Non c’è più l’America di una volta. Solo una splendida illusione o non c’è mai stata?

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10 gennaio, 2022 - 07:26
La vecchia America, non quella “dei tempi di Rodolfo Valentino, quando Al Johnson canticchiava e Frank Sinatra era bambino”, cantata dal “Quartetto Cetra”. Non quella dei migranti americani di ritorno “riconoscibili ai denti d’oro” (1) che avevano fatto in tempo a scappare prima del tragico  Ventinove di Wall Street. Per esempio, “don Biciè” e la moglie “donna Carmè”, i padroni del villino a due piani, fronte mare, di cui quello nobile, col terrazzo, affittato a mio padre, Ispettore delle FS a Sapri, fresco di nomina, con moglie e primogenito, provenienti da Venezia. Coppia cilentana di buona forchetta - i coniugi “Bove” - che “mangiava un volta al giorno, ma un intero montone arrosto”, come mi raccontava mia madre. Neppure la padrona di casa di via Leandro Alberti, a Bologna, dove avevano preso alloggio i miei, eterni girovaghi delle FFSS di una volta. La signora Ida, che teneva la Fiat 518 “Ardita” (una berlina nera modello C, Sedan del 1933) nel garage del villino, perché in America aveva esercitato il mestiere di ostetrica privata. Non quella America tanto reclamizzata che non c’è più (ma in fondo non c’è mai stata), bensì un Impero in fase calante insieme ad un altro in declino, ereditato personalmente da Vladimir Putin. Potenze mondiali e modelli di governo completamente opposti, molto pericolosi per i colpi di coda che possono sferrare, specialmente se se le promettono. E non sono le sole grandi potenze.
 
Il suprematismo nazifascista cresciuto all’ombra della discriminazione razziale nei confronti dei neri fin dal XVII e XVIII in America non se n’è mai andato. La favola bella del “dottor Prentice”, il bellissimo ed elegantissimo Sidney Poitier, scomparso proprio il 6 gennaio di quest’anno, con una luce sfolgorante nello sguardo, che va a cena dai futuri suoceri, semplicemente ammutoliti dalla sorpresa epocale, un film del 1967 (2), non è più  neppure raccontabile, dopo il 6 gennaio 2021. Nessuno di quanti presenziarono a quell’Oscar (1964) avrebbero immaginato che, 54 anni dopo, un presidente USA, avrebbe potuto osare uno scempio del genere. Che le americhe fossero due, perennemente e ferocemente divise, lo si poteva intuire, ma si pensava sotto controllo, almeno fino alla clamorosa condanna  dei due McMichael (padre e figlio) col loro vicino di casa William Bryan, colpevoli di aver rincorso e ucciso a colpi di pistola, Ahmaud Arbery, un giovane afro-americano di 25 anni che faceva jogging a Brunswick in Georgia. Avendolo visto correre, Gregory (65 anni, ex poliziotto) pensando fosse un ladro (la tesi della difesa) chiama il figlio Travis (35 anni), montano sul loro pick up e si lanciano all’inseguimento armati di fucile e pistola. Il vicino di casa Bryan (52 anni) si unisce alla caccia all’uomo con la propria automobile, dopo aver preso anche lui il suo fucile. Esemplare la condanna all’ergastolo per i tre assassini della corte georgiana.
 
Sabato notte, 8 gennaio u.s., nell’ultima edizione del TG3, l’ottima telegiornalista Maria Cuffaro che svolge i compiti di Mannoni, quando il sabato e la domenica si assenta da “Linea notte”, ha intervistato Antonio Di Bella di ritorno dall’America. Il caso volle che fosse proprio lui a mandare in onda parte della diretta degli assalitori trumpiani di Capitol Hill, da Washington, durante la fatidica giornata. Anzi, per evitare guai peggiori, gestendo lucidamente la situazione, perché l’orda si stava avventando ferocemente sulla telecamera e gli operatori Rai, urlando «Tutti odiano le fottu** fake news! Anche voi divulgate fake news, tornatevene a casa» (3), il nostro telegiornalista del TG3, seppe sganciarsi per riapparire in zona più calma per tranquillizzarci. Ad altri suoi colleghi dei media statali e internazionali andò molto peggio e, a parte i danni fisici e lo spavento ebbero la strumentazione distrutta. Ebbene, Antonio Di Bella, ha confermato che si è trattato di un assalto premeditato e che la democrazia americana corre seri rischi. Biden è in calo di consensi e deve passare al contrattacco con priorità urgenti e mirate, interne ed esterne. Pandemia, vaccini, spesa, occupazione, giustizia, assistenza sociale, Russia e Cina sul piano internazionale.
 
Perché non se ne parla abbastanza? Come è potuto succedere che migliaia d’insorti siano potuti giungere fino al Congresso degli Stati Uniti d’America, riunito proprio per proclamare e ratificare la vittoria elettorale di Biden contro Trump. Come è stato permesso che una feccia siffatta, sia potuta giungere fino alla Camera bassa, quella dei deputati presieduta da Nancy Pelosi, speaker democratica con l’ordine di farla fuori? Fino alla Camera alta, il Senato, presieduto da Mike Pence, il vice di Trump, per cercare di ucciderlo? Com’è potuto accadere che un presidente USA in carica, uno fra gli uomini più potenti al mondo, capo supremo delle forze armate fra le tre potenze che vinsero la seconda guerra mondiale, un uomo con tanto di chiavi delle valigette degli ordigni atomici, abbia potuto eclissarsi nel momento dell’insurrezione della marmaglia giunta nel suo monumentale giardino di casa, la spianata del Campidoglio? Se non per impedire artatamente la vittoria del suo avversario e, se del caso, autorizzare la proclamazione della legge marziale in proprio favore per sequestrare tutto il malloppo. Perché nessuno dice “quo usque tandem ... signor Donal Trump?” Chi, cosa lo impedisce? Forse che la metà dell’America sta salla sua parte? L’America, le due Americhe, abbiano il coraggio di rispondere a queste domande. L’onestà democratica di dire se questo è quanto è successo!

 
Note.    
1. Carlo Levi. Cristo si è fèrmato a Eboli. Mondadori, 1985, p. 111.
2. Indovina chi viene a cena? (Guess Who's Coming to Dinner), USA, 1967 regia Stanley Kramer, con Spencer Tracy, Sidney Poitier, Katharine Hepburn, Katharine Houghton, Isabel Sanford.
3. Andrea Conti Il Fatto Quotidiano 7 gennaio 2021. Assalto al Congresso Usa, il giornalista Rai Antonio Di Bella aggredito in diretta.
 
 
 
 

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