Il Falsario ovvero: dell’autenticità dal film di Stefan Ruzowitzky — 2007

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2 ottobre, 2012 - 18:22

Il film

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Berlino 1936. Salomon Sorowitsch, ebreo, detto Sally, è un grande falsario, cinico e molto temuto nel suo contesto. La sua vita cambia quando viene deportato a Mauthausen e da lì trasferito a Berlino in un campo privilegiato insieme ad altri tecnici della falsificazione. Dovranno produrre valuta pregiata falsa per sostenere le casse ormai vuote del Reich. Sorowitsch inizialmente non si pone problemi: ha trovato il modo di sopravvivere e di esercitare la propria 'arte'. Ad un certo punto Burger, uno dei suoi compagni di prigionia, lo pone dinanzi al dilemma: continuare a falsificare denaro favorendo il nazismo o boicottare l'operazione mettendo a repentaglio le proprie vite? Burger rimarrà isolato nel gruppo di prigionieri falsari i quali, guidati da Salomon, riusciranno a stampare banconote perfettamente false e a salvare la propria vita. Salomon tornerà ai casinò, ma non sembra essere più quello di prima.

dal film….

Il film mi ha aiutato ad avere pensieri su qualcosa che chiamerei autenticità. Ho pensato che, in quel contesto folle del nazismo e del campo di concentramento, Sally è la persona più autentica proprio perché è profondamente falsario. E’ autentico perché la sua figura tocca ed emoziona. Mi spiego. Una cosa è essere autentico, altra cosa è essere falsario e gli analisti sanno che un falsario può anche essere autentico perché l’autenticità è un processo, mentre essere falsario è una dimensione. Sally potrebbe dipingere quadri e ci sarebbe l’arte a cui appassionarsi e di cui occuparsi. Il film ci dice che lui è bravo, ma l’arte è una linea della sua vita sospesa perché ad un certo punto deve essere stata sentita come un percorso che non gli apparteneva… non sappiamo….possiamo immaginare che l’arte poteva essere diventata per lui motivo di estraneità… qualcosa in cui difficile riconoscersi e sentirsi vivi e, quindi: "piuttosto che fare i soldi facendo arte, è meglio fare i soldi facendo i soldi!".

Il vagone che porta un gruppo di prigionieri, tutti esperti di grafica, è il primo momento in cui Sally comincia a sentire che ci sono altre persone con cui ha in comune un contesto terribile e concreto e quel contesto impone un campo di relazioni inevitabili e un destino comune. Prima del vagone, ovvero, prima del "Progetto Bernhard" Sally è solo e cerca di sopravvivere in modo concreto e misero alla follia dei nazisti: sopravvive falsificando banconote e, dopo essere stato arrestato, i suoi quadri sono piatti e brutti, ritratti di gerarchi nazisti desiderosi di esibirsi nel loro insano e inautentico progetto di grandiosità: inautentico perché quel progetto non corrisponde con nessun altro; inautentico perché è semplicemente il bisogno miope di un soggetto solo che non emoziona e può solo spaventare l’altro (paralizzare il campo). E’ inautentica la posizione di Sally che dipinge i gerarchi, perché anche lui è solo e difende la propria posizione perché teme che perdere la condizione privilegiata di quella solitudine possa portarlo nel terribile percorso dove tutti vanno a morire: "ma non posso partire… il quadro non è ancora finito!". Il passaggio decisivo è questo. Lasciare un contesto rassicurante dove puoi sopravvivere colludendo e aderendo ai bisogni del contesto rinunciando a sentirti vivo, oppure essere spinto — non per tua scelta, ma dalla forza degli eventi — verso un processo che non conosci e temi, dove perderai certezze e dovrai verificare con tutta la tua persona che sei vivo proprio perché puoi fallire. Sally, ad un certo punto, si affida a un processo autentico perché il suo progetto di sopravvivere comprende e coinvolge tutti gli altri che con lui si muovono in quel microcosmo; perché lui è la risonanza dei progetti vitali di tutti gli altri. Non si tratta di prostrarsi, piuttosto di mantenere il contatto con elementi vivi di te che ti permettono di farti sapere che, nelle situazioni peggiori, tu sei abitato da elementi vivi. Può ribellarsi, quindi, al kapot perché, nonostante i nazisti "non bisogna perdere la faccia!".
copyrights 2008 POLitAllora: quali sono gli elementi vivi del falsario e cinico Sally? Penso siano la sua capacità di essere in un luogo in cui l’altro ha violentemente bisogno di te e di quello che tu hai per lui, mentre l’altro possiede, totalmente o in parte, la tua vita. Gli analisti da sempre sospettano questo livello dove accadono le trasformazioni, ovvero il livello dei processi autentici e di fertile reciprocità asimmetrica. E’ lo spazio fondamentale in cui i soggetti vivono attraverso il loro bisogno dell’altro, in una delicata reciprocità asimmetrica. Sally nel campo di concentramento riesce sempre a cogliere il livello in cui l’altro non può farlo morire e, per questo, lui rimarrà vivo, perché se sei vivo è perché un altro, sempre, in qualche modo ti permette di esserlo.

Sally passa da contesti che sa governare e tenere nella loro asfittica staticità, a contesti che non può e non sa governare e se vorrà sopravvivere dovrà sintonizzarsi con la vita che quei contesti — nonostante tutto — custodiscono. Sally a questo punto ha a disposizione due oggetti. Il nazismo e le persone. Il primo è terribile e inavvicinabile, inaccessibile ad un piccolo uomo. Il suo compagno Burger — il linotipista — ci dice che il nazismo può essere solo toccato attraverso un oggetto di simmetrica potenza, ovvero dall’ideale eroico di netta antitesi. Sally sceglierà le persone, non tutte le persone, ma solo quelle con cui può entrare in risonanza, quelle che gli sono intorno sin dal vagone che li porta a Berlino insieme a quei nazisti che si occupano di loro. Il film fa solo ascoltare gli echi della guerra che è facile intuire sullo sfondo. Sally sceglie di occuparsi di ciò che gli analisti chiamano il campo, mentre Burger si isolerà mettendosi fuori da quel campoperché deciderà sin dall’inizio che quel campo non gli appartiene: "Io sono stato arrestato perché stampavo volantini contro i nazisti ed ora dovrei stampare i soldi per i nazisti?". Burger rischia di morire perché confonde le categorie ideali con le categorie contingenti, quelle definite dal contesto in cui ti muovi: mangiare senza posate è necessario se sei in un deserto, mentre non lo è se sei stato invitato ad una importante cena! Le ragioni di Burger non sono, però, così banali: "i tedeschi sono al fallimento! Senza valuta, niente benzina, niente materie prime…se fabbrichiamo il dollaro per i tedeschi faremo morire migliaia di persone! Io non ci sto!". 
copyrights 2008 POLitBurger non ha risonanze nel gruppo, per questo gli esiti della sua posizione eroica sono di tipo persecutorio, semplicemente perché è effettivo che quella posizione — relativamente a quel contesto - non sia autentica, ma violenta verso gli altri impedendo loro possibili risonanze solo perché Burger è fuori, in contatto con il suo ideale che non coinvolge nessuno e che può solo farli morire. Non è utile confondere il contesto etico con il contesto dinamico. Anche Burger, però, ha un campo di riferimento, ma non è quello contingente che lo vede interagire con i compagni costretti nella tipografia dei nazisti, mentre è quello della guerra più in generale. Se il campo di riferimento che assumiamo è la guerra e le atrocità del nazismo, il progetto di sabotaggio proposto da Burger ha risonanze autentiche, mentre Sally si muove come un opportunista. Se, invece, il campo di riferimento è il microcontesto della tipografia e dei nazisti che vi girano dentro, Sally ha risonanze autentiche, mentre Burger è semplicemente un eroe isolato dal resto del gruppo: "ipotizzare l’esistenza di una ‘autenticità assoluta’… implica il rischio di creare uno sfondo rispetto al quale ogni tentativo di ‘autenticità umana’ e quindi parziale ed incompleta, può risultare come ‘non autenticità’" (Neri, 2007, 1). In fondo c’è sempre da capire e da decidere se siamo nel deserto o se siamo gli invitati di una cena! Per fortuna gli analisti non devono affrontare tutti questi dubbi; Gli analisti sanno che il loro campo esclusivo è la situazione analitica e che possono occuparsi solo di quanto succede nel campo, e sin dalle origini della psicoanalisi, sanno che non ci sarà elemento del campo che non avrà un suo significato ed una sua funzione: "… durante un analisi del genere non compare una sola reminiscenza che non abbia il suo significato. Un inserirsi di immagini mestiche irrilevanti, che siano in qualche modo associate a quelle valide, a rigore non si verifica mai" (Freud,1892-95,431).

Burger aggredisce Salomon, perché dal suo vertice Salomon è vigliacco. Indica nel proprio petto la passione che Salomon avrebbe tradita: "se non sopravvivi qui dentro, per cosa dovresti sopravvivere?". Ci si potrebbe chiedere: tradire può essere autentico in situazioni estreme? No! per il semplice fatto che il tradimento, sul piano dinamico, all’interno del gruppo sarebbe un comportamento messo in atto proprio evitando ogni risonanza, un comportamento realizzato in isolamento. Non si tratta di essere eroi o meno, si tratta solo di avere dei comportamenti che trovino riscontro e risonanza positiva solo nel gruppo che viene toccato direttamente dai personaggi in gioco. Un traditore tipico potrebbe essere il comandante Herzog che è stato comunista a suo tempo, poi nazista, tracotante e poi vile e ladro. Herzog sopravvive da solo, escluso persino dalla sua famiglia, imponendo o subendo il potere, senza mai scambiare con nessun altro alcuna risonanza: "Herzog: ti sei pisciato sotto!". Autenticità è il processo che evolve verso una continua complessificazione del campo.

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A questo punto il film ha due zone, entrambe percorse da Salomon il falsario. Nella prima Sally è solo e potente e può controllare la condizione dell’altro in modo violento: "io capisco la tua posizione, ma non posso farti uno sconto perché se lo faccio a te poi dovrei farlo ad un altro e poi ad un altro!…". La seconda zona comincia dal vagone che impedisce ogni fuga e ti costringe ad una profonda partecipazione alle vicende dell’altro perché ora, l’altro è custode di aspetti di tè mortificati e spaventati che ti ritornano per essere salvati e non più evitati. Per questo cercherai il ricordo del tuo professore dell’accademia che hai condiviso con il compagno di viaggio che è con te in quel vagone che ti sta portando a morire in un campo di concentramento. Per questo avvicinerai al tuo orecchio un sottile pezzo di carta e ne cercherai il suono preciso della sterlina e quel pezzo di carta, letto dalla sensibilità delle tue dita, confesserà finalmente gli stracci di lino che gli inglesi usano per le loro banconote consegnandoti finalmente il segreto per una perfetta falsificazione. Tutto questo è necessario non perché i tedeschi chiedono le sterline o i dollari, ma perché tutti i tuoi compagni sentono che tu possiedi quelle capacità e tu troverai la soluzione perché non sei solo, ma sei sostenuto dalla loro fede (Neri, 2006). Forse per questo ora il dollaro si potrà fare, mentre quando eri solo non era ancora possibile. Sally il falsario è sempre lo stesso. Il campo lo cambia in modo irreversibile.

Gli analisti conoscono bene la preoccupazione di Salomon il falsario. Quando parlano ai loro pazienti devono sentire che quelle parole "toccano" (D. Quinodoz, 2004). Può accadere che le loro interpretazioni siano esatte verso la teoria psicoanalitica, ma se non costruite nel campo, possono risultare sterili, persino violente: "un’interpretazione non può essere considerata soddisfacente se non illumina un oggetto psicoanalitico, e quell’oggetto deve, al momento dell’interpretazione possedere le dimensioni del senso, del mito e della passione" (Bion, 1963, 19). Un analista col suo paziente è chiamato ad essere Sally, preoccupato di quello che succede nella situazione analitica contingente, momento per momento. Burger è l’idealizzazione dell’analisi, che spesso tiene fuori dal processo analitico i pazienti e alcune volte anche gli stessi analisti.

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Una volta libero dai tedeschi, il falsario continua ad essere autentico forse perché l’esperienza intensa e vitale del campo di concentramento gli impedisce, ora, di ritornare ad una posizione antica in cui governava e paralizzava a proprio uso l’evoluzione del campo attraverso il proprio potere violento e non attraverso la propria capacità di essere e di mettersi in gioco: i suoi soldi falsi ora, per lui, sono falsi davvero nonostante nessuno, e persino la banca di Inghilterra, se ne accorga. Ora quei soldi falsi incontrano soggetti ignari che non condividono la profonda natura di quell’oggetto e ne sono violentemente invasi. E’ cambiato il campo, ma Sally è il falsario di sempre che però ha conosciuto l’emozione della relazione autentica, ovvero quel processo che ti fa sentire vivo. Questa volta non ci rinuncia e l’essere falsario lo pone fuori dal campo, mentre il contesto del casinò chiede collusione violenta. Ora per Salomon il falsario questo non è più possibile e, dopo un iniziale seduzione a ritornare quello di una volta, perderà, anzi, cercherà e riuscirà a perdere tutti i soldi: "Tutti quei soldi persi!"; "Non preoccuparti, ne faremo altri!". Il falsario Salomon è tornato a strumentalizzare i suoi contesti dove "i soldi si fanno facendo i soldi" e non più per sentirsi vivi.

"essere autentici è frutto di un’integrazione del Sé" (Neri, 2007, 16)

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