LA VICINANZA DEGLI OPPOSTI
Carl Gustav .Jung e le sfide del mondo contemporaneo
di Valeria Bianchi Mian

CONVERSAZIONI (NON PROPRIO) JUNGHIANE: dialogo con Alessandro Lombardo sui paralipomeni della “guerra” tra psicologi e counsellor

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26 novembre, 2015 - 23:48
di Valeria Bianchi Mian

Ho deciso di inserire la questione counselling in Italia in questa rubrica, nonostante si tratti di un tema borderline rispetto al filo rosso della "vicinanza degli opposti", perché la questione si muove dentro un più ampio calderone nel quale sguazzano tutti i miei dubbi sull’andamento del mondo contemporaneo.

Che cosa sono questi counsellor? Che ruolo professionale hanno, considerando il modus operandi italiano? Abusi abusivi abusanti? Sfruttatori dell’area professionale psicologica, sfruttati a loro volta dal sistema formativo?

Nello scenario del “vale tutto” anche noi psicologi psicoterapeuti fatichiamo a orientarci quando siamo letteralmente bombardati da distopiche rifrazioni, bagliori confusivi, raggi laser annientanti.
Come funghi velenosi spuntano qua e là i famigerati "Life Coach", persone che si offrono come “allenatori di vita”, gente che dice di operare per condurre altri ad un certo qual “benessere”. A sinistra, ecco la trasmutazione di architetti, parrucchieri, ingegneri … Un bel giorno si svegliano, mettono da parte le matite, le forbici, i righelli, e decidono di iscriversi a un corso di tre anni per andare a condurre gruppi di costellazioni familiari, in barba a Carl Gustav Jung, alla psicogenealogia e ad Anne Anceline Schutzenberger. 
A supportare il globale movimento qualunquista del "siamo tutti un po’ psicologi" ecco che per anni (ma che dico? … per decenni!) le scuole di psicoterapia italiane hanno offerto costose pacche sulla spalla a tutti coloro che sceglievano di iscriversi ai sotto-corsi dei corsi formativi professionali.
A destra, ecco risorgere (ma non sono mai tramontati) gli “psicanalisti laici”. Per dirsi tali, non è necessaria una laurea, un pezzo di carta (per carità!). E' sufficiente un’analisi personale e, naturalmente, l'iscrizione ad una delle costosissime scuole di formazione tra le quali, ad esempio la http://www.aepsico.com/, istituto – ah, però, guarda il caso – di psicoanalisi e counselling.

Di psicoterapia, nemmeno l’ombra, apparentemente.

Tranne poi, scava e scava, gratta e vinci, scoprire sotto la crosta leggera dell’offerta smagliante una bella serie di lezioni a tematiche psicologiche e psicoterapeutiche.
Sopra e sotto la faccenda, nuvole nere si addensano. I pazienti sofferenti gridano e scalpitano: ma dite, dove siamo? È forse questa l’anticamera dell’inferno dantesco?

Ironia a parte, devo ammettere la verità: io non capisco. Ho bisogno di capire meglio, ho la necessità di interrogare qualcuno che mi chiarisca le idee. Ho letto molte, troppe parole troppo poco convincenti sul tema “counselling e Tar” nei giorni successivi alla sentenza 13020/2015. Parole di supporto al dialogo, verbosità e delicatezze, insulti. Articoli vari e variegati che mi hanno lasciato, tutti interi e crudi, i miei dubbi.
Psicologi, psicoterapeuti e counsellor (lasciamo da parte per ora gli “psicoanalisti laici”, per carità) sono opposti?
O, forse, è il counselling uno strumento proprio dello psicologo; strumento che ha, per via di un incantesimo operato da non si sa chi, assunto vita propria e indossato un ruolo professionale?
Se le due “professioni sono opposte”, che opposti sono? Opposti contraddittori? Ovvero quelli che non ammettono categorie intermedie (tertium non datur) e stanno in opposizione contraddittoria? Opposti contrapposti? Elementi in cui un termine si riferisce a se stesso sottolineando possesso o mancanza di qualità che l’altro invece possiede. Elementi di una opposizione contrapposta in cui la guerra intestina può diventare così estrema da aprire la via alla naturale enantiodromia? Opposti contrari? Due termini concatenati tra loro rispetto ad un fenomeno ma definibili come i più distanti dal centro, passibili dunque di “crocifissione” e sospensione del giudizio e dell'azione. O magari no. Magari sono opposti correlati che non si escludono tra loro ma si determinano nell’essere, ad esempio, gemellari - l’uno il doppio dell’altro? Di certo non sono congiunti. Forse no, non si tratta di opposti così come non possono essere tali un il Principe Giovanni e Riccardo Cuor di Leone.

Ci vuole Robin Hood adesso.
Lo psicologo psicoterapeuta è l’unico dunque che può (ma come possa non si sa, se alla fine se ne occupano tutti quelli che non sono tali) occuparsi di psiche?
A questo proposito lascio la parola ad Alessandro Lombardo, il nostro Presidente OPP.

Alessandro Lombardo: Lo psicologo psicoterapeuta è l’unico dunque che può occuparsi di psiche? Messa in questi termini la risposta non può che essere No. No, lo psicologo non è l’unica figura che può occuparsi di psiche. Ma è proprio in questo senso di eccessiva generalizzazione, in questo non specificare esattamente cosa dovrebbe essere il counselling, e di conseguenza il counsellor, che il TAR ha preso una posizione precisa.
La sentenza del TAR dice in fondo che il cosiddetto counselling, cosi come lo descrivono le varie associazioni che portano avanti i propri interessi, è generalista e, in ogni caso, così descritto, assomiglia molto, diciamo così, alle attività riservate per legge allo psicologo.
E’ questa, una posizione che personalmente condivido, ma basterebbe poi addentrarsi meglio nei luoghi dove si parla o dove si insegna il counselling per arrivare alla stessa conclusione.
Sentir parlare di mercato, di ordini che bloccano un mercato potenziale, di corporativismi è davvero stucchevole. Circa 90.000 psicologi in Italia, con un trend positivo annuale in entrata di circa l'8%. Un livellamento verso il basso dei redditi medi. Di questi 90.000 solo la metà è iscritta all’Enpap, il che significa che solo la metà lavora come psicologo, con i redditi di cui sopra. Ora, a fronte di questi numeri, il silenzio è assordante. Non una parola, non una. Non un commento, non una riflessione sui numeri attuali della nostra professione. Non una parola sul fatto che tutti questi psicologi italiani, in continua crescita, vivono come comunità professionale una situazione a dir poco complessa, fatta di disoccupazione, o di (se va bene) sottoccupazione, nella quale la categoria più segnata è senza ombra di dubbio quella dei più giovani, ma non solo.
E la soluzione sarebbe aprire al counsellor?
La verità è che la professione è nata attorno al peccato originale della formazione reciproca.
E siamo ancora qui.
Con la crisi delle scuole di psicoterapia, dovuto anche al fatto che all’interno della categoria ci sono meno soldi, e forse maggior consapevolezza, il ragionamento sul counsellor, sulla formazione indiscriminata, in barba alla legge istitutiva, è un regionamento di puro marketing: allargare la base dei possibili formandi, con criteri al ribasso. Basta il diploma. Giusto tre annetti.
Siamo tutti un po' psicologi no?
Figurati counsellor
 

Valeria Bianchi Mian: E adesso? Naturalmente,mentre ti ponevo la domanda, sorridevo. Sorridevo col sorriso camaleontico e paradossale che sta lì ad indicare quanto poco ci sia da ridere. Che cosa accadrà adesso, dopo la sentenza del Tar? Che cosa possiamo aspettarci noi psicologi e psicoterapeuti?

Alessandro Lombardo: Il CNOP ha da tempo organizzato un incontro con una gran parte dei portatori di interesse sul counselling; in sostanza, chi si occupa e chi si è occupato di formarli in questi anni, insieme anche ad altre associaizoni di categoria, come AltraPsicologia, di cui faccio parte.

Valeria Bianchi Mian: Quindi si dialoga?

Alessandro Lombardo: Staremo a vedere. A rendere complesso il panorama è il fatto che alcuni ordini professionali, come quello della Lombardia, hanno una maggioranza che è stata eletta anche, e sopratutto, con i voti di chi ha interessi nel mondo del counselling, ed è quindi chiaro che questi ordini si trovino nella posizione di dover render conto a chi li ha votati, come tutti.

Valeria Bianchi Mian: Ai nuovi psicologi che cosa diciamo?

Alessandro Lombardo: Nulla di diverso da quel che ho detto fin qui. E’ importante che tutti siano informati.

Valeria Bianchi Mian: Due parole su di te?

Alessandro Lombardo: Di mestiere faccio lo psicologo del lavoro e lo psicoterapeuta. Mi occupo di psicologia clinica e lavoro come consulente per aziende multinazionali e italiane. Gestisco un centro clinico a Torino. Sono sposato con Claudia e padre di due bimbe, Maya e Sole. Faccio parte dell'associazione AltraPsicologia. Dal 2013 sono Consigliere di indirizzo Generale dell'Enpap, eletto insieme ai colleghi e alle colleghe di AltraPsicologia. Da febbraio 2014 sono Presidente dell'Ordine Psicologi Piemonte.

Buon proseguimento, dunque.

 

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