PSICHIATRIA E RAZZISMI
Storie e documenti
di Luigi Benevelli

la formazione dei Calderoli- 1

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16 luglio, 2013 - 08:54
di Luigi Benevelli
Il sen. Calderoli (Lega Nord) ha cordialmente paragonato la signora Kyenge, ministra del governo italiano,  a una scimmia. Sulla  strada dell’insulto razzista lo hanno preceduto e lo accompagnano suoi  colleghi in politica che forse non sanno di avere illustri maestri come Cesare Lombroso.
Cesare Lombroso tenne nel 1865, a Pavia,  alcune letture pubbliche  sulle “razze umane”,  letture che  furono rielaborate  e pubblicate nel 1871 col titolo L’uomo bianco e l’uomo di colore. Il volume,  è stato ripubblicato a cura di Lucia Rodler nel  2012 dalla CLUEB di Bologna. Di seguito alcuni passi (op. cit. pag. 15 – 17):

Se noi vogliamo proprio attenerci solo alle grandi differenze anatomiche, dobbiamo almeno distinguere tre grandi gruppi delle razze umane: il bianco, il nero, il boscimano. Del bianco sarà inutile parlare , come che i suoi modelli, più o meno eleganti, abbiano modo  di studiarlo ad ogni passo  nelle nostre città. Il negro deve il tetro colore della sua pelle, che varia da una leggera sfumatura d’acquerello fino al nero dell’ebano, al deposito di una sostanza nericcia fra le cellette di uno degli straterelli  che formano il nostro derma: di questo pigmento noi bianchi  ne abbiamo solo nelle mammelle e in qualche altra parte della persona; ma il povero negro ne va tinto più o meno in tutta la superficie e in certe province, anche interne del corpo, come il cervello e il velo pendulo. Che se la pelle del negro differisce molto dalla nostra, il capello divaria anche più: esso non è più impiantato obliquamente  nella pelle, ma in linea perpendicolare; non è rotondo come il nostro, ma a semiluna e privo del canale aereo; perciò appena spignattato dal cranio , s’aggira sul proprio asse […]; il che lo rende ricciuto e lanoso e trasforma l’ornamento più bello dell’uomo in una vera parrucca di lana sulla calotta del povero africano e della sua poco gentile metà.
Per triste compenso ambedue vanno, sotto quella nera cute, fin troppo ricchi di ghiandole sudorifere, le quali emanano quell’odore particolare che troppo san distinguere i cani negrieri.
Lo sviluppo straordinario della membrana semi-lunare dell’occhio e la struttura della gola lo avvicinano assai alle scimmie, come anche l’assottigliamento dei muscoli del polpaccio; di più la colonna vertebrale (o gli ossicini della spina) nel negro, appunto come in certe scimmie ed a rovescio di quanto accade in noi, appare tutta diritta.
[…]
 
Le considerazioni di Lombroso sono consegnate alla storia, datate all’epoca, il XIX secolo,  della  massima espansione del colonialismo europeo.  Tale precisazione  non vale per i Calderoli  che non si sono accorti di Auschwitz, Gandhi, Mandela.

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