UNA LEZIONE DAL COVID-19

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20 aprile, 2020 - 07:44
Abstract:
 
The NIH calls the CoVID-19 coronavirus epidemic "an emerging, rapidly evolving situation."
So quick that it seems necessary to retrace briefly what has happened and what has been written in these few months of 2020 and then answer 3 questions:
1- What did we really know about coronavirus?
2- What do we know now?
3- What is reasonable to think will happen in the future?
The article examines the scientific literature of the past 2 months, epidemiological data, organizational and governance choices.
The concluding observations concern the need for greater circularity and transparency of scientific information; mechanisms for preventing the spread and transmission of the virus; maintenance of individual preventive measures by the whole population; the stressors that will contribute to the widespread emotional distress and perhaps to the increase in psychiatric diseases associated with CoVID-19.
 
Il NIH definisce l'epidemia da coronavirus CoVID-19 "una situazione emergente, in rapida evoluzione".
Così rapida che sembra necessario ripercorrere brevemente cosa è successo e quanto è stato scritto in questi pochi mesi del 2020 e quindi rispondere a 3 domande:
1- Cosa sapevamo veramente sul coronavirus?
2- Cosa sappiamo ora?
3- Cosa è ragionevole pensare possa succedere in futuro?
L'articolo prende in esame la letteratura scientifica degli ultimi 2 mesi, i dati epidemiologici, le scelte orgnizzative e di governance.
Le osservazioni conclusive  riguardano il bisogno della maggiore circolarità e trasparenza della informazione scientifica; i meccanismi di prevenzione della  diffusione e trasmissione del virus; il mantenimento delle misure preventive individuali da parte di tutta la popolazione;  i fattori di stress che contribuiranno al diffuso disagio emotivo e forse all’aumento di malattie psichiatriche associate a CoVID-19.

 

Il NIH definisce l’epidemia da coronavirus CoVID-19 “an emerging, rapidly evolving situation”.
Così rapida che sembra necessario ripercorrere brevemente cosa è successo e quanto è stato scritto in questi pochi mesi del 2020 e quindi rispondere a 3 domande:

  1. Cosa sapevamo veramente sul coronavirus?
  2. Cosa sappiamo ora?
  3. Cosa è ragionevole pensare possa succedere in futuro?
 
Il 31 dicembre 2019, l'OMS China Country Office è stato informato dei casi di polmonite di eziologia sconosciuta (causa sconosciuta) rilevata nella città di Wuhan, nella provincia cinese di Hubei. Al 3 gennaio 2020, le autorità nazionali cinesi hanno segnalato all'OMS un totale di 44 pazienti con polmonite con eziologia sconosciuta (2).
In realtà pare che le prime segnalazioni di “polmonite da eziologia sconosciuta” risalgano al mese d’ottobre 2019, ma solo dopo il 31 dicembre iniziano le operazioni di contenzione della virosi: viene chiuso il mercato della carne, consultati epidemiologi e virologi, messa in quarantena la città di Whuan. Al termine della prima fase dell’epidemia il numero ufficiale dei morti in Cina è di 2.579.
Il 15 febbraio il Corriere della Sera titola: “Coronavirus: un morto in Francia, è il primo in Europa”. Parigi: «Dobbiamo prepararci a una pandemia»” (3).
Arrivano le prime notizie di ammalati in Italia.
Il 24 febbraio  sul JAMA il Centro Cinese per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie pubblica “Characteristics of and Important Lessons From the Coronavirus Disease 2019 (CoVID-19) Outbreak in China. Summary of a Report of 72 314 Cases From the Chinese Center for Disease Control and Prevention” (4).
Sintetizzo i dati: dei 72.314 casi con sindrome respiratoria in esame, 44.672 erano positivi al coronavirus: 3% ultraottantenni, 87% tra i 30 e 79 anni, 8% al di sotto tra i 20 e 29 anni, 2% sotto i 19 anni. La malattia era severa nel 14% dei casi e mortale nel 2.3% dei casi, 1023 decessi in totale su 44672 casi CoVID-19 confermati; il personale medico infermieristico contagiato era di 1716 addetti, di cui 5 morti. Gran parte dei dati provenivano dalla città di Whuan che conta oltre 11 milioni d'abitanti (1 milione in più della Lombardia).
Informazioni, quelle riportate sul JAMA, che appaiono tutto sommato confortanti.
Si percepisce che il virus è aggressivo, ma con un numero di positivi e di decessi di poco superiore alla influenza stagionale, rispetto al numero di abitanti. E' vero che a Whuan non si esce di casa da oltre 1 mese, ma è anche vero che l'epidemia lì era già presente a ottobre 2019.
Peraltro appare difficile come, dato un miliardo e 400 milioni di abitanti della Cina, i continui spostamenti e viaggi della popolazione e la trasmissibilità del coronavirus, siano stati colpite così poche persone.
Due giorni prima, il 22/02/2020, The Lancet aveva pubblicato “CoVID-19: what is next for public health” (5), con una serie di raccomandazioni riguardanti:
  •  l’attento monitoraggio dei cambiamenti nell'epidemiologia e dell'efficacia delle                 strategie di sanita’ pubblica e della loro accettazione sociale;
  •  la necessaria di strategie di comunicazione e informazionii per l'autoprotezione;
  •  l’isolamento di pazienti e persone che risultano positivi al test per COVID-19;
  •  la tracciabilità dei contatti e monitoraggio della salute,
  •  la prevenzione e controllo rigorosi delle infezioni delle strutture sanitarie e uso di altri controlli attivi della salute pubblica e in tutti gli altri siti in cui si stanno verificando focolai in Cina;
  • l’attività di contenimento nei siti al di fuori della Cina, con rapporti regolari all'OMS e condivisione dei dati;
  • la sorveglianza attiva intensificata per possibili infezioni in tutti i paesi utilizzando, come raccomandato dall'OMS;
  • la preparazione per la resilienza dei sistemi sanitari in tutti i paesi;
  • la promozione di attività  di mitigazione: impedimento di riunioni pubbliche, la chiusura della scuola, il lavoro a distanza, l'isolamento domiciliare, l'osservazione della salute delle persone sintomatiche supportate da consulenza sanitaria telefonica o online e la fornitura di supporto sanitario;
  • lo sviluppo un test sierologico in grado di stimare le infezioni attuali e precedenti nelle popolazioni generali;
  • l'origine dell'epidemia studiando animali e gestori di animali nei mercati per fornire prove necessarie per prevenire futuri focolai di coronavirus.
 
In Italia, in gran parte d’Europa e negli USA, alcune di queste misure preventive e di goverance vengono prese, altre no, oltretutto appaiono carenti i meccanismi di protezione individuale (DPI) necessari per la tutela di operatori e pazienti e l’epidemia procede velocemente.
Il 1 marzo, in Italia, i contagi sono 1694 e i morti 41.
Il 10 marzo i casi sono 10649 e 641 i morti.
Il 20 marzo a fronte di 40.021 malati i decessi sono arrivati a 4032.
Il 1 aprile i malati sono diventati 110.574 e i morti 13.155.
Il 15 aprile si giunge a 165.155 casi e 21.645 decessi (in Lombardia i morti ufficiali sono 11.377).
In realtà Italia dai primi di marzo a oggi la mortalità in Italia, ed in particolare in Lombardia, è aumentata enormemente e solo i dati ISTAT e gli studi che sono in corso ci diranno, di mese in mese, quanto questa sia aumentata rispetto alla media degli ultimi anni, e in che misura questo aumento sia dovuto al COVID-19.
 
Le pubblicazioni scientifiche si moltiplicano e riguardano i più diversi argomenti, dalla temperatura in cui il virus è più resistente (massima persistenza a 5 -11 °C) (6), alle superfici cui si attacca (sino a 8 giorni su plastica) (7) , ai metri di distanza che può raggiungere dopo un colpo di tosse (circa 7/8 metri) (8) e così via.
Considerati i numeri italiani e internazionali (al 15/4 più di 2 milioni di casi e oltre 137.00 vittime nel mondo, secondo la Johns Hopkins University) (9), c'è da pensare che i dati forniti nelle prime ricerche non raccontino fedelmente ciò che è successo in Cina. Sospetti che diventano quasi certezze quando, sempre sul JAMA, il 13 aprile viene pubblicata una revisione completa dei trattamenti farmacologici usati, in tutto il mondo, per il coronavirus: antiinfiammatori, antimalarici, antivirali, Immunoglobuline, ecc. Molti protocolli, ma poche vere terapie efficaci: tra queste, oltre gli antimalarici e alcuni antibiotici, va affermandosi il Remdesivir, un antivirale (10).
Viene dunque da chiedersi: come sono possibili risultati tanto dissimili date le stesse cure europee, americane e cinesi?
Certamente i meccanismi di prevenzione hanno sortito un loro utile, ma, anche nei paesi dove l’allerta è stata massima, si contano decine di migliaia di decessi.
La Cina, il 17 aprile, ratifica il numero ufficiale dei decessi, che passano da 2.579  a  4632 (11).
Peraltro una nuova ed efficace terapia, non compresa nell’articolo del JAMA, basata su osservazioni anatomopatologiche e cliniche, sembra essere quella con eparina, che riducendo la reazione trombotica della patologia, permette un netto miglioramento della capacità respiratoria (12).
 
Contemporaneamente ai su menzionati articoli, come noto, sono state proposte una serie di Linee guida dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (13) e da altri organismi internazionali (14) e nazionali (15), riguardanti l’igiene personale, il lavaggio delle mani, il non sfregarsi gli occhi, il mantenimento delle distanze ecc.; nonché sulla modalità di trasmissione del virus, sul concetto di soggetto positivo ma asintomatico, o la definizione di paziente sospetto o affetto da CoVID-19.
Linee guida da applicare con diverse misure in diversi ambienti: per strada, nei negozi, a lavoro.
Negli ospedali l’applicazione delle Linee Guida è diventa oggetto di grandi discussioni (e grandi timori). Esse prevedono l’adozione di DPI, i Dispositivi di Protezione Individuale, differenti a seconda dei reparti di degenza. I DPI utilizzati vanno dalle semplici mascherine chirurgiche e guanti, a mascherine a protezione crescente, occhiali a tenuta stagna, visiere, tute e camici monouso ecc.
Nelle strutture sanitarie la carenza o addirittura assenza di DPI, ha determinato la propagazione virale ed una mortalità elevatissima tra pazienti, medici e infermieri.
 
Cosa è ragionevole pensare possa succedere in futuro?
La prima considerazione riguarda il bisogno della maggiore circolarità e trasparenza della informazione scientifica, utile per la gestione dell’epidemie, le cure idonee, l’organizzazione sanitaria, le scelte di governance e politiche.
Certamente la seconda osservazione concerne la diffusione e trasmissione del virus: chi trasmette il virus è solo il malato? O anche il soggetto che ha contratto il virus ma è asintomatico?
Siamo sicuri di conoscere dove si trovano esattamente le coorti di popolazioni contagiate malate? Gli studi epidemiologi sull’aumento dei decessi nei diversi centri abitati ci daranno probabilmente molte più informazioni.
Individuare con la massima precisione possibile quali soggetti all’interno di una popolazione abbiano diffuso la malattia e in quali circostanze è fondamentale per controllarne l’espansione. In tale senso l’ampliamento delle conoscenze sui soggetti infetti ma asintomantici o paucisintomatici (16) e il controllo dei loro movimenti con applicazione sul cellulare, appaiono al momento le più corrette.
Terzo punto è il mantenimento delle misure preventive individuali da parte di tutta la popolazione: distanze, igiene, mascherine, guanti. Questo perché bisogna partire dall’assunto che non si riuscirà con sufficiente precisione ad individuare tutti i soggetti contagiati e potenzialmente diffusori del virus.
Infine una osservazione di psicologia sociale.
Le criticità osservate nella individuazione di individui con diagnosi e prognosi certa, l’assenza di dispositivi di protezione per gli operatori sanitari e la popolazione, le possibili difficoltà per l’accesso completo alle cure, la carenza di test diagnostici, ma anche l’attuazione di misure di sanità pubblica che violano le libertà personali, le perdite finanziarie e i messaggi contrastanti dalle autorità, rappresentano rilevanti fattori di stress che indubbiamente contribuiranno al diffuso disagio emotivo e forse all’aumento di malattie psichiatriche associate a CoVID-19.
Una emergenza come quelle attuale non può non influenzare la salute, la sicurezza, il benessere dei singoli individui, causando incertezza, isolamento, confusione, e produrre disservizi quali la chiusura di scuole, o gravi danni economici correlati al blocco delle attività lavorative. E’ possibile che una risposta inadeguata alle esigenze sia individuali e che comunitarie, possa concludersi con lo sviluppo di alti livelli di tensione emotiva.
Gli operatori della salute mentale rivestiranno un ruolo importante nell’affrontare tali risposte emotive.
Le ricerche approfondite sulla salute mentale in caso di catastrofe, hanno stabilito che l’angoscia emotiva è onnipresente nelle popolazioni colpite. Dopo i disastri la maggior parte delle persone comunque resiste e non soccombe alla psicopatologia. In effetti alcune persone trovano nuovi punti di forza (17).
Tuttavia nelle catastrofi naturali “convenzionali”, negli incidenti tecnologici e negli atti di distruzione di massa, una preoccupazione è il disturbo post-traumatico da stress (PTSD) derivante dall’esposizione al trauma.
Condizioni mediche da cause naturali, potenzialmente letali come l’epidemia da coronavirus, non soddisfano gli attuali criteri per la diagnosi di PTSD, ma possono indurre altre patologie quali disturbi depressivi e d’ansia (17).
Come raccomandato da The Lancet (5), l’attento monitoraggio dei cambiamenti nell'epidemiologia e dell'efficacia delle strategie di sanita’ pubblica, comprese quelle della salute mentale, potrà determinare la migliore risposta nell’affrontare questa emergenza. 
 
 
Bibliografia:
 
     1 - https://www.nih.gov/health-information/coronavirus
     2 - https://www.who.int/csr/don/05-january-2020-pneumonia-of-unkown-cause-china/en/
     3 - https://www.corriere.it/esteri/20_febbraio_15/coronavirus-morto-francia-primo-europa-90cde7f2-4fdb-11ea-a036-d715f3c65007.shtml
  1. https://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/2762130
  2. https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(20)30374-3/fulltext
  3. è9hhttps://duux.com/en/the-effects-of-temperature-and-humidity-on-covid-19-corona-virus/
  4. https://www.livescience.com/how-long-coronavirus-last-surfaces.html
  5. https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&url=https://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/2763852&ved=2ahUKEwjttLilgvToAhWny6YKHU_tDrQQFjABegQIBBAB&usg=AOvVaw2zPCp6zJgfJRag5vqrdXbe
  6. https://coronavirus.jhu.edu/data/mortality
  7. https://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/2764727
  8. https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2020/04/17/coronavirus-wuhan-altri-1.290-morti_44727499-1996-4e65-9212-093005fcf9f6.html
  9. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/32220112
  10. https://www.who.int/emergencies/diseases/novel-coronavirus-2019/technical-guidance
  11. https://ec.europa.eu/growth/sectors/mechanical-engineering/personal-protective-equipment_en
  12. http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=4358
  13. https://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/2762028
  14. https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMp2008017?query=featured_coronavirus

 

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