Riflessioni (in)attuali
Uno sguardo psicoanalitico sulla vita comune
di Sarantis Thanopulos

GPA (Gestazione Per Altri): il prestito dell’utero e la prostituzione

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14 marzo, 2016 - 12:52
di Sarantis Thanopulos

L’equiparazione del prestito dell’utero con la prostituzione rischia di dare una lettura semplificata a una questione complessa.
La prostituzione ha due risvolti diversi, per quanto interconnessi. Il suo sfruttamento (che crea un plusvalore per lo sfruttatore) la pone sul piano dello sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo. Quest’ultimo è espressione di uno spostamento delle relazioni di scambio dalla parità dei soggetti sul piano del desiderio alla loro ineguaglianza sul piano del bisogno materiale, che le costituisce come rapporti di potere. Più le relazioni di scambio diventano relazioni di potere, quindi di sfruttamento, più l’appagamento del desiderio diventa un miraggio e il piacere tende a essere scarica pura dell’eccitazione, sollievo più che esperienza di trasformazione sensuale, emotiva e mentale.
Lo sfruttamento dell’operaio esclude l’impiego diretto del corpo sessuale che è, invece, l’oggetto da sfruttare nel campo della prostituzione. Tuttavia, in entrambi i casi l’uso del corpo, della donna come dell’uomo, è centrato sulla sua componente maschile. La componente femminile diventa periferica fino ad essere inibita, silenziata nella prostituzione. Più la componente femminile del corpo - sciogliersi, coinvolgersi, lasciarsi andare, aprirsi- si marginalizza, più la componente maschile- concentrarsi, disciplinarsi, coordinarsi, dirigersi- si irrigidisce, perdendo la sua creatività e la sua forza espressiva. Diventa lo strumento di un agire meccanico, esecutivo. Lo sfruttamento della  prostituzione illumina la natura profonda dello sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo: esso trae il massimo vantaggio dal totale eclissarsi del corpo femminile.  
L’altro risvolto della prostituzione, la sua realizzazione come lavoro autonomo, senza padroni, mostra la velleità della pretesa di usare liberamente il proprio corpo in dissociazione dallo scambio di doni nella relazione amorosa: la donazione reciproca del proprio coinvolgimento e della propria vulnerabilità da parte degli amanti. Il sesso a pagamento fa del denaro la protesi inerte con cui si ripara la mutilazione del tessuto vivo della femminilità, che consente lo scambio di doni. Se lo sfruttamento della prostituzione spiega il meccanismo dello sfruttamento del corpo del lavoratore, la prostituzione senza sfruttatori fa capire che la mercificazione delle relazioni umane trae il suo consenso da una riparazione disumanizzante, ma percepita come salda, compatta. Questa riparazione è mediata inconsciamente dal fantasma della “madre virginale”: il permanere del corpo femminile nel commercio erotico in superficie, che  garantisce la sua inaccessibilità al piacere profondo.
Nella gravidanza surrogata il fantasma del concepimento verginale è ovviamente attivo, ma nelle donne surroganti manca, di regola, la serialità dell’offerta che confermerebbe il potere condizionante del fantasma. Le motivazioni inconsce soggiacenti al prestito dell’utero vanno cercate altrove. Nella delegittimazione del desiderio di disporre pienamente della propria creatività. Nel desiderio di donare ai propri genitori la genitorialità: offrire loro un altro figlio come riparazione per il fatto di averli delusi o, nella direzione opposta, dare loro una seconda opportunità, visto che sono stati deludenti. Il compenso finanziario, che è anche una forma surrettizia di legittimazione,  non sarebbe sufficiente da sé, in assenza di questo tipo di motivazioni.
Il prestito dell’utero non è prostituzione, non è vendita di eccitazione: si trova in bilico tra il mercato dei corpi, che cerca di appropriarsene, e la donazione.

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Commenti

Nel merito, parliamo anche dell'ipocrisia del maschio eterosessuale.
La verità è che prova gelosia profonda all'idea che il possesso esclusivo del corpo femminile sia estorto perfino da un frocio.
Questa forma di gelosia è la stessa che produsse la legge 40 e il referendum reazionario a sua difesa.
Parliamo anche della gelosia altrettanto profonda che la prole della donna, di proprietà esclusiva del maschio eterosessuale fino alla GPA e all'eterologa, sia figliata e di un frocio.
Parliamo infine della concorrenza di padri potenziali omosessuali, sensibili e più spesso geniali rispetto agli eterosessuali, mai violenti e spesso più colti e attenti degli eterosessuali...
Da chi vorreste un figlio, signore donne, indipendentemente dal fatto di avere rapporti sessuali consenzienti con maschi non violenti?

Viva la prostituzione senza padroni!
Alcune volte si chiama matrimonio...
Parliamo anche di GPAA
Gravidanza Per Altri Artigianale :
Costo 20 euro.
Il kit consiste in un contenitore sterile, tipo per le urine, e in una siringa senza ago delle dimensioni richieste dalla donna.
In questo caso ovulo e utero sono della donatrice, e lo sperma del donatore.
Costa poco perché manca la privacy.
C'è solo il dono.
Possono accedere tutte le donne fertili, anche lesbiche e transgender, e tutti i maschi fertili, anche effeminati.
Se dopo un mese torna la mestruazione, si dovrà ripetere il gesto. Donazione sperma nel contenitore sterile e introduzione in fondo alla vagina con siringa senza ago.
Il bambino o bambina può essere riconosciuta dal solo donatore di sperma, dalla sola donatrice di utero e ovulo o da entrambi.
Evidentemente ci dovrà essere un buon rapporto amicale più che un contratto che sarebbe inutile essendo la metodica artigianale.

Il tema è complesso e Sarantis ne affronta una parte.
Per me è molto importante il tema del desiderio di essere genitori e questo è un desiderio che va al di là delle scelte di genere.
Per realizzare tale desiderio non serve a GPA su cui continuo a nutrire legittimi dubbi come molti serve una maggiore liberalizzazione dell'istituto delle adozioni aperto anche alle coppie di fatto e alle coppie omosessuali.
Continuo a non capire perchè non ci si concentri su questa civile battaglia che metterebbe credo d'accordo molti se non tutti

Buongiorno Sarantis,
con Simonetta Putti e Silvana Ceresa stiamo trattando da tempo la questione. Se non hai visto i miei articoli qui, ti metto il link del secondo - ne trovi diversi, e tra oggi e domani metterò anche la conversazione-intervista con Simonetta. http://www.psychiatryonline.it/node/5905 qui c'è solo un accenno alla seduzione del mercato verso il corpo materno surrogato.
Spero vivamente che si apra alle adozioni. Per molti motivi. E che la Gpa sia presa con pinze molto lunghe da parte di tutti. Tra l'altro oggi in EU si decide, con la parola data alla de Sutter, una che di mani in pasta ne ha più di due.

Cara Valeria
Grazie mille. Leggerò con piacere l'intervista. Il rischio che della GPA si faccia un uso commerciale, che venga assorbita dal mercato dei corpi, è elevato e, in parte, è un fatto sta già accadendo.
Personalmente faccio uno sforzo a non avere uno sguardo pregiudiziale. Non escludo affatto che la GPA possa avere in parte o totalmente un carattere di donazione. Che una donna possa decidere di fare un figlio con un amico omosessuale (una donazione reciproca), o donare il suo utero a una coppia di amici omosessuali o eterosessuali, non lo vedo come cosa in partenza negativa, cioè a prescindere dai desideri e i sentimenti in gioco. Neppure mi sembra apriori biasimevole che una donna possa fare questo gesto per compenso: il compenso non esclude il dono.
La cosa importante per i bambini che nascono in questo modo, è che chi si fa carico della loro cura sia una persona:
a) viva sul piano del desiderio; b) capace di relazionarsi all'interno della differenza dei sessi (garante di ogni differenza), eterosessuale o omosessuale che sia la sua declinazione; c) aperta alla corrente femminile e maschile del desiderio.
Diversa è la questione della difesa della donna dal mercato dei corpi. Proibire tout court ogni forma di prestito dell'utero è ingiusto e controproducente: un proibizionismo che favorirebbe solo la clandestinità di un traffico incontrollabile. Molto meglio regolamentare il prestito alla luce del sole colpendo soprattutto la possibilità di uno sfruttamento delle donne da parte di "mediatori". Tenendo soprattutto presente che la legge nulla potrebbe fare contro una cultura di "mercato", se l'uso impersonale del corpo della donna continuasse a fiorire e espandersi, in modo invisibile, nelle coppie eterosessuali. Sarebbero molto più utili leggi che difendano la parità dei soggetti desideranti in ogni relazione di scambio.
La questione che pone Francesco è importante. Mi sentirei di ripetete, tuttavia, che bisogna distinguere tra il desiderio di essere genitori nel mondo più libero da ipoteche pregresse, per l'indisponibilità (legittima) a farsi carico di "un più" di lavoro e di fatica (spesso molto frustrante) che richiede l'adozione tradizionale, e la libera scelta di unire al piacere di essere genitori il desiderio, di prendere cura del desiderio sepolto nel dolore dei bambini orfani. Questa distinzione fa dell'adozione tradizionale una libera scelta, un desiderio (ciò di cui hanno bisogno i bambini adottati) non una cosa imposta dalle circostanze.
Scegliere di non ricorrere a un utero in prestito o alla fecondazione eterologa, per adottare un bambino, può essere una cosa molto bella. Come pure di adottare dei bambini, al posto di farli, o avendoli anche fatti. Ma deve essere una scelta, non una imposizione, una necessità riservata alle persone sterili.

Sarantis Thanopulos

Alla prossima, e buon lavoro.
Da sapere, quando si parla della "regolamentazione" che adesso coloro che vogliono regolamentare sono appunto questi personaggi stile De Sutter - transessuale a capo di cliniche della fertilità, che sfrutta le donne indiane. Magari un No serve per frenare, per dare tempo e vedere se è possibile davvero lasciare lo spazio alle faccende affettive.. ma sul serio... ben vengano i metodi domestici di cui sopra.
http://www.cheliberta.it/2016/03/15/mobilitazione-davanti-al-consiglio-d...

Perdonami ma leggo in ciò che scrivi un aspetto leggermente idealizzato.
Per quel che riguarda la - più che donazione direi - COLLABORAZIONE tra amiche dei gay e uomini gay mi trovi più che d'accordo. A patto che non venga negata la figura materna, anche se magari il bambino cresce con il o i papà Ma non è Gpa. E' accordo. E' co-parentela. E' fecondazione assistita o fatta in casa con il kit, non utero in affitto.

La Gpa affettiva è molto limitata nel mondo. Credo dovremmo stare attenti a non entrare in una visione idealizzata della faccenda. Le donne che fanno la Gpa commerciale, che vengono pagate, sono per la maggior parte donne bisognose che vendono ciò che hanno: la maternità. Il parallelo con la prostituzione non è così assurdo a questi livelli. Somiglia molto moltissimo alla prostituzione. Inoltre non scordiamo un semplice dettaglio: le donne firmano per eventuale aborto e per la RINUNCIA totale. Moltissimi bambini non sapranno mai da QUALE OVULO e da QUALE UTERO vengono. Nella confusione della contemporaneità, la frammentazione delle madre in due - come minimo - non è uguale ad un abbandono, a un lutto. Non mi stancherò di ripetere che stiamo letteralizzando e radicalizzando un fatto Il fatto è: i bambini si adattano senza madre o padre e crescono lo stesso in mille condizioni e contesti. Letteralizzato è: vale tutto, compresa la scissione del materno. Una similitudine è col nucleare, l'equivalente della bomba atomica, in un certo senso. Simbolicamente parlando. :)

La GPA ha una tradizione millenaria: una donna si faceva fecondare dal marito di una coppia sterile. Altre volte il bambino di una coppia appena nato si dava a un'altra coppia. Oggi con la fecondazione artificiale (omologa e eterologa) le possibilità di prestito dell'utero aumentano molto.
Non bisogna idealizzare la GPA, non avrebbe senso, ma neppure esorcizzarla. Non è prostituzione. Questa equiparazione, che annulla le differenze, diminuisce le nostre possibilità di comprensione.

Sarantis Thanopulos

C'è una differenza sottile. Quella della frammentazione in ovulo e utero che nel "passare" un bambino di famiglia in famiglia (i casi del Sud sono noti, e non solo quelli) con, diciamolo, tutti i traumi del caso, e le domande "Perché io??" non c'è. Nei casi da te citati la madre abbandonica resta tale. Ne abbiamo parlato - proprio di questo - a Ordine dei Medici. La domanda "Perché io?" certamente se la fanno anche i figli surrogati. Ma la scelta tra madre-ovulo e madre-utero è poi da considerare. Chi cercano i figli surrogati? La prima o la seconda? Le interviste e il materiale visionato ci offrono entrambe le visuali.
Quando l'ovulo è della madre che poi fornirà le cure e quando invece la madre viene negata: sono casi diversi.
Sui quali occorre fare ricerca, rilettere. Come minimo.
Aggiungo che ieri l'Europa ha bocciato la faccenda. La Svezia - che è uno dei paesi più "moderni", dopo attenta valutazione ha detto No. Ci sono molti motivi per non accogliere la Gpa a cuor leggero. Buon lavoro...

La GPA ha una tradizione millenaria: una donna si faceva fecondare dal marito di una coppia sterile. Altre volte il bambino di una coppia appena nato si dava a un'altra coppia. Oggi con la fecondazione artificiale (omologa e eterologa) le possibilità di prestito dell'utero aumentano molto.
Non bisogna idealizzare la GPA, non avrebbe senso, ma neppure esorcizzarla. Non è prostituzione. Questa equiparazione, che annulla le differenze, diminuisce le nostre possibilità di comprensione.

Sarantis Thanopulos


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