CLINICO CONTEMPORANEO
Attualità clinico teoriche, tra psicoanalisi e psichiatria
di Maurizio Montanari

In studio con Kelly

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1 gennaio, 2021 - 15:42
di Maurizio Montanari

Cohle si reca nell'istituto psichiatrico infantile dove è ricoverata Kelly. Kelly fu salvata da lui e dal collega Hart anni addietro, e da allora vive semi catatonica, inchiodata alla sua seggiola.
‘Kelly, tu non ti ricordi di me, ma noi ci conosciamo da molto tempo, voglio farti alcune domande su quegli uomini che tempo fa ti fecero del male
Ricordi se erano piu’ di due? C’era qualcun altro’
Kelly solleva lo sguardo dal passato nel quale è pietrificata, e solo per pochi secondi si riaffaccia a quella realtà alla quale è ormai disabituata.
Con una voce proveniente da un tempo lontano, sussurra: ‘l’uomo dalle cicatrici..era il piu’ cattivo.
Il gigante…mi obbligò ad assistere a ciò che fece a Billy.
La sua faccia. La sua faccia…’
Dopo queste parole Kelly viene di nuovo inghiottita nella realtà terribile e congelata nella quale vive improgionata da anni.
Il colloquio finisce quando la sedano. Kelly torna in quel luogo dal quale , dopo la violenza subita dagli adepti della setta alla quale i due detectives danno la caccia, non se ne è mai andata.
Ragazzi che hanno incontrato inenarrabili violenze, donne vittime della mafia d'importazione che nutre le vie della prostituzione, soldati. Sono questi alcuni degli 'scarti' di lavorazione dell'incedere perverso, in tutto e per tutto simili a Kelly, che ho visto in studio in questi anni.
Quale è la strada che dalla perversione conduce a quei paesaggi lunari, immobili e desolati che il soggetto traumatizzato descrive in seduta? Il mondo perverso è pulsante, gaudente, predace e dispendioso. L’orizzonte del traumatizzato è invece definito da una lunga e piatta radura deserta, ove l’alba e il tramonto sono congelati ai poli imbrigliando la vittima in uno stato di sofferente pietrificazione.
Il nesso esiste ed è sequenziale, obbedisce ad una logica di causa effetto.
Cause ed effetti spesso lontani nel tempo, tanto da apparire slegati tra di loro, basti pensare ai traumi infantili e alle violenze prepuberali che si riverberano in età adulta. O a episodi violenti patititi nel corso di scenari bellici il conto dei quali arriva in alcuni casi anni dopo, per non parlare del tremore esistenziale e agli incubi persistenti che accompagnano la vita di donne che hanno subito violenza in tenera età.
Se da un lato il soggetto perverso sadico gode e si sostiene nell’infliggere pene e dolori alla vittima instaurando la propria volontà di dominio e controllo, dall’altro esiste lo stato cristallizzato della vittima che in molti casi resta ingabbiata nella posizione di oggetto del godimento di chi pratica su di esso il male per un tempo che va ben oltre l’asse temporale dell’azione traumatica, coprendo in alcuni casi tutta la vita , come i racconti dei sopravvissuti ai campi di concentramento testimoniano.
Nello studio di un analista le memorie di donne abusate, di militari torturati, di adepti fuoriusciti o cacciati da sette totalizzanti, di pazienti soggiogati da guru dispotici e nefasti costituiscono la fredda narrazione immobile di un tempo che non passa.
In seduta il traumatizzato descrive un esistenza paradossale e chiusa, un campare che sfugge alle coordinate spazio-tempo. Egli lavora, ha una famiglia, guida un auto e conosce i prezzi del latte e del pane, ma ogni giorno la lancetta del suo orologio indietreggia di mesi, a volte di anni, per fare spazio a quell’episodio, quell’evento, quella battaglia o quella violenza che lo ha sopraffatto.
Il corpo non è immune da queste conseguenze, spesso di rompe, si ammala, si sfascia. Il cuore diventa prigioniero dello tako-tsubo. Chi ricorda il periodo di riabilitazione fisica alla quale si deve sottoporre Virgil Oldman, il ricco e burbero collezionista di quadri, dopo che scopre di essere stato derubato di tutto da Claire e Robert nel celebre film ‘ La migliore offerta?’ Si trascina su una sedia a rotelle intorpidito col viso fissato in una smorfia di dolore, fiacco ed incapace di camminare all’interno di una struttura psichiatrica.
Coloro i quali fanno dell’altro un oggetto da perseguitare, da dominare o da tenere in scacco per sodisfare i propri istinti malvagi, usando il sadismo come forma di espressione elettiva , generano in alcuni casi neo soggetti schiacciati un una dimensioene a-temporale dai quali, come si trattasse di tragici Golem evocati, la vita pare essersene andata, per sempre incollati a quel ruolo di cosa che l’altro ha voluti per loro.
Solitamente sono scarti: una volta che non servono piu’ a sostenere le richieste di godimento del persecutore, o si ammalano, o diventano inservibili, vengono gettati ai lati della strada, condannati ad una perenne ripetizione del momento traumatico che diventa per essi l’alba tragica di una nuova vita opaca e predestinata, ove i momenti della violazione o della sottomissione si ripetono in un automatismo infernale conducendo molti di questi alla disperazione che può culminare con la scelta di togliersi la vita. Si uccide la donna violentata a 13 anni, pur essendo il suo aguzzino morto in carcere, perché non riesce a ‘strapparsi dagli occhi quelle scene’. Si lascia morire il militare abusato in caserma perché non trova la forza di attendere che giustizia venga fatta, assalito da incubi notturni.
Si perde nelle nebbie della vita il seminarista violentato dal sacerdote, dopo che per anni ed anni ha vissuto in casa, teso a proteggersi da violenze indicibili che sfumano nel passato ma che ogni mattina ed , ogni sera sono al suo fianco.

Il primo incontro con T non lascia presagire ciò che il suo passato dischiuderà. Apparentemente la sua questione centrale è un litigio con la memoria che non le da tregua. Non ricorda le cose, perde la strada. Confonde la via del mio studio con quella di una piazza, il numero civico per il giorno dell'appuntamento.
Le lettere si mescolano, non seguono un ordine logico , formano parole senza che lei lo voglia.
Le immagini n prendono forme persecutorie e la minacciano
T. è piena di rabbia. Non ricordo un paziente raggiungere livelli di ira cosi' elevati.
Una rabbia dapprima rivolta verso il fidanzato, che non l'aiuta a rimettere a posto i ricordi. Poi verso la madre, la quale le tacque i primi segreti sulla femminilità.
Mestruazioni, ciclo, e tutto ciò che aveva a che vedere con l'essere donna sono rimasti enigmi muti.
Lo sconpenso avviene alle superiori, è li che paesaggi e parole si fondono in un orizzonte persecutorio. La radice antica della rabbia emerge sempre piu' in modo chiaro.
Quando aveva 9 anni, due parenti, forse zii, la costringevano ad assistere ai loro atti sessuali.
Ad ogni seduta aggiunge un particolare tanto da rendere quel racconto credibile.
Si tratta dunque di quella devastazione alla quale vanno incontro i bambini allorquando sono esposti alla perversione sottoforma di sessualità imposta. Pur non avendo subito atti fisici, l’essere stata costretta ad osservare ha violato quella quiete sessuale infantile generando nel suo essere una faglia che oggi torno in forma di rabbia. Un trauma da esposizione a comportamento perverso che riverbera i suoi effetti sino ad oggi, determinando uno scatenamento psicotico.
Trova in questo conferma ciò che Freud formulava a proposito dell’incontro infantile con la perversione. Quando ancora egli sostenva la teoria della seduzione, attribuiva molti disordini psichici degli adulti ad esperienze ‘sessuali premature’ causate dall’incontro con adulti perversi.

S. Freud. Etiologia dell’isteria. . IN Opere 1892-1899. Progetto di una psicologia e altri scritti. Bollato Boringhier. 1968
 
 

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