI
La psicoanalisi tra le righe
di Davide D'Alessandro

Rileggendo Freud, avventura umana senza fine

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19 ottobre, 2020 - 09:10
di Davide D'Alessandro
“Rileggendo Freud. 24 lezioni di Psicoanalisi” di Romolo Rossi, edito da Alpes, l’ho …riletto a distanza di due mesi per convincermi che è un’opera di alto significato teorico e clinico, in quanto riassegna il giusto e sacrosanto valore ai termini Genio, Maestro e Allievo. Termini talvolta abusati, talaltra distribuiti a caso come i numeri della tombola. Il Genio è Sigmund Freud, il fondatore della psicoanalisi; il Maestro è Romolo Rossi, neuropsichiatra, già Ordinario di Psichiatria presso l’Università di Genova, psicoanalista di fama internazionale; l’Allievo è chi ha ascoltato le lezioni e chi oggi ha il piacere di leggerle per assimilarle, per ritrovarvi la garanzia di un proficuo e serio percorso di studi. L’Allievo può diventare Maestro; il Maestro, se ha umiltà e intelligenza, comprende l’inarrivabilità, l’inimitabilità del Genio, e lo segue due passi indietro; il Genio resta Genio.
Tutto qui? Be’, non sembri poco, soprattutto in un contesto storico in cui molti allievi giocano a fare i maestri e alcuni maestri si sentono geni, mentre abbondano i professori di filosofia che si fanno chiamare filosofi, mancando di rispetto soprattutto a Schopenhauer e a quanto ha scritto. Romolo Rossi, umile e intelligente, sa perfettamente qual è il suo compito e lo svolge da grande Maestro, illuminando l’opera di Freud, facendo luce là dov’è buio, evidenziando le parti che rappresentano ancora, a più di ottant’anni, la testata d’angolo di un’impresa straordinaria, di un capolavoro immenso, senza trascurare, anzi indicando le parti che soffrono poiché si prestano a più di una interpretazione. Così, dal giovane Freud agli studi sull’isteria, dall’interpretazione dei sogni (che impegnano sette imperdibili lezioni) alla psicopatologia della vita quotidiana, dal caso Dora ai tre saggi della teoria sessuale, dal perturbante a un caso di omosessualità femminile, da al di là del principio di piacere alla psicologia delle masse e analisi dell’io, ritroviamo le basi e le prospettive di una disciplina che si fa amare anche per le sue contraddizioni, che viene ritenuta fuori dal tempo se non defunta un giorno sì e l’altro pure, ma con la forza e la tenacia di essere qui a dirci che guardarsi dentro è guardare il mondo, che inoltrarsi nella propria interiorità è un cammino ambizioso e irrinunciabile, che l’abisso, osservato mentre ci osserva, può non spaventare ed essere oltrepassato per arginare i mostri e scoprire consapevolezza e verità psichica; mi raccomando: verità psichica, non Verità.

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Mario Amore nella prefazione, Maurizio Pompili nella presentazione, Francesco Bollorino nell’introduzione e Sabino Nanni nella postfazione, scrivono eccellenti note, riconoscono la caratura del Maestro ma sanno che tutti sono destinati a restare marginali, sullo sfondo. Al centro c’è Freud, la sua opera, il suo genio. Scrive Rossi: «Chi intende Freud come filosofo sbaglia, perché è uno scienziato, e va alla ricerca dell’origine non solo filogenetica in senso culturale ma anche biologica. Noi siamo organismi multicellulari. Se non avessimo la gregarietà come faremmo a risolvere l’apologo di Menenio Agrippa, che è un apologo essenzialmente biologico? Non possiamo negare la predominanza, il primato del sistema nervoso centrale sul resto del corpo, il primato di alcune cellule su altre. Poiché siamo un organismo multicellulare, funzioniamo tutti assieme; la pulsione gregaria la troviamo dalle origini della struttura fino all’elemento individuale. Ma ciò non vuol dire che dobbiamo pretendere che l’uomo sia sempre così. Che poi noi siamo persone, che non siamo solo cellule ma anche morale, etica, religione, è un altro discorso».
Se Senato e popolo debbono ritrovare l’unità e tenersi in salute, l’uomo non può disconoscere i suoi tanti elementi che lo fanno uomo. Il libro del Maestro aiuta a disvelare nuovamente il Genio. Il primo non può fare a meno di seguirlo e di continuare a interrogarlo per suggere il nettare che lo rende vivo; il secondo non può smettere di insegnarci che la sua scoperta va serbata, rispettata e ri-scoperta poiché rileggendo Freud leggiamo e rileggiamo noi stessi, avventura umana senza fine.

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